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UN BABBUINO PER L’UNIFICAZIONE, di Marina Celegon.

babbuino

Al Neues Museum di Berlino è conservata un’impressionante statua in alabastro che rappresenta un babbuino amadriade, una grande scimmia non arborea presente nell’Antico Egitto. I maschi adulti raggiungono i 50-90 cm ed un peso di circa 20 chili. Il loro pelo è bianco argento con una vera e propria criniera sulle spalle ed il muso senza peli. Vivono in gruppi familiari sotto la guida di un vecchio maschio, ma talvolta si radunano in bande numerose che contano anche 100 esemplari. Sono animali molto intelligenti, guardinghi e prudenti ma anche coraggiosi e talvolta aggressivi.

Erano molto rispettati dagli antichi egizi presso i quali il babbuino era venerato come animale sacro incarnazione del dio Thoth, dio della Luna, della sapienza, della scrittura, della magia, della misura del tempo, della matematica e della geometria. Rappresentazioni di grandi e piccoli babbuini erano collegate al culto di questo dio, conosciuto per la sua saggezza come lo scriba degli dei.

Nel caso di Berlino però siamo di fronte ad un’altra storia. La statua, alta 52 cm, riporta infatti scolpito il serekh con il nome di re Narmer, il re semi-leggendario che, intorno al 3100 a.C., riuscì ad unire sotto un unico potere l’intero Egitto, dando così il via all’Egitto dinastico. All’epoca di Narmer statue in pietra di queste dimensioni e così rifinite sono molto rare e quindi già questo la rende pressoché unica.

Seduto su una base rettangolare, con le zampe anteriori inserite tra quelle posteriori, l’animale dà un’impressione di grande potere e, pur nella posizione di riposo, dà l’idea di un capo branco attento a proteggere da eventuali nemici o rivali le sue femmine e i suoi piccoli. Le orbite vuote, dalle quali in antichità sono state tolte le pietre che vi erano incastonate, accentuano ancora di più la potente espressione dell’animale.

All’inizio del periodo dinastico il babbuino rappresentava una divinità conosciuta come ” il grande bianco”, associata con la luna, il cui culto si era sviluppato a Ieracompoli e ad Abido, divinità che venne in seguito soppiantata dal più famoso dio Thoth che ne assorbì il carattere lunare.

Anche se il luogo di ritrovamento non è noto, si ritiene che la statua rappresenti un dono offerto dal sovrano nel tempio di Abido, quale espressione di gratitudine per la protezione concessa dalla divinità nella lotta per l’unificazione del paese.

Autore: Marina Celegon

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