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POLONIA. Svelato il mistero dell’ex laghetto dei fuochi fatui. Ecco cosa hanno trovato gli archeologi.

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Nel passato, la gente del luogo aveva paura di transitare nei pressi della valletta dei fuochi fatui. L’ex lago prosciugato, nelle ore notturne d’estate, lasciava correre, nell’oscurità inquiete fiammelle che inseguivano i viandanti. Vecchie leggende, con un fondo di verità, come sempre accade.
La località Papowo Biskupie, situata in un lago prosciugato nel nord della Polonia, ha recentemente rivelato segreti intriganti sulla connessione tra i rituali di sepoltura e le deposizioni di metalli. Gli archeologi impegnati negli scavi hanno portato alla luce una serie di sepolture risalenti all’età del bronzo, contenenti oltre 550 manufatti in bronzo.
Queste sepolture sono attribuite al gruppo Chełmno, una delle comunità più settentrionali della cultura lusaziana, vissuta nell’Europa centrale tra il 1200 e il 450 a.C. Contrariamente ad altri gruppi lusaziani, il gruppo Chełmno era precedentemente ritenuto poco interessato ai metalli in termini rituali.
Gli archeologi, tuttavia, sono stati sorpresi quando gli scavi hanno rivelato i resti scheletrici di almeno 33 individui sul fondale del lago Papowo Biskupie. Ciò ha sollevato domande sulla narrativa tradizionale che vedeva il gruppo Chełmno immune dalle influenze sociali ed economiche dei periodi precedenti.
Secondo gli studiosi, la comunità di Chełmno sembrava inizialmente seppellire i propri morti nei laghi, un rituale che precedeva le deposizioni votive in metallo. Le datazioni al radiocarbonio suggeriscono che il posizionamento dei resti umani nei laghi precedeva la deposizione del metallo, indicando una possibile evoluzione nelle pratiche rituali della comunità.
Contrariamente alla convinzione che il metallo non avesse un ruolo rilevante nelle attività sociali e rituali del gruppo Chełmno, gli scavi hanno recuperato oltre 550 manufatti in bronzo, principalmente gioielli indossati intorno al collo o alle braccia. Questo implica un cambio significativo nelle credenze e nelle pratiche rituali del gruppo nel corso del tempo.
Gli archeologi, nel pubblicare i risultati degli scavi sulla rivista Antiquity, mettono in discussione la precedente narrazione che dipingeva il gruppo Chełmno come isolato dalle influenze culturali circostanti. La correlazione tra i resti umani e i depositi di metalli suggerisce, al contrario, una progressiva adesione alle pratiche rituali prevalenti nella regione.
I fuochi fatui sono piccole fiammelle solitamente di colore blu o celeste che si manifestano a livello del suolo in specifici luoghi come cimiteri, paludi e stagni nelle brughiere. Il periodo più propizio per osservarli sembra essere durante le calde serate di agosto.
A volte sono denominati corpi santi in riferimento a quelli di sant’Elmo, ma, a differenza di questi, potrebbero derivare dalla combustione del metano e del fosfano generata dalla decomposizione di resti organici. Le leggende sui fuochi fatui sono numerose, con credenze antiche che li associavano all’esistenza dell’anima. Alcune popolazioni nordiche pensavano che seguirli avrebbe condotto al proprio destino.
Gli antichi egizi potrebbero aver ritenuto che l’illuminazione del proprio Akh, ossia la partecipazione dell’anima alla Luce divina secondo la loro religione, fosse proporzionale alla virtuosità nella vita terrena, generando così i fuochi fatui.
Nelle credenze popolari occidentali, i fuochi fatui potevano essere interpretati come manifestazioni degli spiriti dei defunti, specialmente di anime dannate o del Purgatorio, o anche di bambini non battezzati.
L’origine di questo fenomeno è ancora poco chiara, ma una delle ipotesi più evidenti riguarda l’ossidazione del fosfano e del metano, prodotti dalla decomposizione anaerobica del carbonio organico, che potrebbe generare una luce brillante attraverso la chemiluminescenza.

Fonte: www.stilearte.it 24 gen 2024

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