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GERMANIA: Il sacrificio umano era più raro di quanto creduto.

La pratica rituale dei sacrifici umani nell’età del Bronzo era probabilmente più rara di quanto creduto, secondo uno studio sull’antico DNA delle ossa, condotto recentemente in Europa centrale.

L’antropologo tedesco Dr. Susanne Hummel, dell’Università di Gottingen, ha presentato la ricerca del suo team alla recente conferenza sull’antico DNA tenutasi a Brisbane, Australia.
Hummel ha dichiarato che la sua ricerca è stata la prima ad usare l’antico DNA per completare un albero genealogico dai resti preistorici umani. I ricercatori hanno esaminato le ossa umane di 3000 anni or sono appartenute a circa 40 persone trovate in una grotta del Lichtenstein, nella Bassa Sassonia, Germania nord-occidentale.

La grotta fu scoperta negli anni ’80 ed è uno dei pochi siti nell’Europa centrale dove siano state trovate ossa umane dell’età del Bronzo.
E’ ritenuto comunemente che gli uomini dell’Età del Bronzo cremassero i loro morti, e che quindi generalmente rimanesse poco delle loro spoglie mortali. La presenza di ossa in questa ed altre grotte aveva quindi portato gli archeologi a concludere che fossero siti di sacrifici umani. A sostegno di questa conclusione, vi sarebbero i segni di incisioni sui crani e sulle ossa degli arti superiori ed inferiori.
“All’inizio si credeva che la grotta del Lichtenstein fosse un altro sito di sacrifici umani”, ha dichiarato la Hummel. “Si pensava che alcune persone della zona fossero state portate nella grotta ed uccise in qualche modo”.

Ma la Hummel ed il suo team hanno analizzato le ossa e non hanno trovato tracce di violenza. Hanno anche determinato l’età della morte, indicata dalle ossa, ed asserito che non corrispondesse ai canoni previsti per il sacrificio umano.
“Solitamente oggetto di sacrificio rituale era un solo genere ed una sola classe di età, diciamo tutte giovani donne, che sono le persone più preziose della società”, ha dichiarato.
“[Ma] qui abbiamo invece individuato tutte le classi d’età. Abbiamo bambini, giovani, giovani adulti, adulti più grandi, e persone anziane, attorno ai 70 anni di età.”

L’analisi del Dna rivela una sorpresa.
Per determinare se il sito fosse funerario piuttosto che il luogo prescelto per un sacrificio rituale, i ricercatori hanno analizzato il DNA dalle ossa, per verificare se le persone a cui appartenne in vita fossero in qualche modo imparentate.
“Se avessero formato un clan familiare, sarebbe apparso assolutamente improbabile che si trattasse di un sito sacrificale” ha spiegato la Hummel.
Insieme al suo team, ha estratto il DNA ed analizzato le impronte genetiche, i tracciati del cromosoma Y e del DNA mitocondriale per stabilire chi fosse imparentato.
Con grande sorpresa, i ricercatori hanno trovato un gruppo familiare completo di padri, madri, figli e nonni.
“E’ affascinante pensare che si hanno solo dei piccoli frammenti d’osso, e che, di qui, si possa determinare chi fosse la mamma, chi il papà e quali i figli, 3000 anni or sono”, ha dichiarato Hummel, aggiungendo che si tratta del primo gruppo familiare preistorico ad essere stato identificato.
Hummel ed il suo gruppo hanno trovato quattro generazioni fino ad ora, e si aspettano di trovarne una quinta per il tempo del completamento delle analisi.
“Ciò ci dice che la grotta, con certezza quasi assoluta, non era un luogo di sacrificio, ma un sito funerario”, ha dichiarato.

La Hummel ha aggiunto che altri siti ritenuti essere sacrificali potrebbero in realtà essere funerari, specialmente dal momento che la maggior parte di essi contiene ossa senza segni di taglio.
“Fino ad ora, non si era mai pensato che potessero esistere pratiche funerarie alternative. Si è sempre creduto che vi fosse esclusivamente la cremazione e che qualsiasi altra cosa fossero sacrifici rituali” ha aggiunto. “Ma ora questa idea deve essere confutata”.

Se la Hummel riuscirà a riprodurre le sue scoperte in una o due altre grotte, ciò costituirebbe prova definitiva che i corpi seppelliti senza cremazione erano semplicemente un alternativo, seppure meno comune, metodo di disposizione dei morti. E che il sacrificio umano non fosse frequente nell’Europa centrale dell’Età del Bronzo, come ritenuto in precedenza.

Le grotte proteggono i resti archeologici.

Le analisi molecolari sono state possibili poiché il DNA delle ossa era ben preservato. Una ragione per questo sono le basse temperature all’interno delle grotte ed il fatto che siano rimaste indisturbate dal tempo del seppellimento.
La grotta è lunga 140 metri, ma è molto stretta ed ha un soffitto molto basso, che richiede spesso che le persone si muovano accucciate all’interno.

“Quel che è certo è che nessuno vi è più entrato negli ultimi 3000 anni”, ha spiegato.
Hummel ha dichiarato a sostegno di ciò che i reperti di ceramica e bronzo e tutte le ossa trovate, erano coperte da un leggero strato di scorie di gesso idrato, uno speciale tipo di fosfato di calcio dall’acqua saturata che gocciolava dalla grotta.
Qualsiasi intrusione esterna sarebbe stata registrata in questo sedimento, che appare invece intatto.
Le analisi del DNA hanno aperto una nuova finestra sulle società preistoriche, gettando luce su ogni dettaglio, dal colore dei capelli a quello della pelle, alle cause della morte, ai rapporti matrimoniali e filiali.

Fonte: Newsletter Archeologica – newsarcheo@yahoo.it http://www.abc.net.au/children/ – 22/07/04
Cronologia: Preistoria

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