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Michele Zazzi. Le guerre tra Roma e Veio.

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Veio si trovava a 17 km a nord di Roma e tra le due città, poste rispettivamente sulla riva destra e sulla sinistra del Tevere, sorsero contrasti per il controllo del corso del fiume per l’importanza marittima e commerciale dello stesso nonché per lo sfruttamento delle saline.
Le fonti (Tito Livio, “Ab Urbe Condita”; Dionigi di Alicarnasso, “Antiquitates Romanae”; Plutarco. “Romulus”; Plinio il Vecchio “Naturalis Historia”) riportano frequenti notizie sulle guerre tra Veio e Roma facendo riferimento a ben quattordici guerre.
Gli autori antichi fanno risalire i primi conflitti tra Veio e Roma ai tempi di Romolo. La contesa sarebbe stata originata da Veio, che avrebbe rivendicato Fidene dopo la conquista di quest’ultima da parte dei Romani. La guerra, dopo fasi alterne e tre battaglie, si sarebbe conclusa con una tregua di cento anni e con la cessione da parte degli Etruschi di ostaggi (cinquanta nobili), dei Septem Pagi e delle saline sulla riva destra del Tevere.
veioIl controllo delle saline sarebbe poi stato all’origine anche dei successivi scontri durante i regni di Tullo Ostilio che combatté e sconfisse i Veienti ed i Fidenati e di Anco Marzio che tolse ai Veienti la Selva Mesia.
Secondo le fonti, Tarquinio Prisco sconfisse duramente i Veienti ed i soldati etruschi provenienti dalle altre città d’Etruria.
Anche Servio Tullio avrebbe combattuto contro i Veienti prevalendo su quest’ultimi.
Tarquinio il Superbo, cacciato da Roma, chiese aiuto ai Tarquiniesi ed ai Veienti che intervennero a favore del primo ma furono sbaragliati. I Fasti di Roma infatti celebrano un trionfo sui Veienti (e i Tarquiniesi) da parte del console Publio Valerio Publicola nel 509 a.C.
Nel 482 a.C., i Veienti (che ebbero aiuti militari anche dalle altre città etrusche) ripresero le armi contro Roma e dopo alterne vicende nel 478 a.C. la potente gens romana dei Fabii (nel contesto di una specie di guerra privata) subì una tremenda sconfitta da parte dei Veienti presso il fiume Cremera (con uccisione di circa 300 patrizi della gens).
veioFurono i Fabii stessi a proporre al Senato di “gestire” la guerra (a proprie spese e con i propri soldati) contro i Veienti, mentre Roma era impegnata con i suoi eserciti contro gli Equi e i Volsci.
Nel 475 a.C. l’esercito romano guidato dal console Publio Valerio Publicola sconfisse Veio e gli alleati Sabini. La vittoria è attestata dai Fasti che nello stesso anno registrano un secondo trionfo su Veio del figlio omonimo di Publio Valerio Publicola.
Nel 474 a.C. la guerra contro i Veienti fu affidata al console Gaio Aulo Manlio, ma gli Etruschi senza nemmeno combattere chiesero ed ottennero una tregua di 40 anni.
Nel 438 a.C. la colonia romana di Fidene passò al re di Veio Larth Tulumnes. Gli ambasciatori romani si recarono a Veio per chiedere chiarimenti ma vennero uccisi. I Falisci scesero in campo a fianco dei Veienti e dei Fidenati.
Nel 437 a.C. gli Etruschi a.C. subìrono una pesante sconfitta ed il re di Veio Larth Tulumnes venne ucciso dal tribuno militare romano Aulo Cornelio Cosso, che ne dedicò le spoglie nel tempio di Giove Feretrio a Roma.
Nel 435 a.C. i Veienti e i Fidenati arrivarono fino alla Porta Collina di Roma ma furono respinti ed anzi i Romani sconfissero i nemici presso Nomento e conquistarono Fidene dove si erano barricati gli Etruschi.
Veio e Falerii, preoccupate dalla perdita di Fidene, convocarono un convegno al tempio di Voltumna chiedendo l’aiuto degli altri popoli, ma non ottennero la solidarietà sperata, perché avevano assunto le ostilità di propria iniziativa.
Anche in un successivo convegno a Voltumna i progetti di guerra nonostante le richieste dei Veienti furono rinviati all’anno successivo e si stabilì che l’eventuale intervento contro Roma avrebbe dovuto essere deciso in un ulteriore incontro.
Roma dopo alcune scorrerie dei veienti (429 a.C.) chiese invano i danni e quindi inviò l’esercito contro Veio, ma gli Etruschi ebbero la meglio. veioI Veienti sulla scia della vittoria ottennero (se non alleanze) l’aiuto dei volontari dalle altre città etrusche (che quindi non si schierarono ufficialmente accanto ai veienti) e si accinsero alla guerra unitamente ai Fidenati, scegliendo di spostare il conflitto sul territorio di Fidene. La strategia dei Romani però fu vincente ed alla fine accerchiarono e sbaragliarono l’esercito veiente e riconquistarono Fidene che venne saccheggiata e distrutta (426 a.C.).
Nel 420 a.C. Veio chiese nuovamente l’aiuto delle altre città etrusche in un convegno al tempio di Voltumna per fronteggiare il nemico romano ottenendo l’apporto delle sole Falerii, Fidene e Capena. Livio riferisce che le altre potenze etrusche ritennero di non dar man forte a Veio perché quest’ultima intorno al 403 a.C., dopo un’esperienza di governo repubblicana, aveva attribuito il potere ad un re, la cui persona tra l’altro era invisa alle altre città etrusche.
Nel 408 a.C. una delegazione di Veienti chiese ed ottenne dal Senato di Roma di poter differire il pagamento dei debiti di guerra. L’anno dopo gli ambasciatori Romani recatisi a Veio furono minacciati e cacciati.
La fase conclusiva della guerra tra Roma e Veio sarebbe cominciata nel 406 a.C. e dopo un assedio di dieci anni si sarebbe conclusa con la capitolazione ed il saccheggio della città etrusca nel 396 a.C.. La città sarebbe stata presa di sorpresa grazie allo scavo di un cunicolo che consenti ai soldati romani di penetrare all’interno nel tempio di Giunone posto sulla rocca di Veio. La vittoria fu ottenuta dal dittatore Marco Furio Camillo ed il culto di Giunone Regina venne trasferito a Roma.
La veridicità storica degli scontri che sarebbero avvenuti nella fase monarchica di Roma è dubbia e non è escluso che si tratti almeno in parte di fatti temporalmente successivi. In ogni caso gli scontri nella fase più risalente non potevano riguardare le città di Roma e Veio, a quel tempo non ancora strutturate come tali, ma famiglie e clan delle due parti avverse.
La caduta di Veio costituisce il primo drammatico cedimento del mondo etrusco a favore di Roma che inesorabilmente sconfiggerà, uno dopo l’altro, i populi dell’Etruria nel corso del IV ed i primi decenni del III secolo a.C. sottomettendoli al proprio potere.
Alla sconfitta di Veio contribuì in modo determinante la mancanza di unitarietà e solidarietà degli Etruschi: gli altri populi non intervennero nella contesa (se si eccettuano Capena, Faleri e Fidene o l’invio occasionale di volontari) facendo prevalere il loro particolarismo ed i propri interessi e mostrando tra l’altro di non aver compreso la pericolosità dell’ascesa dei Romani.

veioSulle guerre fra Veio e Roma cfr., tra l’altro:
– Arnaldo d’Aversa, Veio etrusca, Paideia Editrice, 1991;
– Giovannangelo Camporeale, GLI ETRUSCHI Storia e Civiltà, Utet, 2015, pag. 250 e ss;
– Romolo A. Staccioli, Storia e Civiltà degli Etruschi, Newton Compton Editori, 1991, pagg. 127 e ss.

Di seguito immagini della mappa e dei ruderi di Veio e del dipinto “La vittoria di Tullo Ostilio sui Veienti e i Fidenati” di Giuseppe Cesari (detto Cavalier d’Arpino) 1595 – 1599 Musei Capitolini Roma

Autore: Michele Zazzi – etruscans59@gmail.com

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