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ERITREA. Prime scoperte per il CGT nell’antica città di Adulis.

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Gli scavi archeologici nell’area dell’antica città di Adulis, in Eritrea, hanno dato i primi risultati. La prima campagna di scavi, appena conclusa, è stata condotta dal CeRDO dei fratelli Angelo e Alfredo Castiglioni, dal Centro di GeoTecnologie dell’Università di Siena e dal Museo Civico di Rovereto, in collaborazione con il Museo Nazionale Eritreo di Asmara, Archeologia Viva e l’ASI – Agenzia Spaziale Italiana.
L’obiettivo del team di ricerca è di riportare alla luce nei prossimi anni l’antica città, ricordata da numerose fonti antiche come uno dei principali porti del Mar Rosso in età romano-bizantina (I-VII sec. d.C.).
DSC_0193_copyGli archeologi del laboratorio di Geotecnologie per l’Archeologia del Centro di GeoTecnologie, Giulio Bigliardi, Sara Cappelli ed Enzo Cocca, hanno diretto un saggio di scavo al margine orientale dell’antica città, riportando alla luce un edificio ancora parzialmente coperto dal crollo di alcuni muri: “sarà molto interessante rimuovere il crollo durante la prossima campagna di scavo per mettere in luce i muri e iniziare lo scavo dei livelli di abbandono e di frequentazione della struttura. Si tratta di un contesto molto interessante, in quanto perfettamente sigillato da oltre un metro e mezzo di depositi alluvionali che hanno garantito una perfetta conservazione dei sottostanti depositi antropici della città”, spiega l’archeologo Giulio Bigliardi, responsabile per il CGT del Progetto Adulis, “speriamo che lo scavo del prossimo anno possa gettare nuova luce sulle ultime fasi di vita e sulle cause del declino della città, ancora poco chiare”.
DSCN0749_copyIl team del CGT ha curato, inoltre, il rilievo strumentale e fotogrammetrico di tutti i settori di scavo ed ha avviato il rilevamento GPS di tutte le strutture murarie visibili in superficie nell’area del sito archeologico: “tale rilevamento, che verrà completato il prossimo anno, permetterà di ipotizzare i limiti della città e di trarre preziose indicazioni sulla sua  topografia” precisa l’archeologa Sara Cappelli, “e tutta la documentazione raccolta verrà gestita ed elaborata attraverso una piattaforma GIS”.
Il laboratorio si sta occupando anche dello studio di alcuni materiali rinvenuti durante gli scavi e, in particolare, nei prossimi mesi effettuerà analisi spettrometriche di massa su alcuni campioni di ossidiana, “questo permetterà di valutare la provenienza di tali manufatti e di confrontarli con quelli provenienti da altre zone del Mar Rosso” spiega l’archeologo Enzo Cocca.
Il Progetto Adulis è soltanto agli inizi, ma i risultati sono già numerosi e interessanti e lasciano ben sperare per il prosieguo della missione.

È possibile seguire le fasi della campagna appena conclusa sulle web-TV: www.sperimentarea.tv  e www.archeologiaviva.tv .

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