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AQUILEIA (Ud). Emerge un nuovo tratto della via Iulia Augusta.

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La scoperta fortuita, avvenuta durante alcuni lavori per un allacciamento elettrico, ha permesso di ricostruire l’originario tracciato stradale.
Un nuovo tratto della viabilità principale di epoca romana è stato messo in luce ad Aquileia in via Giulia Augusta, all’estremità settentrionale della città, durante l’ordinaria sorveglianza archeologica svolta in occasione dei lavori di allacciamento di un cliente effettuati da E-Distribuzione, Società del Gruppo Enel che gestisce la rete a media e bassa tensione.
I tecnici dell’impresa incaricata dei lavori, non appena individuati i resti archeologici nel corso delle operazioni di scavo, hanno interrotto immediatamente ogni attività informando, come d’obbligo, le Autorità locali competenti. Le operazioni di scavo sono dunque proseguite sotto la sorveglianza dell’archeologa Chiara Magrini e la direzione scientifica del funzionario archeologo Paola Ventura per la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia e grazie alla disponibilità di E- Distribuzione.
In seguito all’individuazione di alcuni basoli, appartenenti alla strada romana c.d. “Iulia Augusta”, che da Aquileia conduceva al Norico (attuale Austria), si è deciso di condurre un ampliamento e approfondimento, cogliendo l’occasione per rilevare e posizionare nella topografia della città di Aquileia, con maggiore certezza rispetto al passato, il margine orientale della strada che fungeva da cardine massimo della colonia. Finora infatti il tracciato stradale era stato intercettato in più punti, ma senza mai poterne definire almeno uno dei limiti e quindi l’effettiva larghezza, considerato anche che il margine occidentale corre al di sotto dell’attuale S.R. 52. Tale ritrovamento riveste quindi particolare importanza nella ricostruzione della viabilità generale di Aquileia.
Si sono poi incentrate le indagini su una fascia immediatamente a est dello scavo, dove le strutture antiche di canalizzazione, forse interpretabili come tratti di fognatura o acquedotto, risultano compromesse da una antica fossa di spoliazione, scavata per ricavare materiale edilizio da riutilizzare.
Il consistente strato di terreno di riporto che è stato qui messo in luce è riconducibile a una massiccia opera di bonifica finalizzata all’urbanizzazione del settore settentrionale di Aquileia, già individuata in occasione di precedenti indagini e datata ad una fase piuttosto precoce della colonia (inizi del I secolo a.C.): lo dimostrano i materiali ceramici, simili ad altri rinvenuti ad esempio nei livelli più antichi del macellum a nord del Foro, fra cui spiccano due bolli di anfore adriatiche che riportano i nomi “ALEX” e “PHILIP”.
In un tratto di trincea ancora più ad oriente sono invece emersi i resti di alcuni spazi abitativi o botteghe, riferibili ad epoca tardo-imperiale. Interessante è la presenza di un piano di malta, interpretabile come preparazione del pavimento vero e proprio. Anche in questo caso le strutture risultano compromesse da una manomissione avvenuta ancora in età tardoantica/altomedievale, come denunciato dall’abbondante materiale ceramico presente nel riempimento della fossa.
“Siamo particolarmente orgogliosi – sottolinea Davide Marini, responsabile E-Distribuzione Zona di Udine-Monfalcone-Pordenone – di aver rinvenuto, ancorché in modo fortuito, testimonianze archeologiche della storia di Aquileia e del suo territorio e di aver contribuito, grazie alla guida esperta della Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia, alle operazioni di scavo. La vicenda rappresenta inoltre un ulteriore esempio dell’attenzione e del rispetto con cui la nostra azienda opera sul territorio, nonché della eccellente collaborazione creata con le tutte le Amministrazioni competenti”.
Il Sindaco Emanuele Zorino sottolinea: “Aquileia non finisce mai di stupire ed è un’emozione vedere come l’archeologia sia parte intrinseca del nostro territorio; ogni scavo, in questo caso e come in moltissimi casi per motivazioni di carattere civile, ci ricorda l’immenso patrimonio che la città di Aquileia materialmente detiene. Un singolare rapporto fra città viva e città dell’eredità culturale che da sempre caratterizza l’unicum che Aquileia rappresenta. Quell’unicità su cui la nostra amministrazione punta tanto e che può diventare volano per economia e turismo. Ancor di più in questo caso dove l’esplorazione ha portato in luce parte del cardine massimo, simbolo della rete viaria romana di cui Aquileia è stata crocevia”.
“È stato un cantiere che è diventato un’attrazione per i tanti turisti che nonostante il periodo stanno percorrendo il collegamento ciclabile più bello d’Europa, evitando di fatto il disagio dovuto al rallentamento della viabilità sull’asse dell’Alpen Adria. L’ottima collaborazione fra Soprintendenza, Enel e Comune ha creato le condizioni per trasformare, in sicurezza, il cantiere di scavo in un punto di interesse; sarebbe utile e nell’interesse del territorio ora aprire un tavolo per ragionare di una valorizzazione in loco dell’importate ritrovamento”, conclude Zorino.

Fonte: www.ilfriuli.it, 19 giu 2020

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