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ROMA. Apollo ritrova Eracle.

Il tempio rinvenuto in località Portonaccio a Veio era decorato da statue in terracotta di grande finezza. Tra esse spiccava una di Apollo, di cui, al momento della scoperta nel 1916, s’intuí immediatamente il valore. Tale comprensione portò a un restauro immediato e alla successiva musealizzazione negli spazi di Villa Giulia a Roma.
Una vicenda meno fortunata ebbe un’altra delle statue, da identificare con Eracle, rinvenuta in momenti diversi: nel 1916 fu scoperta la parte inferiore, nel 1944 venne  trovato il torso, e, cinque anni dopo, fu la volta di un frammento della testa. Lo stesso intervento di restauro, eseguito negli anni Cinquanta, fu meno brillante. Ora, dopo una nuova e profonda operazione, le due statue sono state poste una di fronte all’altra, come dovevano essere in origine, nella Sala delle Arti e delle Scienze del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.
L’anonimo artista che le realizzò aveva inteso raffigurare una delle fatiche di Eracle, vale a dire la cattura della cerva di Cerinea dalle corna d’oro, contesa proprio ad Apollo. Le due statue, affiancate da un’altra di Hermes, erano inserite in un ciclo probabilmente di dodici, che ornavano la trave di colmo del tempio di Portonaccio, avendo il cielo come sfondo.
Eracle è proteso in avanti, nell’atto di brandire la clava, in un atteggiamento minaccioso, con la cerva catturata tenuta rovesciata e legata tra le gambe. Colpisce il torso dal modellato vigoroso con un incarnato rosso violaceo e lo slancio della figura. Ci si muove – sotto il profilo stilistico – nell’ambito del gusto ionico «internazionale», ma si coglie l’aggiornamento in senso già atticizzante, che ne suggerisce una datazione alla fine del VI secolo a.C.

Autore: Giuseppe M. Della Fina

Fonte: http://www.archeo.it, settembre 2007

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