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L’ “aureola” degli Egizi.

aureola

Nelle vetrine dei musei si possono vedere, nell’area dedicata agli amuleti, degli strani dischi che stuzzicano la curiosità perché la loro natura e funzione sono poco noti. Anche questi oggetti, il cui diametro si aggira sui 20 cm, sono un particolare tipo di amuleto: l’ipocefalo. Per lo più in lino stuccato o cartonnage, più raramente in papiro, bronzo, oro o altro, tutti hanno la superfice fittamente ricoperta di immagini di divinità e di testi religiosi. Champollion lo chiamò ipocefalo perché quelli provenienti dagli scavi vennero ritrovati sotto la testa della mummia. La maggior parte degli esemplari appartengono all’epoca tolemaica.
Le immagini sono collocate su più registri separati da linee orizzontali, con iscrizioni tra le figure e lungo una fascia circolare posta a ridosso dell’orlo. Testi e immagini fanno riferimento a importanti divinità e concetti religiosi legati al ciclo solare. In quello qui rappresentato, oggi a Bruxelles, si vedono 5 registri, con i tre inferiori che presentano immagini capovolte associate all’ “oltretomba” degli egizi.
In alto Amon-Ra con due teste di ariete e altre divinità su barche. Subito sotto un dio mummiforme con quattro teste di ariete seduto tra due adoranti babbuini. Nel primo registro “capovolto” la barca notturna del sole con varie divinità e una seconda con un babbuino che fa offerte a Thoth. Ancora più sotto sfilano Hathor in forma di vacca, i quattro figli di Horo, Ra, Khepri ed altri. Sull’ultimo registro è iscritta una lunga formula di protezione per il defunto.
I testi e le numerose raffigurazioni fanno riferimento ad una formula del Libro dei Morti intitolata “Formula per far nascere una fiamma sotto la testa del beato“. Con la sua forma circolare l’amuleto rappresentava infatti il disco solare che proteggeva magicamente il defunto, avvolgendone la testa e il corpo nella sua luce e calore, trasformandolo in una divinità e consentendogli, così, di rinascere. Si tratta quindi di una sorta di super-condensato delle immagini e formule protettive che si snodavano sulle pareti delle tombe o sui papiri funerari, ma certamente meno costoso dei primi.
Immaginando il defunto con questo “disco solare” dietro il capo, viene facile pensare a quel cerchio luminoso che cinge tante teste visibili sulle pareti delle nostre chiese.

Autore: Marina Celegon

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