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IRAK. Scoperti dieci grandi rilievi rupestri assiri.

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Parco Archeologico

Nel Kurdistan iracheno, nel giacimento di Faida, gli archeologi hanno portato alla luce un insieme di dieci rilievi scolpiti nella roccia, lungo un grande canale di irrigazione di circa sette chilometri. Le scene raffigurate mostrano il re assiro Sargon II (722-795 a.C.) circondato da divinità.

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Dettaglio della dea dell amore e della guerra assira.

La scoperta, di grande importanza a causa della rarità di questo tipo di rilievi rocciosi assiri, è il risultato dei lavori di scavo effettuati nella zona dagli archeologi italiani e iracheni durante la campagna di settembre-ottobre del 2019. Questi scavi rientrano nel Progetto Archeologico curdo-italiano del sito di Faida, guidato da Daniele Morandi Bonacossi, dell’Università di Udine e dal dottor Hasan Ahmed Qasim, della Direzione delle Antichità di Duhok, nella zona del Kurdistan settentrionale iracheno in cui è stata effettuata la scoperta. Secondo Jason Ur, archeologo dell’Università di Harvard e specialista di sistemi idrici, il ritrovamento dimostra che questo tipo di rilievi “non solo si trovavano nei palazzi, ma ovunque, anche nei luoghi in cui gli agricoltori estraevano acqua dai canali per i loro campi”.
Un canale di irrigazione monumentale
Il canale di Faida circonda lo sperone occidentale del monte Çiya-Daka. In epoca assira, questo canale di irrigazione aveva un’altezza di quattro metri, anche se oggi è sepolto sotto i depositi a causa dell’erosione della montagna. Faceva parte di un complesso sistema idraulico monumentale creato da Sargon II e alimentava vari canali secondari che irrigavano i campi circostanti la città di Ninive, una delle capitali dell’Impero assiro, in cui, secondo le stime, vivevano circa 100.000 persone.

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Secondo gli archeologi è molto probabile che esistano altri rilievi di questo tipo che aspettano di essere scoperti.

Fu sulle pareti della riva orientale del canale principale dove il monarca assiro fece scolpire questi pannelli, alti cinque metri per due di larghezza, che lo rappresentavano due volte, all’estremità sinistra e destra di ogni pannello, accompagnato dalle sette principali divinità assire in fila e sui loro animali sacri: Assur, su un drago e un leone con le corna; la sua sposa Mullissu seduta su un trono e sostenuta da un leone; il dio lunare Sin su un leone con le corna; Nabu, dio della saggezza, su un dragone; Shamash, dio del Sole, su un cavallo; il dio del tuono e della pioggia Hadad, su un leone con le corna e un toro, e Ishtar, dea dell’amore e della guerra, sui fianchi di un leone. Le figure sono di profilo e guardano a sinistra seguendo la corrente del canale.
Il salvataggio dei rilievi
Durante la campagna del 2019 gli archeologi hanno scavato e ripulito i rilievi, di cui era appena visibile la parte superiore. Inoltre sono stati registrati con le tecniche più moderne: fotografie aeree ad alta risoluzione scattate con un drone (lo stesso che permetterà di mappare la zona dei canali), scansione laser e fotogrammetria digitale. È stato valutato anche il suo stato di conservazione e sono stati prelevati campioni di roccia per pianificare il trattamento di mantenimento più appropriato.

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Sargon II fece scolpire questi pannelli alti cinque metri e larghi due.

Purtroppo i rilievi di Faida si trovano in una zona dove il vandalismo e gli scavi illegali sono all’ordine del giorno, per questo il progetto archeologico è diventato una vera e propria missione di salvataggio. Oltre ai dieci rilievi scavati, l’archeologo Daniele Morandi crede che Faida celi ancora molti segreti: “I rilievi assiri in roccia sono dei monumenti straordinari. Ed è molto probabile che ce ne siano altri o forse anche iscrizioni cuneiformi monumentali celebrative sepolte sotto le macerie del suolo che riempivano il canale”.
Nel 1973, l’archeologo britannico Julian Reade aveva già identificato tre di questi pannelli sepolti nel canale di Faida, ma a causa dell’instabilità della regione non fu in grado di esaminarli ulteriormente.
Ora la Missione Archeologica italiana nel Kurdistan dell’università di Udine, che lavora nel sito dal 2012, insieme alla Direzione delle Antichità di Duhok, è riuscita a portare alla luce altri sei pannelli e ad accrescere il magnifico patrimonio archeologico di questa tormentata zona del pianeta. Allo stesso tempo, l’intenzione degli archeologi e della autorità coinvolte è che, al termine dei lavori, la zona diventi un parco archeologico.

Autore: C.M. Munoz – Immagini di Alberto Savioli

Fonte: www.storicang.it, 10 feb 2020

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