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DG: Etruria – porta per Agharti.

Agarthi è l’immaginario mondo sotterraneo dove, secondo credenze esoteriche, vivrebbero grandi maestri antichi, depositari di segreti arcaici e che ospiterebbe, nella sua oscurità, anche gli scomparsi sacerdoti etruschi.

Ma che legame c’è tra gli etruschi e Agharti? Chi erano gli etruschi?

E’ uno dei popoli più enigmatici della nostra storia. La loro lingua e le loro origini rimangono, ancora oggi, un rebus indecifrabile. Apparvero sulle coste tirreniche circa tremila anni fà. Ma da dove venivano? E soprattutto, come scomparvero gli Etruschi, la più antica civiltà d’Italia? Dalle loro avanzatissime conoscenze, dai riti e dalle loro credenze emergono una serie di somiglianze con altre antiche civiltà come quella dei Celti e degli Inca. Ma è possibile che tutte queste civiltà abbiano un comune denominatore di conoscenza? È possibile che gli antichi sacerdoti di atlantide, lasciando il loro continente sconvolto dal cataclisma che lo portò ad inabissarsi, abbiano portando la loro conoscenza e la loro cultura ovunque nel mondo trasferendola ad antichi sacerdoti divenuti poi fondatori delle più grandi civiltà?

Il culto della natura, la divinazione della “Madre Terra”, il legame tra le “Vie di Pietra” celtiche e le Vie Cave” etrusche (entrambe direttrici di quel magnetismo terrestre che avrebbe condotto alla conoscenza) sono solo alcune delle somiglianze inspiegabili tra queste antiche civiltà così lontane nel tempo e nello spazio.

È proprio dall’osservazione delle “Vie Cave”, immani precipizi, nascosti nella vegetazione e scavati con il solo aiuto di scalpelli e piccoli martelli, che una nuova ipotesi potrebbe, oggi, aprire uno squarcio nel fitto mistero degli etruschi. Uno squarcio profondo trenta metri, scavato nelle profondità di quella Terra che gli Etruschi consideravano sacra. Lo studio delle vie cave solleva interrogativi inquietanti: a cosa potevano servire queste opere colossali? Perché ogni via cava passa per una necropoli? Perché dalle alte pareti si affacciano continuamente aperture di tombe antiche? Perché chiese templari e romitori come questo sono sorti nelle loro vicinanze? E come mai alcuni credono che, ancora oggi, questi luoghi abbiano un “potere” particolare, tanto da celebrare al loro interno riti di iniziazione spirituale?

La spiegazione del mistero sarebbe da cercare nell’origine dei riti e dei miti etruschi. La dea creatrice per gli Etruschi è Uni, la Madre Terra. Il suo potere sacrale ispira profondamente tutta l’arte etrusca, terrena e ultraterrena. Secondo la leggenda è il primo re-sacerdote Tarkun (o Tarquinio Prisco), a ricevere gli insegnamenti sacri direttamente da un essere soprannaturale: Tages, fanciullo con voce da anziano, che sorge dal solco di un aratro nella Terra. Tages, prima di inabissarsi nel sottosuolo, detta a Tarkun e ai dodici sacerdoti etruschi (i Lucumoni) i Libri Acherontici: testi sacri sul viaggio delle anime oltre il fiume dell’Aldilà, verso il regno sotterraneo di Ade e Persefone. E’ il libro dei morti etrusco, la via d’accesso agli inferi. Per gli Etruschi esisteva dunque nel sottosuolo una divinità dispensatrice di forza e conoscenza. Tutto il loro culto della Terra è la penetrazione fisica e rituale del mondo sotterraneo, alla ricerca di sapere e di potere sacro.

Ma c’è un’altra civiltà arcaica che onora lo stesso culto: sono gli Inca dell’antico Perù. L’oscuro regno sotterraneo di Ukupacha è analogo agli inferi etruschi, e il suo signore, Washarinka, quando viene evocato dai sacerdoti Inca emerge, come Tages, a dispensare potere e conoscenza.

Ma questa non è l’unica analogia tra le due civiltà…

Le vie cave sarebbero, dunque, cammini sacri, passaggi rituali che conducevano dalle città dei vivi a quelle dei morti. La loro profondità sarebbe servita a renderli più vicini al sottosuolo, a contatto con quella che gli Etruschi consideravano la fonte diretta del potere sacro. In che modo questa ipotesi sarebbe allora legata alla scomparsa degli etruschi?

La mappa delle vie sacre finora rinvenute mostra come la loro distribuzione sembri obbedire ad un grande disegno geometrico. E’ come se tutte le vie cave convergessero verso un preciso centro geografico: il lago di Bolsena. Velzna era l’antico nome dell’attuale Bolsena, il più grande lago vulcanico d’Europa. Intorno al lago sorgeva il Fanum Voltumnae, il più importante bosco sacro dell’Etruria, dedicato alla dea dell’acqua. Il lago fu scelto dai sacerdoti come omphalos, cioè ombelico sacro di tutta la civiltà etrusca. Qui, una volta l’anno, i dodici Lucumoni si riunivano per celebrare l’unità spirituale del popolo etrusco. Al centro del lago sorgono due isole: la Martana e la Bisentina. Quest’ultima era considerata dagli Etruschi un’isola sacra, il vero cuore geografico e spirituale di tutta la “nazione” etrusca. Il maggiore tempio sacro, però, non è mai stato ritrovato e testi antichi fanno pensare che fu probabilmente occultato dagli stessi sacerdoti, insieme alle sue torri d’oro e ai suoi tesori segreti.

Bolsena ha però una somiglianza impressionante con l’andino Titikaka, lago sacro e centro spirituale della civiltà Inca. Anche sul Titikaka affiorano due isole, e anche lì, gli Inca ne scelsero una come loro ombelico sacro. Sotto le sue acque i sacerdoti ritenevano infatti che abitasse lo spirito di Washarinka.

Per entrambe le civiltà, dunque, l’isola sul lago rappresentava la porta di comunicazione con l’oscuro e sacro mondo del sottosuolo. Proprio come per gli Inca, alcuni pensano che una parte del popolo etrusco possa allora aver deciso di scomparire inabissandosi nel sottosuolo. In quest’ipotesi fantasiosa, l’Isola Sacra Bisentina rappresenterebbe uno degli accessi alla mitica e favolosa Agarthi.


Autore: DG
Cronologia: Arch. Italica

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