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BIELLA. L’antica origine della Bessa svelata dal Gps.

Se i risultati ottenuti in oltre un decennio di ricerca permetteranno di far conoscere la Bessa a livello internazionale con pubblicazioni specialistiche e partecipazioni a congressi, questa sera a Biella, gli appassionati di storia locale e quanti subiscono il fascino dell’antica miniera romana di Zubiena troveranno altrettante informazioni per approfondire le loro conoscenze sulle radici del Biellese.
Nella sede del DocBi (in via Marconi 26), in citta’, e’ stato presentato, da Alberto Vaudagna, il Progetto Bessa, che ha l’intento di fare il punto sui 14 anni di lavoro (dal 1996 al 2009) che hanno interessato il sito.
Il Progetto Bessa del DocBi, iniziato con il censimento dei massi incisi e delle sorgenti, e la realizzazione della carta archeologica, sta procedendo infatti con la partecipazione del Consiglio Superiore della Ricerca Scientifica spagnolo che, in stretta collaborazione con lo studioso biellese, attraverso un’equipe di specialisti in archeologia mineraria, si pone lo scopo di definire la struttura della miniera, la datazione relativa e assoluta del periodo di sfruttamento e la ricostruzione dell’ambiente paleobotanico.
«Il gruppo e’ diretto da Sanchez Palencia – spiega Vaudagna – colui che ha ”trasformato” la Miniera di Las Medulas in patrimonio dell’umanita’ riconosciuto dall’Unesco. Quello e’ un sito di eta’ imperiale mentre la Bessa e’ piu’ antica di un centinaio d’anni: risale all’eta’ repubblicana».
«Palestra» delle grandi miniere aurifere iberiche il sito biellese e’ stato cosi’ fotografato da Gps di altissima precisione in modo da individuare i sistemi di «coltivazione a solchi convergenti» dove gli ordinatissimi cumuli di pietre che s’incontrano ancora oggi nel parco, erano frutto non solo di un’accatastamento del materiale rimosso durante la ricerca dell’oro ma anche di un impianto idraulico di smaltimento del materiale di scarto.
All’interno di questi cumuli sono stati individuati anche gli insediamenti del popolo dei Salassi (di origine celtica) che nel secondo e nel primo secolo Avanti Cristo vennero sottomessi dai Romani e costretti al lavoro nella miniera alluvionale biellese.
Di loro restano poche tracce, monete e reperti di vasellame.  

Autore
: Paola Guabello

Fonte: La Stampa, Biella, 11/11/2009

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