Archivi

POMPEI (Na): Il tesoro di Moregine racconterà Pompei.

A cinque anni dal suo ritrovamento è stato presentato a Roma.

Lusso da tavola. Raffinato anche se non ricchissimo, come forse poteva permettersi un cittadino benestante nella Pompei alle , soglie;della eruzione. A cinque anni dal suo fortunoso ritrovamento, eccolo il piccolo tesoro di Moregine: un bellissimo e soprattutto completo servizio da pranzo in argento, presentato in anteprima a Roma. E che offrirà agli storici qualche tasello in più sulla vita della cittadina partenopèa, sepolta dalla cenere nel 79 d.C. Piatti, coppe; alzatine o ‘mensulae”, come le chiamavano in realtà i romani, e anche un cucchiaino dal lungo manico. In tutto venti pezzi, il necessario per la tavola delle feste di un piccolo gruppo familiare. A presentarli insieme con il ministro dei Beni Culturali Buttiglione, il soprintendente archeologico di Pompei Pietro Giovanni Guzzo e il direttore generale per i beni archeologici Anna Maria Reggiani. Il ritrovamento, commentano unanimi, è “eccezionale”.

Perché si tratta di oggetti di ottima fattura, decorati con incisioni e fregi, e anche di una certa consistenza economica, visto che il loro peso totale raggiunge i quattro chili. Ma non solo per questo: al di là del valore intrinseco, sottolineano gli studiosi, la particolarità di questo tesoro è soprattutto nel fatto che si tratta di un “contesto chiuso”, di un servizio cioè corredato di tutti i suoi pezzi originari. Una vera rarità, se si pensa che a Pompei, in tutta la storia degli scavi, sono stati trovati solo quattro corredi completi. Mentre proprio i ‘gioielli di famiglia’ come questi, fanno notare gli esperti, sono importanti per quello che possono raccontare riguardo all’arte, l’artigianato, l’economia, la vita quotidiana, gli scambi, la formazione e l’accumulazione della ricchezza.

Rispetto poi agli altri corredi da tavola restituiti dagli scavi, come il ‘tesoro di Boscoreale’ e il tesoro del Monandro entrambi più grandi e più ricchi di questo, c’è anche un’ulteriore particolarità data dal luogo del ritrovamento. L’ipotesi è che il servizio, custodito come si usava in una ‘arca’ (una sorta di cassapanca chiusa che faceva da cassaforte nelle case romane) sia stato trasferito di fretta nella gerla, probabilmente proprio dal capofamiglia che sperava di fuggire portandolo con sé. Ma che alla fine deve essere stato vinto dal precipitare della situazione. Per cui la cesta, con tutto il suo prezioso carico, venne abbandonate in un angolo di un edificio ancora in costruzione non lontano dal porto. Quando è stato trovato, dagli operai della società Autostrade impegnati nel tratto tra Castellammare di Stabia e Scafati negli scavi per i lavori della Salerno-Reggio Calabria, il tesoro era in una gerla di vimini, nascosto da uno spesso strato di cenere lavica e da un pane di tèrra che nel tempo lo aveva come inscatolato. Tanto che per capire cos’era c’è voluta una radiografia. Alla quale è seguito il delicato lavoro di recupero, quello che i tecnici definiscono “un microscavo”, portato a termine in laboratorio e documentato per Rai Educational da Explora, che né trarrà un documentario esclusivo.

Fonte: L’Avanti 25/07/05
Cronologia: Arch. Romana

Segnala la tua notizia