Archivi

GERMANIA. Dal genoma delle mummie la storia degli antichi Egizi.

genoma delle mummie
Reconstruction of the three pyramids at Abusir with their temples and approaches, 1933-1934. From Wonders of the Past, volume II, 1933-1934.

Gli antichi egizi erano strettamente legati alle popolazioni del Medio Oriente e alle popolazioni neolitiche della penisola anatolica e dell’Europa. Nel genoma degli egiziani di oggi si trovano invece chiare tracce di significative interazioni con popolazioni sub-sahariane, del tutto assenti nel genoma delle mummie degli egizi del tempo dei faraoni.
A stabilirlo è uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Tübingen e del Max Planck Institut per la scienza della storia umana a Jena, che sono riusciti a sequenziare il genoma mitocondriale e nucleare tratto da antiche mummie. La ricerca è descritta in un articolo su “Nature Communications”.
Anche se questa non è la prima analisi condotta su antico DNA ricavato da mummie egizie, gli autori osservano che si tratta dei primi risultati veramente affidabili, grazie al ricorso alle più avanzate tecniche di sequenziamento e all’uso sistematico di test di autenticità per garantire l’origine effettivamente antica dei dati ottenuti.
“Il clima caldo egiziano, i livelli elevati di umidità in molte tombe e alcune delle sostanze chimiche usate nelle tecniche di mummificazione contribuiscono al degrado del DNA. Si riteneva quindi che fosse improbabile la sopravvivenza a lungo termine del DNA nelle mummie egiziane”, spiega Johannes Krause, coautore dello studio.
A partire da 151 campioni prelevati da mummie conservate in musei di Tübingen e Berlino, i ricercatori sono riusciti a estrarre e sequenziare il genoma mitocondriale di 90 individui e quello nucleare di tre.
Le mummie prese in esame coprono un lasso di tempo di circa 1300 anni, e provengono tutte dal sito di di Abusir el-Meleq, nel Medio Egitto.
Le analisi hanno mostrato una stretta continuità genetica nelle popolazioni di Abusir el-Meleq vissute in epoca pre-tolemaica (prima del 332 a.C.), tolemaica (fra il 332 e il 30 a.C.) e romana (successiva al 30 a.C.), indicando che a dispetto della notevole influenza culturale e politica esercitate nel periodo più tardo da greci e romani, il loro contributo genetico alla popolazione egizia fu trascurabile.
È tuttavia possibile – osservano i ricercatori – che l’impatto genetico dell’immigrazione greca e romana sia stato più pronunciato nel Delta nord-occidentale del Nilo, nella regione di Fayum, dove risiedeva un’importante colonia greco-romana, oppure tra le classi più alte della società egizia.
Probabilmente il mescolamento delle popolazioni fu limitato a causa della politica di Roma di ostacolare i matrimoni fra romani e locali. Sposandosi con un cittadino romano, si acquisiva infatti la cittadinanza romana, ambita per i privilegi che comportava.
I dati suggeriscono anche che il flusso genetico dalle regioni sub-sahariane – che nella popolazione egiziana attuale costituisce l’8 per cento del genoma – si è verificato ben più tardi. All’origine della mescolanza – ipotizzano i ricercatori – vi fu forse il miglioramento della mobilità lungo il Nilo, l’aumento dei commerci su lunga distanza tra l’Africa sub-sahariana e l’Egitto e ancor più, la tratta degli schiavi lungo le vie carovaniere che attraversano il Sahara e che iniziò solo 1300 anni fa.

Fonte: www.lescienze.it, 30 mag 2017

Segnala la tua notizia