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Michele Zazzi. La classe sociale degli scribi etruschi.

scriba

La scrittura etrusca si basa su un modello alfabetico euboico che fu veicolato in Etruria tramite i commerci e gli scambi con i coloni provenienti dall’Eubea che si erano stabiliti in Campania.
Agli inizi del VII secolo a.C. si registrano le prime testimonianze scritte etrusche e con tutta probabilità la scrittura sui manufatti delle botteghe etrusche almeno inizialmente sarà stata eseguita da artigiani o da scribi provenienti dalla Grecia.
Col tempo si formò una classe di scribi locali che ebbe un ruolo determinante nell’adattare l’alfabeto greco alle esigenze fonetiche della lingua etrusca, nell’evoluzione dell’alfabeto e nello sviluppo delle tradizioni locali.
Per quanto è dato comprendere dalle epigrafi pervenuteci il nome etrusco di scriba potrebbe essere “ziχu” riconducibile al termine ziχ che significa scrivere.
L’iscrizione perugina ET Pe 1041 “larθ . veteś ziχu”, viene tradotta larθ scriba di Vete o anche Larθ Veteś lo scriba. In località Ricavo a Chiusi fu rivenuta la cassa di un’urna in travertino del I secolo a.C. con iscrizione bilingue (latina ed etrusca) “Q(uintus) Scribonius C(ai) f(filius) / v(e)l zicu”. Il testo etrusco riporta praenomen (Vel) e nomen (Zicu). Vel forse aveva svolto in vita la professione di scriba; in caso contrario è anche possibile che il suo gentilizio derivasse dall’attività scrittoria. In altre due iscrizioni da Chiusi si ritrova il gentilizio Ziχu che dovrebbe potersi tradurre come scriba.
scribaNella parete principale della Tomba delle Iscrizioni Graffite di Cerveteri (databile al VI secolo a.C.) oltre alle iscrizioni dei nomi del defunto (Larice Velianas) e di altri personaggi che gli rendono omaggio vi è anche quella dello scriba Laris Armasiinas.
Gli scavi archeologici ci hanno restituito una sessantina di alfebetari etruschi, alcuni completi altri parziali. Tali reperti potevano essere dei prontuari per gli scribi, ma potevano anche avere funzione didattica o magica. Nella non facile individuazione del loro utilizzo rilevano, di caso in caso, le circostanze del ritrovamento, il materiale del reperto scritto, la scrittura dell’alfabeto, la cronologia, l’associazione ad altre iscrizioni sullo stesso oggetto, etc…
Il cd ostracon di Perugia, un frammento di piatto (del VI secolo a.C.), sul cui fondo era stato riportato l’alfabeto etrusco al completo e che presenta anche l’iscrizione ABAT (alfabeto?) graffita in un secondo momento, potrebbe essere stato utilizzato a fini didattici.
La tavoletta scrittoria eburnea da Marsiliana d’Albegna con serie alfabetica incisa sul margine superiore della stessa, ritrovata nel corredo tombale (Necropoli della Banditella, Circolo degli Avori) di un principe unitamente a strumenti scrittori (stili e spatole), in considerazione delle sue modeste dimensioni (altezza cm 5,1, lunghezza cm 8,5) era probabilmente uno strumento per l’apprendimento della scrittura o un promemoria, forse appartenuto ad uno scriba.
Figure di scribi compaiono frequentemente nell’iconografia funeraria (casse di sarcofagi, di urne e cippi) facendo parte del corteo al seguito di magistrati come portatori di tavolette, unitamente ad apparitores, littori e musicisti o con il compito di trascrivere le decisioni dei giudici di gara nel contesto di giochi funebri.
scribaIn un frammento di cippo chiusino (conservato presso il Museo Archeologico Nazionale di Chiusi) in pietra fetida della fine del VI secolo a.C. viene rappresentato uno scriba, seduto, nell’atto di registrare su delle tavolette i risultati di una gara. Dietro di lui, in piedi, un agnotheta (giudice di gara) che tiene nella mano sinistra il doppio bastone.
Presso il Museo Archeologico Regionale Antonino Salinas di Palermo è esposto un cippo chiusino databile al secondo quarto del V secolo a.C. che presenta una scena di premiazione di giochi funebri: su di un palco sono seduti due giudici/magistrati, con bastone con estremità ricurva ed uno scriba nell’atto di scrivere su un dittico (appoggiato sulle ginocchia) i nomi dei vincitori dei ludi.
Nel sarcofago del Magistrato da Tuscania del 300 – 250 a.C. uno scriba appiedato con tavola sotto il braccio segue il magistrato su biga, preceduto a sua volta dai littori e da un viator (Museo Gregoriano Etrusco Roma).
La professione di scriba doveva godere di grande considerazione sociale, probabilmente superiore a quella attribuita a Roma, come sembrerebbe confermato dal mitico episodio di Muzio Scevola che, a causa degli abiti regali indossati, scambiò lo scriba (che alla presenza del re sovrintendeva al pagamento dello stipendio dei soldati) per Porsenna. Anche nel cippo chiusino del VI conservato presso il Museo Archeologico Regionale Antonino Salinas di Palermo lo scriba è seduto su un seggio uguale a quello dei due magistrati ed è vestito allo stesso modo di quest’ultimi.
Allo scriba competeva l’esercizio formale della scrittura con funzione giuridico amministrativa tramite registrazione di nomi, di dati e redazione di documenti in ausilio e sotto le direttive dei giudici di gara e dei magistrati. I prodotti dell’attività scrittoria degli scribi probabilmente erano destinati ad essere conservati in appositi archivi.
L’arte dello scrivere, specialmente su supporti durevoli, richiedeva abilità e poteva capitare di sbagliare come sarebbe accaduto (in questo senso Francesco Roncalli) allo scriba che trascrisse sul Cippo di Perugia il testo dell’accordo tra le famiglie Velthina e Afuna avente ad oggetto beni fondiari. Inizialmente stava per scrivere Thurune invece di Turune (quindi una theta – TH – al posto di una T), poi accortosi dell’errore lo eliminò con lo scalpello e scrisse la parola giusta.

Sugli scribi etruschi cfr tra gli altri:
– Giovannangelo Camporeale in Gli Etruschi maestri di scrittura, Silvana Editoriale, 2005, pagg. 18 e ss;
– Paolo Binaco, Scrivere è anche un nome Zicu – Scribonius in Riscrivere il passato Il nome etrusco di Chiusi ed altre storie a cura di Maria Angela Turchetti, 2019;
– Giovanni Colonna, “Scriba cum rege sedens”, Publications de l’Ecole Français de Rome, 1976, pagg. 187 – 195.

Di seguito le immagini del frammento del cippo chiusino del VI secolo a.C., del cippo chiusino del secondo quarto del V secolo a.C. e del Sarcofago del Magistrato di Tuscania del 300 – 250 a.C.

Autore: Michele Zazzi – etruscans59@gmail.com

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