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COLLOREDO DI MONTE ALBANO (Ud). Primi passi per il museo del castello.

Con il restauro di 41 oggetti in ceramica rinvenuti nell’area del castello di Colloredo di Monte Albano, si cominciano a vedere in maniera concreta i risultati delle campagne di scavi archeologici effettuate nel 2002 e 2003 sotto la guida di Vinicio Tomadin: il Comune sta pensando a una prima esposizione di questi reperti in attesa che trovino degna collocazione nel museo che sarà dedicato alla storia del maniero collinare e che sorgerà entro le mura dell’area castellana.
Sono state riportate alle loro forme originarie – grazie all’intervento del Centro di catalogazione e restauro di Villa Manin che ha pure finanziato i lavori – diverse ceramiche risalenti a un periodo compreso tra il XIV e il XVI secolo. Si è trattato di una ricomposizione molto difficile e delicata visto che gli oggetti sono stati rinvenuti sotto forma di frammenti: ve n’erano diverse migliaia di cui circa 45mila di ceramica grezza, 13mila decorati, 200 monete di varie epoche più diverse, maioliche e mezze maioliche. I tasselli poi sono stati minuziosamente ricomposti, lavoro che prosegue già da alcuni anni e che continuerà ancora.
Oggi, comunque, il ritorno alla completezza iniziale delle 41 ceramiche ha la valenza del taglio di un faticoso ma entusiasmante traguardo.
L’area castellana, infatti, è interessata dalle operazioni di messa in sicurezza di tutti gli edifici e di tutte le strutture, ridotte a dei ruderi dal terremoto del 1976, ripristini propedeutici a un imponente restauro vero e proprio. Durante le ricerche, organizzate dal Comune e finanziate dalla Regione, sono dapprima venute alla luce strutture murarie delle quali non si avevano notizie tra cui anche le fondazioni di una torre e di altri elementi difensivi tuttora in fase di studio.
Oltre a queste fondazioni, durante gli scavi sono stati recuperati in gran quantità i frammenti di ceramica, parti di pentole e tegami da fuoco, ma anche di piatti, ciotole e boccali finemente decorati e appartenenti al corredo da tavola dei signori di Colloredo. Oltre alle ceramiche, sono stati riportati alla luce anche vetri, metalli e resti di pasti: ossa di animali, conchiglie di vario tipo e gusci d’ostrica che permetteranno di conoscere anche le pietanze che venivano servite sulle tavole dei castellani.
Le ceramiche sono state custodite nel Centro Sociale dove si è proceduto al lavaggio e assemblaggio che tocca ora anche agli altri pezzi e che terrà impegnato il gruppo di volontari ancora per qualche tempo. Le 41 ceramiche disponibili, inviate al Centro di Villa Manin, sono passate nelle mani di Aleardo Leonarduzzi, Giovanni Testori e Marina Viotto che hanno lavorato in collaborazione con Palmira Calligaro, Anna Baldini, Bruno Colautti, Geremia Nonini e Vinicio Tomadin. A loro si dove il ritorno dei suddetti pezzi all’antico splendore.
I lavori di ricerca e ricomposizione sono diretti da Mariella Moreno, responsabile negli anni scorsi con Vinicio Tomadin, degli stessi scavi archeologici.
“Ci auguriamo – ha detto l’assessore comunale alla Cultura, Luca Ovan – che questi oggetti possano entrare a far parte, tra non molto, dell’insieme che sarà esposto nel costituendo Museo sulla storia del castello e delle famiglie che vi hanno dimorato e soggiornato, museo che il Comune intende allestire nelle sale della Torre Porta del maniero grazie a un progetto la cui ideazione e attuazione è affidata alla Fondazione Ippolito Nievo di Roma. E’ nostro intendimento, però, riuscire a mostrare prima questi reperti alla popolazione perciò stiamo pensando a un’esposizione in anteprima, in una sede diversa anche perché è giusto cominciare a valorizzare il lavoro di questi anni: quello degli scavi, che sono ultimati, e quello del recupero e restauro dei frammenti rinvenuti, che invece prosegue alacremente”.


Fonte: Messaggero Veneto 23/08/2006
Autore: Raffaella Sialino
Cronologia: Arch. Medievale

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