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LONDRA. Archeologi dilettanti ridisegnano la mappa della Britannia romana.

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Decine di nuovi insediamenti dei Romani trovati in Inghilterra, altri del periodo precedente e non solo. Eppure, in Regno Unito, tutti gli scavi archeologici sono sospesi, causa coronavirus. Le straordinarie scoperte però continuano, da casa.
Un gruppo di ricercatori, formato in gran parte da volontari, circa duemila, coordinati dell’università dell’Essex, è riuscito a rintracciare decine di segreti di un’epoca compresa tra il 300 avanti Cristo e il 300 dopo Cristo, oltremanica semplicemente con un computer e tanta passione.
Ciò è stato possibile grazie a una valanga di immagini aeree di oltre 500 mila ettari di terreno, nel sud ovest dell’Inghilterra, tra il Devon e la Cornovaglia. Immagini particolari, catturate con il “Lidar” (Light detection and ranging), un sensore laser che riesce ad arrivare direttamente al suolo, superando la coltre vegetativa, ottenendo informazioni sul terreno analizzato e sulle sue quote, con un’accuratezza centimetrica. Una sorta di rilievi in 3D, che rilevano la morfologia del territorio con estrema precisione.
Ebbene, in questo modo, riuscendo ad analizzare centinaia di migliaia di ettari come se non ci fosse vegetazione su di loro e andando sempre più a fondo, gli studiosi hanno capito che si trovavano di fronte a un tesoro, direttamente dall’Età del Ferro e della “Britannia” romana: forti, fattorie, insediamenti, strade, tutto costruito dai romani e tutto sinora sconosciuto anche ai migliori archeologi. I “calchi” forniti dal Lidar, infatti, permettono di capire quanta vita ci fosse in questi posti – più di quanto si pensasse – grazie alle forme, quadrangolari, circolari o lineari, delle vecchie “fondamenta” degli insediamenti o delle strade sotto la vegetazione”, che ora emergono con questo sistema di immagini.
Sinora non sono stati resi noti i luoghi delle scoperte per timore che, durante l’emergenza coronavirus, possano essere presi d’assalto da predatori di metalli e altri beni archeologici preziosi prima che arrivino fisicamente gli studiosi. I quali ovviamente, quando potranno, dal vivo studieranno ancora più a fondo questi luoghi. Ciò, ovviamente, riscrive parzialmente la storia dei romani e del Regno Unito.
Chris Smart, archeologo della University of Exeter, ha raccontato al Times come a questo punto “si può ben pensare che all’epoca ci fosse molta più popolazione di quanto immaginato. La “Britannia” romana secondo noi aveva 4 milioni di abitanti. Ma dopo queste ultime scoperte grazie all’analisi di immagini, con il 10-15% di insediamenti inediti in più, è chiaro che la stima della popolazione cresca in proporzione”.

Autore: Antonello Guerrera

Fonte: www.repubblica.it, 14 mag 2020

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