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VERONA. Quei ritrovamenti (dimenticati) sulle tombe cristiane di San Zeno.

In piazza Corrubbio gli scavi per il parcheggio vanno avanti e tra non molto spariranno gli alberi. Ma le ruspe potrebbero essersi già portate via, per sempre, le testimonianze del primo cimitero paleocristiano di Verona. Turbando, per sempre, il sonno eterno degli antenati dei primi sanzenati.
La tesi che l’odierno quartiere di San Zeno sia la culla della cristianità di Verona è nozione ben assodata. Ma la soprintendenza (vedi articolo sotto) non crede che il sottosuolo di piazza Corrubbio nasconda le tombe dei primi cristiani, come invece affermano esperti di archeologia veronese come Alberto Solinas e Giorgio Vandelli, già membri dell’Archeoclub.
Le tombe «alla cappuccina» finora rinvenute sono state considerate di scarsa importanza storica, anche perché prive di corredo, e datate attorno all’anno mille. Eppure, a pochi metri di distanza da piazza Corrubbio la soprintendenza stessa, anni fa, fece scoperte molto differenti.
Gli scavi sotto e nei dintorni l’abbazia di San Zeno, ed in particolare dalle parti di San Procolo, restituirono reperti di importanza tale da meritare una mostra, dedicata, a San Fermo, a metà degli anni ottanta.
Fino ad allora le testimonianze dei cimiteri antichi si esaurivano con i ritrovamenti, alla fine dell’800, presso le caserme Chiodo e Catena: là era stata rinvenuta una necropoli romana dell’epoca imperiale, con il rito dell’incinerazione.
Ma a San Zeno vengono fatti ritrovamenti nuovi: la «cassa litica» (70 per cento), la «cassa in muratura» (7 per cento), la tomba «alla cappuccina » (14 per cento), ma anche sepolture infantili in anfora (3 per cento), tombe in miniatura con casse di piombo (3 per cento) e semplici fosse scavate in terra (3 per cento).
«Si tratta di un utilizzo dell’area che inizia tra il terzo e il quarto secolo dopo Cristo per prolungarsi nell’alto medioevo (ovvero, fino all’anno mille, ndr)», si leggeva su uno dei pannelli di quella mostra. Erano le tombe dei primi cristiani di Verona. «Rispetto alle sepolture pagane precedenti, le inumazioni del cimitero di San Zeno sono quasi sempre prive di corredo funebre», continuavano le note sulle indagini archeologiche.
Secondo Solinas, infatti, la sepultura dei primi cristiani era semplice, il corpo avvolto in un sudario: questo per non incappare nel peccato mortale della superbia. A condurre quegli scavi è stato l’architetto Libero Cecchini.
«Avevamo trovato una vera e propria stratificazione di tombe », ricorda. Certo, Cecchini non ha elementi per dire che simili ritrovamenti sarebbero possibili anche in piazza Corrubbio. «Forse sì, forse no – spiega – Hanno trovato un cimitero romano a Porta Palio scavando per i mondiali di calcio che nessuno si aspettava di trovare. Lo stesso corso Cavour era un cimitero ».
Tuttavia, secondo l’esperto architetto, solo in un luogo di San Zeno c’è una ragionevole certezza di non trovare reperti: ovvero l’odierna piazza Pozza. «Era indicata così fin dalle mappe del Medio Evo, probabilmente lì c’era una pozza d’acqua, una depressione, poi nel frattempo coperta».
C’è chi, in passato, ha proposto di spostare l’ubicazione del garage sotterraneo in piazza Pozza, ma non se ne è mai fatto nulla. In archeologia, in ogni caso, gli indizi non fanno una prova. In assenza di ritrovamenti consistenti (per altro auspicati dal sindaco Flavio Tosi come «scusa» per bloccare i lavori) il cantiere del parcheggio andrà avanti. E la stessa terra che un tempo avvolse i corpi dei primi cristiani veronesi servirà a riparare dalla pioggia un suv. È questo il progresso, pare.

Autore: Alessio Corazza

Fonte: Corriere del Veneto.it, 15/01/2010.

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