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Artemidoro: le ricerche sul papiro. Ricostruzioni vere e false.

Nel suo articolo “Artemidoro, due prove sulla falsità” (Corriere 29 aprile), L. Canfora dà notizia di un mio contributo su L’Indice di aprile (che anticipa un mio più ampio lavoro). Temo però che l’articolo di Canfora e, soprattutto, il suo titolo diano un resoconto fuorviante della mia ricerca, attribuendomi conclusioni opposte rispetto a quelle da me effettivamente raggiunte.
Lungi dall’aver fornito alcuna “prova sulla falsità” del papiro, ho, infatti, argomentato che, tra le teorie proposte, quella del falso ottocentesco sia di gran lunga la meno verosimile.
Credo inoltre di avere dimostrato in modo cogente che la ricostruzione del papiro accettata finora (anche da chi lo ritiene un falso) sia fondamentalmente sbagliata.
Il papiro da integro non si presentava come l’inizio di un libro di una Geografia, con ‘proemio’, mappa e descrizione dell’Iberia.
Invece, dopo una lunga sezione perduta, l’ordine era: carta geografica, descrizione dell’Iberia (basata, con modifiche, su una sezione della Geografia di Artemidoro), disegni, e infine una autonoma ‘lode della Geografia’.
Si trattava, in altri termini, di un rotolo miscellaneo. Canfora ha di recente addotto come indizio della falsificazione il fatto che il papiro “volesse apparire ‘completo’: dal proemio che spiega ab ovo cosa sia la geografia, all’ultimo, malconcio rigo (…) con una frase evidentemente conclusiva” (Quaderni di Storia 69 (2009), p. 261).
In base allo stesso ragionamento il suo carattere miscellaneo potrebbe ora essere addotto contro l’ipotesi della falsificazione. Se, infine, menzionavo l’ipotesi di “un falsario più recente” era solo per scartarla. E’ congettura meno inverosimile di quella del falso ottocentesco ma che non presenta a mio parere alcun vantaggio rispetto a quella più ovvia e convincente: che, cioè, si tratti di un rotolo miscellaneo antico.

Giambattista D’Alessio, Professor of Greek Language and Literature, Department of Classics, King’s College London

Nota della Redazione del Corriere:
Il professor D’ Alessio non ha rettamente inteso: ha scambiato il titolo complessivo della pagina per titolo di uno dei pezzi sottostanti. Forse è stato tratto in inganno dalla impaginazione non esatta con cui quella pagina figura nel sito «Rassegna stampa» dell’ Università di Pisa.

Di conseguenza egli ha inteso il titolo «Due prove sulla falsità» come sintesi riferita unicamente al suo pensiero. In tale pagina c’ erano dunque due pezzi e un box, tutti raccolti sotto un unico titolo complessivo, riferito all’ intera pagina.

La materia trattata nell’ intera pagina era la seguente:

1) quanto pubblicato dal D’ Alessio sull’ Indice (con citazione testuale delle sue parole: «Non c’ è nessun motivo di pensare che debba trattarsi di Artemidoro», «Si potrà pensare all’ opera di un falsario più recente, ma con tutte le difficoltà di interpretazione ecc.»),

2) rilievi critici di altri studiosi,

3) la dimostrazione a opera della Polizia scientifica della falsificazione della foto del papiro esibita nell’ ed. Led pag. 61. È noto che per «falso» si intende innanzi tutto un testo presentato per ciò che non è.


Fonte: Corriere della Sera 11/05/2009
Cronologia: Egittologia

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