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CATANIA. L’anfiteatro da restaurare e liberare.

All’anfiteatro romano continuano gli scavi e gli studi propedeutici all’elaborazione del progetto di restauro da inserire, in vista del finanziamento comunitario, nel Por 2007-2013.

Innanzitutto una buona notizia. Non c’è alcun motivo di stare in ansia per la scadenza dei termini che, in un primo momento, si pensava fossero stati fissati al 30 settembre di quest’anno: i bandi Por, infatti, non sono stati pubblicati e senza i bandi, che indicano i modi e le linee guida della progettazione, non c’è nulla da presentare. La sovrintendenza, dunque, si sta attrezzando in modo da poter contare su tutti gli studi e i dati necessari per presentare il progetto non appena questi saranno pubblicati.
A questo fine la «Commissione tecnico-scientifica per lo studio e la valorizzazione del complesso archeologico dell’anfiteatro di Catania», istituita il 2 febbraio scorso, ha ripreso il proprio lavoro: si è riunita il 24 ottobre scorso ed ha in programma un altro incontro entro dicembre, in data da definirsi.
E già in questa prima verifica sono stati messi dei punti fermi.

Gli esperti condividono l’impostazione del sovrintendente Gesualdo Campo di presentare un unico progetto che includa l’aspetto scientifico, e dunque lo studio e il restauro, e l’aspetto funzionale relativo alla valorizzazione del monumento e al suo adeguamento alle norme previste dalla legge per gli spazi aperti al pubblico. E questo significa garantire ai disabili l’accesso al monumento, con l’abbattimento delle barriere architettoniche, e realizzare servizi igienici e spazi adeguati per i custodi. Un problema di non poco conto in un monumento di epoca romano imperiale che si apre in pieno centro storico, sotto i palazzi della città barocca.
Varie le ipotesi di adeguamento funzionale che il sovrintendente ha preso in considerazione. In un primo momento aveva pensato di realizzare un nuovo accesso nell’angolo di nord-est della cavea liberata da Filadelfo Fichera, in piazza Stesicoro, ma questa soluzione è stata scartata. Altra ipotesi di lavoro quella di utilizzare un edificio dell’università in prossimità di via di San Giuliano a partire dal quale scavare per raggiungere la parte della cavea ancora sepolta, ma, data la collocazione, si sarebbe corso il rischio di intercettare alcune strutture del colosseo.

Analoga considerazione è stata fatta anche per la suggestiva ipotesi di prevedere l’ingresso da palazzo Tezzano, l’antico ospedale San Marco, dal quale, attraverso un ascensore sotterraneo, si sarebbe potuto raggiungere la parte dell’anfiteatro in vista su piazza Stesicoro. Ma, anche in questo caso, il rischio di incrociare le mura romane del monumento è troppo alto. Per questo l’ipotesi più praticabile sembra quella di individuare un immobile su via del Colosseo dal quale, scavando, si possa accedere direttamente alla parte ancora sepolta della cavea dell’anfiteatro liberandola da detriti e probabili resti di epoca medievale.

Questa ipotesi permetterebbe di raggiungere, utilizzando i corridoi dell’anfiteatro, sia la parte messa in luce da Filadelfo Fichera in piazza Stesicoro, sia quella liberata dal principe di Biscari sotto Villa Cerami. E consentirebbe pure di lavorare al restauro e alla messa in sicurezza del monumento dal basso, consolidando le fondamenta dei palazzi del Settecento e dell’Ottocento che hanno come fondamenta le mura dell’anfiteatro.

La commissione dovrà esprimersi anche su questa delicata scelta, ma il primo orientamento è favorevole a quest’ultima ipotesi.
Per quanto riguarda l’intervento archeologico la commissione studierà e valuterà le risultanze del rilievo effettuato dal prof. Beste e dall’arch. Becker dell’Istituto archeologico germanico di Roma e degli scavi condotti dal dottor Umberto Spigo, responsabile scientifico del progetto insieme al suo gruppo. Questa perizia-intervento sarà utile per stabilire l’esatta cronologia dell’anfiteatro del quale, grazie al rilievo e alla scoperta di differenti tecniche murarie, sono state individuate due fasi costruttive: la prima, contemporanea alla costruzione del teatro, nel I secolo, nell’epoca degli imperatori Giulio Claudi, e la seconda, un ampliamento, nel II secolo.

E’ stato riscontrato, inoltre, che il monumento è stato utilizzato anche quando non era più adibito agli spettacoli: dal V secolo a buona parte del VI è stato utilizzato per scopi artigianali, come dimostra anche il ritrovamento di tracce di un’officina per il vetro.
La dottoressa Maria Grazia Branciforti, responsabile della commissione scientifica, ricorda che, grazie ai risultati degli studi archeologici, sarà possibile preparare un progetto di risanamento e restauro delle parti dissestate, in particolare l’area sotto Villa Cerami, e quella sotto il circuito di piazza Stesicoro interessata a infiltrazioni di acqua e questo significa raccordarsi con il Comune per la realizzazione dei sottoservizi.

Gli scavi, inoltre, permetteranno di valutare se, al di là degli archi tampognati che si aprono sugli ambulacri, si sono conservate altre parti del monumento e, in tal caso, se e come possono essere liberate e valorizzate. Inoltre in un edificio tra piazza Stesicoro e via Etnea sono state rintracciate murature che seguono un’insolita linea curva, indizio di sottostanti mura romane dell’anfiteatro utilizzate come fondamenta. Studi che sollecitano decisioni e scelte di natura archeologica, ma anche urbanistica e architettonica perché riguardano la storia e il cuore della città. 


Fonte: La Sicilia 21/11/2007
Autore: Pinella Leocata
Cronologia: Arch. Romana

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