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PERU’. Il mistero delle mummie di Atacama.

L’analisi genetica di frammenti di tessuto mummificato su alcuni teschi risalenti a 500-100 anni fa ha permesso di chiarire le cause delle loro strane lesioni, rimaste inspiegate per trent’anni.

Negli anni settanta, in quella che è la regione più arida della Terra, il deserto di Atacama, un gruppo di archeologi scavando nell’antico cimitero di Coyo Oriente, in Cile, scoprì 225 scheletri e mummie risalenti a un periodo compreso fra 500 e mille anni fa, quattro dei quali, appartenuti a donne, mostravano strane lesioni. Come se una parte del loro cranio fosse stata erosa o quasi “divorata”. L’ipotesi avanzata allora fu che quelle lesioni potessero derivare da lebbra, tubercolosi o cancro.

Oggi, a trent’anni di distanza, un gruppo di ricercatori diretti da Otto Appenzeller del New Mexico Health Enhancement e Carney Matheson della Lakehead University a Thunder Bay, in Ontario, è venuto a capo di questo “giallo” archeologico.

Come raccontano in un articolo pubblicato sulla rivista on line ad accesso pubblico Plos One, amplificando e analizzando il DNA estratto da frammenti di tessuti mummificati che ancora aderivano ai teschi hanno infatti potuto identificare diversi geni che sono caratteristici del protozoo parassita Leishmania, che provoca la leishmaniosi.

La leishmaniosi in effetti è endemica in buona parte del Sud America, ma “la malattia – osserva Appenzeller – oggi non è presente a San Pedro de Atacama ed è improbabile che vi fosse mille anni fa, dato che il clima estremamente secco impedisce al parassita di completare il proprio ciclo di vita” : altrimenti sarebbe facilmente divenuto endemico dato che ad Atacama “tutto il resto che gli serve per il suo ciclo di vita – sabbia, roditori e cani – è presente”.

Secondo i ricercatori, le donne il cui teschio riportava quelle strane lesioni sarebbero state immigrate Yungas, una popolazione che viveva a 400 chilometri di distanza nel bassopiano tropicale alle falde orientali delle Ande, dove la leishmaniosi è endemica. Gli abitanti delle aree montane e desertiche di Atacama, dediti per lo più all’allevamento di lama, apprezzavano le sostanze allucinogene che crescevano nei territori degli Yungas tanto che si era creata una fitta rete commerciale fra le due regioni.

Probabilmente, osservano i ricercatori, le quattro donne avevano contratto la malattia da giovani nel bassopiano e si erano poi sposate con persone di Atacama prima che si manifestassero le lesioni facciali, che per svilupparsi richiedono una ventina d’anni.


Fonte: Le Scienze 15/09/2009

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