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FIRENZE. Reperti romani frenano la tramvia.

Gli scavi hanno portato alla luce il porto leopoldino e tracce che fanno pensare a un approdo antico. Ora il progetto rischia di essere modificato. Sorpresa sul lungarno del Pignone.

La tramvia è legata a un soldo. O meglio: a una moneta sicuramente di epoca romana. Trovata durante gli scavi in fondo al Lungarno del Pignone, dov’è già stato gettato il nuovo ponte metallico che attraversa l’Arno. Lì sono venute fuori le mura del porto Leopoldino dove veniva scaricato il carbone che arrivava dall’Inghilterra per alimentare il vecchio Gasometro. E’ stato ritrovato il Pignone, l’antico attracco. che dà il nome alla zona. E che ha suscitato emozione ma non sorpresa. Si sapeva che doveva esserci. come del resto dimostra il quadro di Gaspar Van Wittel (detto Gaspare Vanvitelli), dipinto nel 1694. Ma il dubbio che assilla le soprintendenze fiorentine è che più sotto ci sia un porto romano.

Uno degli attracchi della colonia di Florentia. Se le ricerche — seguite da tecnici specializzati non senza apprensione – dovessero confermare i sospetti, i lavori verrebbero bloccati. Soprattutto subirebbe uno stop, e probabilmente una deviazione, il sottopasso progettato per incanalare il traffico dal Lungarno del Pignone verso via del Sansovino eppoi dal viale Talenti alla superstrada Firenze-Pisa-Livorno. Il ricordo della lavanderia romana trovata sotto piazza della Signoria negli anni Ottanta lascia intuire che la costruzione della tramvia potrebbe subire un ritardo notevole. Con ovvie modifiche dei progetto.

Di sicuro del sottopasso. Ma nessuno esclude che si renda necessario addirittura uno spostamento del ponte già gettato. Tuttavia, per il momento nessuno azzarda previsioni. Si aspetta di vedere. Ieri gli scavi sono stati visitati anche da professor Giovanni Menduni, segretario generale dell’Autorità di bacino dell’Arno. Virtualmente il «padrone» del fiume, ossia colui che deve vigilare sull’assetto idrogeologico e che sta portando avanti (finalmente con un po’ di soldi dello Stato e della Regione) quel piano che dovrebbe mettere al sicuro Firenze e due terzi della Toscana, a quarant’anni di distanza dalla grande alluvione del 1966. Menduni, che è anche autore del felice Dizionario dell’Arno, ritiene possibile che lì ci fosse il porto romano, nato all’epoca della fondazione della colonia, sotto il triumvirato di Ottaviano, Antonio e Lepido.

Ma solo gli scavi daranno certezze. E se si dovessero scoprire resti romani, le ruspe verrebbero immediatamente sostituite dai pennelli degli esperti.

Piazza della Signoria, ogni fiorentino lo rammenta bene, rimase sottosopra per diversi anni. La lavanderia a un certo punto romana venne protetta con reti di metallo. Dentro ci entrarono i piccioni. La chiamarono «pollaio». Per decidere di ricoprirla, dopo un’infinità di polemiche, ci vollero pareri ministeriali arrivati dopo non pochi dibattiti in Parlamento. Si parlò perfino di ricoprire la piazza con lastre di vetro per far vedere quello che c’era sotto. Ma alla fine vinse il principio che si stava discutendo di piazza della Signoria, una delle più belle piazza medievali del mondo, e che la lavanderia romana era secondaria rispetto alla sua storia, e soprattutto in confronto a Palazzo Vecchio, alla Loggia dei Lanzi, alla fontana del Biancone dell’Ammannati. L’eventuale poito romano che potrebbe spuntare al Pignone, di fronte alle Cascine, si dice che sarebbe un’altra cosa, che avrebbe un’altra importanza storica, capace di stappare la tramvia. Da due mesi, in silenzio e anche in segreto, le soprintendenze seguono con batticuore gli scavi. In prima fila ci sono i tecnici comandati dai tecnici della soprintendenza ai beni artistici e storici, ma anche la sdoprintendenza archelogica è attenta a quello che viene fuori, giomo dopo giorno, nel cantiere in fondo al Lungarno del Pignone. Il porto romano è in cima ai pensieri. Chissà, quella moneta potrà essere servita per pagare un trasporto fluviale di duemila anni fa. Ma non è escluso che sia venuta fuori da una tomba. Cosa che potrebbe far penmsare a una necropoli. Non a caso, nella prima metà del Novecento in quella zona furono trovati tre sarcofaghi. Forse di centurioni. Roma dava terre, fuori dalle colonia, a chi aveva combattuto ma che ormai preferiva l’aratro al gladio. Il mistero è lì, in riva all’Arno. Porse proprio sotto il vecchio Pignone.


Fonte: La Nazione 20/07/2006
Autore: Sandro Bennucci
Cronologia: Arch. Romana

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