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POGGIOMARINO (Na). Ecco il piccone simbolo dei Sarrasti.

Eccezionale ritrovamento al termine della quarta campagna di scavo a Longola, nel territorio di Poggiomarino (Na), non lontano da Pompei, in un’area inizialmente destinata al depuratore del medio corso del Sarno e vincolata dalla Soprintendenza di Pompei in seguito al ritrovamento nel 2000 di un villaggio protostorico.

Ecco ora uno strumento lignei simile a un moderno piccone, con la parte funzionale arcuata e le due estremità rastremate e appuntite incastrata a un lungo manico.

La circostanza che il manico si presentasse spezzato in diversi punti con i vari frammenti posti accanto, ha fatto ipotizzare che lo strumento, danneggiatosi durante l’utilizzo, forse per rimuovere i resti di una capanna dismessa, sia stato lasciato sul posto, quasi a simbolo della forza modificatrice degli operosi abitanti di Longola.

Dopo il ritrovamento di una splendida cesta di vimini intrecciata, di pettini, recipienti e strumenti in legno, la nuova scoperta conferma la natura eccezionale del giacimento archeologico di Longola, soprattutto per la presenza di oggetti in fibra vegetale e in legno perfettamente conservati, grazie ai sedimenti argillosi prodotti dalle alluvioni del fiume Sarno, in cui per millenni sono rimasti sigillati.

“Lo scavo in corso – spiega il soprintendente Pietro Giovannmi Guzzo – continua ad ampliare le nostre conoscenze sul mondo, finora mitico, dei Sarrasti. Alle eccezionali scoperte delle capanne, delle piroghe, della bonifica del terreno umido in cui sorse il villaggio, dei torchi per vino e mangiatoie per animali si aggiunge ora un piccone. Abbiamo davanti agli occhi lo strumento che permise gran parte del lavoro del quale, finora, abbiamo visto i frutti.

Riguardo alla grande quantità di reperti, la Soprintendenza si sta attivando per il futuro Musei dei Sarrasti, la cui realizzazione richiede tuttavia il deciso impegno degli Enti territoriali interessati”.

L’insediamento di Longola si configura come un importante abitato in prossimità del Sarno, di notevole estensione e centro cruciale di produzione e di scambi. Soprannominato la Venezia della Preistoria, per essere costituito da isolotti ricavati tra canali artificiali, esso si configura come la scoperta più importante dell’ultimo secolo in Italia meridionale.

Di notevole interesse anche la durata: dalla media età del Bronzo fino al VI sec. a.C., subito prima della fondazione di Pompei.

La continuazione delle ricerche (dirette da Paola Rispoli) nei due saggi di scavo, le cui fasi più recenti erano già state indagate in precedenza, ha permesso di raggiungere i livelli più antichi della prima Età del Ferro, un periodo finora poco attestato nelle vicine necropoli della valle del Sarno. Restano da indagare gli strati più antichi, relativi all’età del Bronzo.

“Anche quest’anno – spiega l’archeologa francese Claude Albore Livadie – l’insediamento di Poggiomarino si è rivelato di grande interesse per la ricchezza dei materiali e delle strutture rinvenute e per l’ottimo stato di conservazione, consentito dalla loro giacitura quattro metri sotto il livello della falda acquifera: migliaia di pali ed elementi lignei permetteranno di datare con la dendicronologia i diversi momenti di vita dell’insediamento e di elaborare una prima curva di riferimento per l’Italia meridionale”.

Con gli ultimi due saggi sono state rimesse in luce una quindicina di nuove capanne. Molte conservavano ancora l’alzato delle pareti in graticcio, i pali perimetrali e i pavimenti con i focoloari.

Notevole anche la strutturazione degli isolotti e la preparazione dei piani di frequentazione, realizzati mediante la sovrapposizione di pomici, ramaglie e limo allo scopo di drenare e mantenere in asciutto le aree abitatie poco sopelevate rispetto ai canali e ai bacini palustri circostanti.

Il progressivo innalzamento della falda freatica creava, infatti, continui dissesti, soprattutto nelle aree prospicienti ai canali, inducendo all’abbandono e alla riedificazione delle strutture a quota più alta.

Dopo il rinvenimento di due piroghe di quercia in una darsena, ancorate a grossi pali di ormeggio, di pareti di graticcio di strutture alte più di due metri, smantellate e adagiate al suolo, il sito continua a restituire oggetti in osso e corno lavorati, in bronzo, forme di fusione che attestano la lavorazione in loco dei metalli e migliaia di frammenti ceramici. Sono reperti che per la prima volta documentano la vita dei Sarrasti, citati da Virgilio.

Info: 081 8575111.

 


Mail: info@pompeiisites.org
Fonte: Archeologia viva 01/03/2007
Cronologia: Protostoria

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