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POMPEI (Na). Ancora un crollo nella Casa della Venere in conchiglia.

Questa volta è colpa del vento, dicono, ma le polemiche infuriano lo stesso. La tramontana che a Napoli ha fatto volare anche un tabellone pubblicitario in una via del centro, ferendo una ragazza, nell´area archeologica invece ha provocato il distacco di un pezzo di intonaco rosso pompeiano, anche se sbiadito dalle intemperie, nella Casa di Venere in Conchiglia su via dell´Abbondanza, a trenta metri dalla Schola armaturarum, il primo dei crolli “eccellenti” di Pompei. È andato in pezzi l´ennesimo brandello di un´archeologia preda del degrado. Una delle case più belle per le pitture naturalistiche di scene di giardini, fauna e mitologia, finisce nell´ormai interminabile elenco dei danni.
A cinque giorni da un altro episodio: la caduta di parte dell´intonaco del tempio di Giove. Anche questo, per fortuna, non affrescato. La domus resterà aperta. «Circoscritti distacchi – sottolinea in una nota la Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli e Pompei – hanno riguardato 70 centimetri per un metro e mezzo di rivestimento in cocciopesto grezzo di una delle pareti della fullonica della Regio VI, insula 14, 22, e venti centrimetri quadrati di uno stipite lungo vicolo delle Terme».
Piccoli terremoti ovunque. La prima a dare la notizia, annunciando una interrogazione al Senato, è stata Diana De Feo (Pdl): «Manca una vera squadra di manutenzione: sono in 4 tra Pompei e i Campi Flegrei». Ma il danno è ridotto e basterà la squadra di restauratori. Incalza l´Osservatorio patrimonio culturale di Antonio Irlando: «La situazione è drammatica, per un crollo reso noto ce ne sono altri nove di cui non si viene a sapere», aveva detto lanciando l´allarme nei giorni scorsi. Oltre venti i cedimenti notevoli, negli ultimi anni. Ma per il segretario generale del Mibac, Antonia Pasqua Recchia, «è rispettato il cronoprogramma Ue». «Le risorse – informa la soprintendente Teresa Elena Cinquantaquattro – 105 milioni, sono già disponibili al ministero dell´Economia, entro fine marzo saranno pronti i primi bandi di gara per il restauro di cinque domus, entro metà aprile sarà bandita la gara per la mitigazione del rischio idrogeologico dei terrapieni a nord di via dell´Abbondanza; entro luglio i bandi per la messa in sicurezza delle prime tre regiones e entro dicembre parte il bando per le altre. Un progetto che si sviluppa fino al 2015».
Cinque le domus della prima short list delle urgenze. Le stanno individuando in base ai progetti più avanzati. I tecnici mandati dal ministero, 23, sono stati divisi in squadre e messi a lavorare sui diversi progetti. Quattro erano i siti a rischio individuati dopo la prima ispezione del Mibac dopo il crollo della Schola: Trebio Valente, Moralista, Fontana Piccola e la via Stabiana. In una rivista specializzata (“Ananke”), l´ex segretario generale del ministero, Roberto Cecchi, ora sottosegretario, firmando un dossier su “L´altra Pompei”, parla di interventi di restauro che si sono succeduti dal 1946 al primo decennio degli anni 2000 definendoli «un accrocco che poco ha a che vedere con le buone regole dell´arte». Un giudizio pesantissimo uscito, riferisce una nota, dalle verifiche effettuate da Stefano Podestà (Università di Genova) nel novembre 2010 dopo il crollo della Schola, su incarico del ministero. E anche un giudizio che attribuisce la responsabilità dei crolli non solo alla cattiva manutenzione, ma anche a restauri precedenti fatti male.
Pompei in sicurezza entro il 2015.
«Entro fine marzo infatti – informa la segretaria generale del Mibac, Antonia Pasqua Recchia – la soprintendenza farà i primi bandi di gara per il restauro di 5 domus, scelte tra quelle con i progetti più avanzati».
Diciannove crolli maggiori negli ultimi otto anni, l´ultimo scoperto ieri nella Casa della Venere in conchiglia: la parte alta dell´intonaco di preparazione dell´atrio scoperto, ma la domus non è stata chiusa ai visitatori. Ogni caduta di muratura sembra una novità, in realtà è dal 2003 che Pompei perde pezzi. Quella fu un´annata disastrosa per gli Scavi, con cinque cedimenti: mura, solai, infiltrazioni anche nella domus della Regina Margherita. Nei due anni seguenti caddero pezzi consistenti di coperture: al Menandro, al Labirinto. Poi è stata la volta dei muri: nelle Insule quinta, settima e seconda, cedimenti che proseguono nel 2010 nella domus degli Augustali fino al mese di novembre, quando c´è il crollo più grave, quello della Schola Armaturarum, di un bel tratto del muro di cinta della Casa del Moralista. Ha fatto molto scalpore, per via dell´anniversario, la caduta a ottobre 2011 di un pezzo di un muro di Porta di Nola.

Fonte: La Repubblica, 28/02/2012

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