Due pantere si avventano contro due «venatores» (cacciatori). Le belve sono ferite, un fiotto di sangue esce dal corpo dei felini, trafitti dalle lance dei due uomini. È la scena rappresentata dal magnifico mosaico proveniente dal pavimento di un criptoportico di una villa suburbana, rinvenuto presso Torrenova, lungo la via Casilina, nel 1834.
Il mosaico, che dal 1839 è posizionato nel grande Salone della Galleria Borghese, è una delle innumerevoli testimonianze (fra quelle scritte e quelle a noi tramandate dalle arti figurative), delle lotte fra uomini e fiere che animavano gli spettacoli tanto amati nel mondo romano. Ma se molto conosciamo riguardo allo svolgimento di queste formidabili macchine sceniche e strumenti di consenso costituiti dai «munera» (gli spettacoli gladiatori) e dalle «venationes» (le cacce), per la prima volta sembrerebbe emerso dalla terra l’unica, al momento, testimonianza osteologica di un combattimento fra uomo e belva.
Frammenti di un osso di bacino, rivenuti nella Britannia romana, a York, presentano fori circolari, compatibili con il morso di un grande felino, probabilmente un leone. Per arrivare a questa conclusione, sono stati necessari quasi vent’anni di ricerche, che hanno visto in campo non solo nuove tecnologie, ma anche esami comparativi su diversi segni di morsi prodotti da carnivori predatori.
L’area in cui sono stati ritrovati i reperti, è quella di Driffield Terrace, a circa 1 km a sud-ovest del centro di York (Eboracum in epoca romana). Qui, nel 2004, si rinvenne un’estesa area cimiteriale con 85 sepolture tutte appartenenti, con l’eccezione di una singola donna e sette non adulti, a individui di sesso maschile di età compresa tra 18 e 45 anni. L’ipotesi, suffragata anche dalla pratica della decapitazione, presente nel 70% delle sepolture, è che l’area sia un cimitero di gladiatori.
Un recente studio, pubblicato da Plos One, nato dalla collaborazione tra l’Università di York, la Maynooth University, la Cranfield University, la Durham University, il King’s College di Londra, la York Archaeology e la York Osteoarchaeology, si concentra sui resti ossei di un individuo la cui morte sarebbe avvenuta forse proprio durante un combattimento nell’arena. Dell’individuo 6DT1919, un maschio di età compresa tra 26 e 35 anni, sepolto tra il 200 e il 300 d.C., è stato creato un modello 3D del bacino e delle lesioni su di esso presenti, mentre un’analisi comparativa dei segni di morso è stata condotta, grazie alla collaborazione con alcuni zoo in Inghilterra, su carcasse sbranate da ghepardi, leoni, tigri e leopardi.
L’analisi delle lesioni ha fornito prove convincenti che queste sono state prodotte dai denti di un felino di grandi dimensioni, probabilmente un leone; inoltre, poiché i morsi non presentano segni di guarigione, è possibile che l’uomo aggredito dal felino sia morto durante la lotta. Abbiamo così, secondo gli studiosi guidati da Tim Thompson della Maynooth University, la prima prova tangibile degli scontri fra gladiatori e fiere. Il ritrovamento avvenuto nella Britannia romana testimonia, ancora una volta, la fortuna di cui i cruenti spettacoli sull’arena godettero non solo a Roma, ma in tutti i territori dell’Impero.
Autore: Arianna Antoniutti
Fonte: ilgiornaledellarte.com 7 maggio 2025