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ROMA. Riaffiora la villa rustica della Marcigliana risalente a 2300 anni fa.

È venuta fuori per caso, durante i lavori per un traliccio della linea elettrica. Prima una traccia muraria, poi le strutture sempre più ampie e articolate con pavimentazioni e mosaici, e alla fine è riemersa intera una grande Villa Rustica, un complesso agricolo con annessa residenza padronale (e persino un nucleo termale) che ha attraversato ben otto secoli di storia romana. Siamo nel cuore del parco della Marcigliana, a circa dodici chilometri dal centro storico, sulle colline boscose che dominano dall’alto la via Salaria e la valle del Tevere.
marciglianaÈ aperta campagna, a ridosso del parco archeologico dell’antica città di Crustumerium (la nemica di Roma conquistata nel 499 a.C.) Una di quelle scoperte che rinforza la dignità storica della periferia della Capitale. Ancora un rinvenimento casuale durante i lavori di costruzione della nuova linea elettrica Roma Nord-San Basilio condotti da Areti, la società dell’Acea, condotti in sinergia con la Soprintendenza di Roma.
Perché è così importante? «È rarissimo trovare oggi una villa come questa che ha avuto un utilizzo continuo senza abbandoni dal III secolo a.C., ossia dall’età repubblicana, al V secolo d.C., fino cioè al tardo impero», spiega l’archeologo responsabile dello scavo Anselmo Malizia.
Questa Villa Rustica va interpretata come un’autentica azienda agricola, che ha subito ripensamenti e ingrandimenti in base alle epoche storiche, ma sempre ricca. «Pensiamo alla vicina Crustumerium – continua Malizia – Dopo la conquista di Roma rapidamente decade, ma l’area intorno dal punto di vista agrario resta strategica. Tra la fine del II a. C. al II d. C. Roma è già una delle città più popolose del mondo, e c’è bisogno di prodotti freschi».
Nella Villa Rustica della Marcigliana si coltivavano frutta, ortaggi, verdura, prodotti ferschi che venivano trasportati su chiatte lungo il Tevere al Foro Olitorio e qui venduti al mercato. Stessa cosa per la carne fresca, di prodizione ovina, bovina, suina, gli animali venvano portati vivi e venduti al Foro Boraio. Ai piedi del Campidoglio. «La Villa ritrovata continua questa attività fino al tardo impero e alla decadenza di Roma, quando ormai non c’è più bisogno di cercare prodotti freschi nel suburbio perché ortaggi e frutta si potevano coltivare anche dentro la fascia delle Mura Aureliane», riflette Malizia.
Perché? Probabilmente la posizione strategica, elevata, a ridosso delle commerciali, vicino alla via Salaria e al fiume. Lo scavo, condotto da Alessandro Del Brusco, ha restituito tanti dettagli. Una moneta di bronzo con l’effigie dell’imperatore Filippo l’Arabo (247- 249 d.C.) offre una datazione precisa alla fase di massimo splendore della Villa Rustica, quando viene creato un ambiente termale documentato dal sistema di canalette per l’acqua calda, al servizio dell’edificio padronale: «Testimonianza di come l’edificio agricolo avesse anche un carattere residenziale come luogo di riposo e otium», aggiunge Malizia.
A riaffiorare anche ceramiche a vernice nera di età repubblicana, elementi decorativi dell’architettura, il manico in osso di un coltello, un anello. Spiccano i pavimenti a mosaici e tarsie marmoree oltre ai numerosi dolia interrati (i grandi contenitori per l’olio e il vino).
«Già dopo il primo studio dei materiali e della stratigrafia emersi alla Marcigliana – sottolinea la Soprintendente speciale di Roma Daniela Porro – si possono ricostruire le fasi di evoluzione di una villa rustica e ottenere nuovi dati per la conoscenza di quel tipo di centro di produzione agricola fondamentale nell’economia dell’antica Roma».
La Villa ora è stata momentaneamnte ricoperta con tessuto non tessuto in previsione di una progetto di valorizzazione per inserirla nell’area del parco di Crustumerium.

Autore: Laura Larcan

Fonte: www.ilmessaggero.it, 2 dic 2019

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