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PIAZZA ARMERINA (En). I mosaici sbarrati dal restauro infinito.

All’arrivo dovrebbero darti un premio. Vada per i chilometri macinati tra statali, svincoli, strade gruviera. Ma quando approdi a Piazza Armerina e pensi che ce l’hai fatta, ecco che ti imbatti in cartelli gialli che indicano direzioni opposte per la stessa meta: «Villa romana del Casale».
Una caccia al tesoro. E il tesoro e’ qui. La dimora di un nababbo del III o del IV secolo avanti Cristo, lo sfolgorio di 3.600 metri quadrati di mosaici, 120 milioni di tessere. Da febbraio del 2007 invasi, oltre che da turisti, da transenne, scavi, gru, calcinacci. Un cantiere di restauro che anziche’ concludersi due anni fa, come previsto originariamente, lunedi’ 15 determinera’ la chiusura dei cancelli fino a data da destinarsi.
«Entro la primavera del 2011 contiamo di riaprirne almeno una parte», dice il direttore dei lavori Guido Meli, che esita a sbilanciarsi perche’ di date in questi anni ne sono state tirate fuori piu’ che i numeri del lotto. La certezza invece e’ che si chiude, perche’ i lavori di rimozione delle vecchie tettoie e la collocazione delle nuove coperture «non sono compatibili con la fruizione», taglia corto.
Con buona pace dell’alto commissario Vittorio Sgarbi che di stop alle visite non voleva sentir parlare.
«Non succedera’ mai», aveva detto. E invece, da lunedi’, cancelli serrati, e Piazza Armerina cancellata dagli itinerari dei tour operator di tutto il mondo. Cosi’, dopo che e’ venuto giu’ a marzo scorso un pezzo della volta della Domus aurea, dopo che e’ crollata la Casa dei gladiatori a Pompei, i riflettori si riaccendono qui, sulla dimora romana dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’Umanita’. Costo del restauro? Diciotto milioni di euro, fondi europei. Che hanno rischiato di essere restituiti a Strasburgo proprio per i lavori-lumaca, prima che finissero nelle cosiddette «somme liberate>>, senza piu’ una scadenza perentoria. Questo ha consentito la redazione della perizia di variante: un milione e mezzo in piu’ e un’ennesima proroga. Fino a maggio 2011.
Passeggiando fra i triclini e le terme del vecchio anonimo riccone – cinquanta stanze raggruppate in quattro complessi – pensi che in questi anni e’ successo di tutto: prima le polemiche sul progetto, poi la rivolta dei venditori di souvenir, quindi i dubbi sul tipo di malta da usare per colmare le lacune. Un labirinto che ha costretto il direttore tecnico del cantiere, Roberta Bianchini, dipendente del consorzio fiorentino che si e’ aggiudicato la gara del restauro, a prendere casa a Piazza Armerina, con mamma ottantenne al seguito.
Pochi mesi fa, il consigliere provinciale Sergio Malfitano ha inviato all’Unesco una richiesta di azione ispettiva. A ruota il consigliere comunale Riccardo Calamaio ha puntato alle tasche di Sgarbi, chiedendo alla Regione siciliana di tagliargli i compensi, «visto che non ha saputo tenere fede agli impegni».
Il direttore dei lavori mostra la prima copertura, appena completata, quella della basilica.
«Ma vi ricordate com’era la Villa prima dell’avvio dei restauri? In agonia». Adesso, ammette, «l’intervento e’ di straordinaria complessita’. Pensate che cosa significa realizzare coperture di legno e di rame precise al decimo di millimetro, che devono combaciare perfettamente con le rovine».
E farlo, con l’officina a Favara, in provincia di Agrigento, e i materiali che fanno duecento chilometri di strada, su e giu’. Anche perche’, sussurrano in cantiere, «i rilievi erano imprecisi, si sono dovuti rifare con il laser, di sana pianta». Insomma, ce n’e’ abbastanza per dubitare che anche la scadenza della prossima primavera possa essere rispettata.  

Autore: Laura Anello

Fonte: La Stampa, 09/11/2010

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