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REP. CECA (Moravia). La Venere di Vestonice. Un manufatto che ci giunge dal paleolitico.

Nel sito di Dolni Věstonice, che si trova nella regione della Moravia nella Repubblica Ceca e che un tempo era un villaggio di cacciatori di mammuth, durante una serie di ricerche e di scavi effettuati sotto la direzione di Karel Absolon a partire dal 1924, il 13 luglio 1925, fu portata alla luce una statuetta in ceramica, separata in due parti, in buono stato di conservazione favorita dallo strato di cenere nella quale fu trovata; fu definita la “Venere di Dolní Věstonice” (Věstonická Venuše, in lingua ceca), era insieme con tanti piccoli animali (leone, mammuth, rinoceronte, cavallo, volpe, civetta, orsi), ed un grande quantitativo di palline, più di duemila, di argilla cotta.
La statuetta, alta 111 millimetri e larga 43 sui fianchi, è costituita da creta cotta a temperatura relativamente bassa, indicativamente fra i 500 e gli 800°C. É l’immagine di una donna nuda, con forme ridondanti, accentuate nel seno, nei fianchi e nel ventre, mentre la testa è piccola e quasi insignificanti sono le altre parti del corpo; tutto questo per caratterizzare il concetto di fertilità; e, infatti, gli archeologi e gli scienziati chiamano “Veneri” questi tipi di statuette.
Un punto da chiarire in merito a questo ritrovamento, riguarda l’epoca che ha segnato l’inizio dell’uso della ceramica: infatti, questa è nata nell’epoca del Paleolitico, mentre si riteneva, fino ad allora, che fosse più tardo; in effetti, la statuetta, insieme con altre trovate nelle zone limitrofe, è la più antica nota nel mondo intero, datata com’è fra i 29.000 e i 25.000 mila anni fa (periodo dell’industria gravettiana).
Ma un qualcosa di inaspettato ha fatto restare a bocca aperta gli studiosi che hanno avuta la possibilità di esaminare la statuetta tenendola in mano: effettivamente, incredibile ma vero, sulla stessa, applicando il metodo della tomografia attuato nel 2004 da un gruppo di scienziati demandato al suo studio, è stata rilevata un’impronta digitale che, per le sue dimensioni, ha fatto pensare ad un bambino o a un ragazzo fra i 7 e i 15 anni.
Quell’impronta sembrerebbe dimostrare che fu lui l’autore della statuetta, ma sono diversi gli studiosi, fra i quali sono Králík, Novotný e Oliva, che lo ritengono improbabile; forse l’ipotesi più veritiera è che essa sia stata modellata da un artista e che sia stata toccata dal ragazzo, quando la ceramica era ancora fresca. Già, toccata, e perché? Per caso oppure perché fu presa in mano e manipolata? Il mistero resta tale. Comunque, si spera che potenziali futuri approfondimenti possano portare alla verità.
Tempo addietro, la Venere era esposta nel Museo della Moravia a Brno, ma la si protegge con accuratezza, presentandola raramente all’ammirazione del pubblico. Ciò è avvenuto, per l’ultima volta, nel periodo che va dall’11 ottobre 2006 al 2 settembre 2007, inserita nella mostra Lovci mamutů (Cacciatori di mammuth), nel Museo di Praga. In occasione della mostra “Arte preistorica nell’Europa centrale” nel Museo della Moravia, la Venere di Dolní Věstonice fu esposta al pubblico, per tornare nel suo deposito nel giugno 2009. Comunque, è compito degli scienziati quello di tenerla sempre sotto attento controllo.
Si tratta di una statuetta preziosa, anche perché, essendo di ceramica, è stata favorita dal letto di cenere in cui ha dormito per migliaia di anni, mostrandoci chiaramente quale fosse l’arte dei manufatti di quel tempo tanto lontano da noi.

Autore: Mario Zaniboni – zamar.22blu@libero.it

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