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ROMA. Parte la «rivoluzione» dei musei.

Mostre in cui si può giocare, musei in cui ci si può divertire, percorsi espositivi interattivi e collezioni riscoperte e valorizzate che escono dall’anonimato per rivelarsi ai visitatori in tutta la loro bellezza.
A Roma i musei vivono una nuova giovinezza grazie a un nuovo indirizzo che li vuole capaci di dialogare con il pubblico e stringere con i visitatori un rapporto di complicità.


Cosa sta succedendo ai musei della Capitale?

Sembra sia in atto una sorta di rivoluzione che invita i visitatori a toccare con mano quello che, solitamente, si apprende in maniera teorica e che passa attraverso un’infinita lista di appuntamenti musicali, performativi, artistici che invadono le sedi espositive, divenute – è davvero il caso di dirlo – «teatro» di una conoscenza appassionante e di visite fuori dai soliti canoni. La rivoluzione è frutto del nuovo indirizzo voluto dall’assessore alle Politiche culturali Umberto Croppi, grazie al quale i Musei Capitolini hanno registrato un aumento di visitatori, negli ultimi 12 mesi, del +12%.

«A Roma – spiega Croppi – abbiamo un patrimonio museale fatto di collezioni importanti, nate in un’epoca in cui la museografia era tale per cui i musei venivano
pensati e realizzati per vedere, non per interagire. Su quel tipo di patrimonio è difficile intervenire in maniera strutturale, perché il rischio è quello di snaturare le collezioni e i progetti originali, ma abbiamo comunque pensato a una serie di interventi che mirano a migliorare il rapporto tra il visitatore e la collezione»
.
Interventi che, nel progetto dell’assessorato, puntano soprattutto in due direzioni: da una parte, migliorare le condizioni di fruibilità, ad esempio attraverso aperture in orari non usuali (sono stati circa 12mila i visitatori che hanno letteralmente preso d’assolto le sedi che, a maggio del 2009, hanno aderito all’iniziativa «La Notte dei Musei»), dall’altra organizzare forme d’animazione che stimolino una frequentazione di luoghi museali che altrimenti non susciterebbero la curiosità della gente.
«Gli eventi musicali, le performance, gli incontri a tema – aggiunge l’assessore – non solo generano un rapporto diverso con gli oggetti esposti, ma creano le condizioni affinché il pubblico si affezioni al museo e torni poi, nel tempo, a frequentarlo». Qualche esempio? La già citata mostra «Machina. Tecnologia dell’antica Roma», che ha inaugurato il nuovo corso di un museo che, sebbene già innovativo all’epoca in cui fu costruito, negli ultimi anni non aveva certo brillato nella galassia dei musei romani.
«E poi – aggiunge Croppi – l’ampio e frequente utilizzo che stiamo facendo dei musei come sedi di mostre, cosa che li rende decisamente più vivibili e permette alle persone di scoprire quelli meno famosi. Penso alla mostra dei merletti al Museo Napoleonico che ha avuto un discreto successo di pubblico; all’organizzazione del Talent Prize alla Centrale Montemartini; al matrimonio tra il Museo dell’Ara Pacis e le eccellenze della contemporaneità; ai laboratori per bambini, cui teniamo molto». Tutte iniziative volte ad aumentare il numero dei visitatori, conquistandoli con una cultura che diventa finalmente attraente. La materia di base c’è, anche in eccesso in una città come Roma in cui arte e storia la fanno da padrone, quello che mancava, forse, era la sua giusta valorizzazione. Come ricorda Umberto Broccoli, sovrintendente ai beni culturali di Roma, se il termine studium andava a braccetto con l’idea di divertimento, il nuovo indirizzo sposa alla perfezione il patrimonio di una città che più di un museo a cielo aperto si rivela una grande parco di divertimento. Culturale, naturalmente.

Fonte: il Giornale, Roma, 17/01/2010

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