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PESARO. L Atleta di Lisippo: ordine di confisca al Getty Museum.

Storica decisione presa ieri dal gip del Tribunale di Pesaro, Lorena Mussoni, che ha disposto la confisca dell’Atleta vittorioso, statua bronzea attribuita allo scultore greco Lisippo, attualmente esposta nella Getty Villa di Pacific Palisades, a Los Angeles.
Ma sarà ancora battaglia, perché la Fondazione Getty ha annunciato immediatamente ricorso in Cassazione contro il provvedimento.
La decisione del gip, comunque, «apre una nuova stagione». Lo dice l’avvocato dello Stato, Maurizio Fiorilli, che sottolinea come nel processo si sia dimostrato che l’acquisto del Lisippo «non è stato fatto in buona fede» e ci sia stato anzi «occultamento delle prove». Ora «il governo italiano riprenderà la trattativa – annuncia Fiorilli –: se non ci sarà un esito positivo, faremo causa in America».
Nel corso del dibattimento, spiega l’avvocato che ha sempre seguito per lo Stato italiano la trattativa con il museo di Los Angeles, si è potuto finalmente prendere visione di tutta la documentazione relativa all’acquisto del bronzo attribuito a Lisippo.
Il Getty Museum, fa notare Fiorilli, «ha avuto tutta la documentazione dal venditore» e quindi ci sono, dice l’avvocato, «almeno due cose inspiegabili». Secondo il legale non si spiega in particolare come mai il museo, che aveva la documentazione, non avesse il contratto di acquisto stipulato in Brasile da Artemis – la società che lo ha poi rivenduto al museo – con i cittadini italiani assolti nel processo che si era fatto in Italia.
Non si spiega poi, prosegue l’avvocato, perché il Getty , che al momento dell’acquisto ha chiesto ai venditori 42 mesi di garanzia, non abbia ritenuto di interessare in questo periodo lo Stato italiano.
«Evidentemente – commenta – avevano paura di perdere il pezzo». Insomma, conclude, «tutti questi elementi servono a dimostrare che erano in mala fede: i documenti che hanno scandito l’acquisto provano, secondo me, la malafede del Getty in modo completo. Certo – conclude – io faccio l’avvocato e difendo lo Stato italiano: il giudice italiano ha deciso, se necessario vedremo cosa decideranno i giudici americani».

Autore: Silvia Lambertucci

Quasi 50 anni di misteri e battaglie.
Il Getty Bronze, la statua dell’ Atleta di Fano attribuita allo scultore greco Lisippo, è da 46 anni al centro di un giallo di archeologia subacquea, ed è anche il più importante bene archeologico conteso fra Italia e Stati Uniti. Queste le principali tappe della vicenda.
La pesca miracolosa.
È un venerdì del settembre 1964 quando il peschereccio Ferruccio Ferri di Romeo Pirani, fanese morto nel 2004, ripesca la statua. Forse al largo di Fano, forse in acque internazionali. Con i compagni, Pirani sotterra il bronzo in un campo di cavoli, e mette in circolazione una fotografia. «A gennaio – raccontò – si presentò un signore di cui non so il nome, che lo comprò per tre milioni e mezzo di lire. Che ci siamo spartiti fra noi».
Antiquari, sacerdoti, contrabbandieri.
Quattro processi, di cui uno annullato, dal 1966 al 1970, coinvolti tre commercianti di Gubbio, i Barbetti, e un prete, don Giovanni Nagni, nessuna verità giudiziaria. L’Atleta varca l’oceano.
Il Museo Getty espone per la prima volta la statua nel 1974. L’ha pagata 3,9 milioni di dollari, ma come sia entrata a far parte della sua collezione resta un mistero. Secondo lo storico fanese Alberto Berardi, l’ Atleta lasciò Gubbio con una spedizione di forniture mediche inviate in Brasile a un missionario parente dei Barbetti. Poi fu acquistato dal consorzio internazionale d’arte Artemis e, nel 1971, spedito al Dorner Institut di Monaco per il restauro: lì, l’allora direttore del Metropolitan Museum , Thomas Hoving, esamina il bronzo, ma non conclude l’acquisto per i troppi dubbi sulla provenienza. Anche Paul Getty rinuncia, ma alla sua morte l’operazione va in porto.
Un frammento riapre la caccia.
Nel 1990 il ministero dei Beni culturali italiano segnala a quello degli Esteri che un nuovo frammento del Lisippo è stato dissotterrato dal campo di cavoli a Fano. Ma la trattativa Italia-Usa si riapre solo in seguito, con il ministro Buttiglione e poi con il successore Francesco Rutelli, che vince un braccio di ferro con il Getty per la restituzione di 39 opere esportate illegalmente, fra cui la Venere di Morgantina . L’ Atleta di Fano però è troppo importante per il museo californiano. E l’ex direttore Michael Brand insiste: non c’è alcuna prova che appartenga all’Italia.
La richiesta di confisca.
Fano e le Marche non si arrendono. Il 4 aprile 2007 l’associazione culturale Le Cento Città presenta un esposto alla procura di Pesaro per violazione delle norme doganali e contrabbando. Ieri, dopo un’ulteriore, intricata vicenda giudiziaria, la sentenza del gip Lorena Mussoni.

Fonte: Messaggero Veneto — 12 febbraio 2010.

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