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ORVIETO – Museo Faina – Da Collezionisti a Mecenati

La passione per l’antico del conte Mauro Faina e del nipote Eugenio sono all’origine del prestigioso museo archeologico orvietano intitolato alla nobile casata.

“Il fascino di una collezione sta in quel tanto che rivela e in quel tanto che nasconde della spinta segreta che ha portato a crearla”.
L’osservazione è di Italo Calvino e appare in “Collezione di sabbia”. Va tenuta presente percorrendo le sale del Museo “Claudio Faina” di Orvieto, che sembrano progettate proprio in funzione di quella “spinta segreta” che spinse i conti Mauro ed Eugenio Faina a divenire collezionisti di antichità.
Mauro aveva avuto una giovinezza difficile. L’impegno politico, che lo vedeva schierato su posizioni liberali e favorevoli all’unificazione dell’Italia, si sposava con una vitalità (e, forse, un’insoddisfazione) di fondo: “pessimo soggetto. Fanatico repubblicano”, così risultava schedato negli archivi della polizia pontificia. Insofferente lo fu anche in seguito, quando, negli anni 1859-1860, militava nell’esercito piemontese, dopo aver soggiornato a lungo nell’America Centrale: “è malcontento della sua posizione … egli è in uno Stato maggiore di Divisione ove comandano vecchi officiali piemontesi … Vuoi che Fanti, Cialdini, Lamarmora lo vedano di buon occhio alla pari con loro? E’ impossibile. Si vuole impiemontesare l’Italia e non italianizzare il Piemonte”, così scriveva Carlo Bruschi a uno dei fratelli di Mauro nel maggio del 1860.
Nel 1864, improvvisamente, all’età di cinquant’anni, Mauro iniziò a collezionare monete, antichità etrusche, greche, romane e a condurre campagne di scavo nei terreni di famiglia, nei territori di Chiusi, Perugia, Todi, Orvieto e Bolsena. Nel 1868, nell’anno della sua morte, la collezione era già ricca e contava più di duemila reperti, senza considerare le monete. Essa passò sotto la gestione di un giovane nipote, Eugenio, che, negli ultimi mesi di vita dello zio, ne aveva condiviso la passione per l’antichità.

Amico di archeologi.
La scelta fu fortunata.: Eugenio si rivelò un buon collezionista e una persona di grande levatura intellettuale. Deputato e poi Senatore del Regno, divenne un uomo politico di spicco nel liberalismo italiano dei decenni a cavallo fra Ottocento e Novecento, impegnato, in particolare, sui problemi dell’agricoltura e dell’alfabetizzazione. Amico di archeologi illustri, Gian Francesco Gamurrini e, soprattutto, Adolfo Cozza, continuò ad arricchire la propria raccolta sino agli anni Ottanta, acquisendo però solo materiali orvietani, nella consapevolezza dell’importanza di non estrapolarli dal loro contesto storico. Quindi cessò di acquistare per sé e si battè con successo prima per la costituzione e poi per l’ampliamento di una raccolta civica, indice di un suo superamento del collezionismo privato a favore di uno pubblico di stampo municipale. La collezione passò poi al figlio Claudio jr. Che nel 1954 la donò alla città di Orvieto.
Il percorso espositivo si apre proprio con la presentazione del monetiere, così caro a Mauro: poche monete etrusche, italiche e greche si alternano con i numerosi pezzi romani, in bronzo e in argento, di epoca repubblicana e imperiale. Quindi s’incontrano altri reperti raccolti da Mauro, tra cui un interessante canopo e alcune urne di epoca ellenistica, da Chiusi, notevoli per le tracce di colore ben conservate nelle scene raffigurate sulla fronte.

Una sfilata di capolavori.
Si arriva quindi alle sale con le antichità collezionate da Eugenio, e qui il primato passa alla ceramica attica a figure nere e rosse rinvenuta nella necropoli orvietana di Crocifisso del Tufo. Vi si trovano capolavori assoluti, fra cui tre anfore attribuite a Exekias, il maggiore ceramografo attico nella tecnica a figure nere, ma degne di menzione sono almeno anche le due anfore tirreniche, le due lip-cup firmate da Xenokles, la pisside nicostenica, l’anfora del Pittore Affettato, lo stamnos firmato da Hermonax.
Il percorso prosegue al secondo piano, e qui gli oggetti sono disposti secondo il tradizionale criterio cronologico e tipologico: le punte di freccia precedono le ceramiche dell’età del Bronzo finale e della fase villanoviana, che sono seguite dai buccheri: buccheri a pareti sottili dell’Etruria meridionale e pesanti di quella centro-settentrionale, usciti per lo più dalle officine di Chiusi e di Orvieto.
Dopo il luogo di sosta, un lungo corridoio, dal quale si può ammirare da una posizione insolita, all’altezza del rosone, la splendida facciata della Cattedrale orvietana, i reperti archeologici tornano a essere i protagonisti: di nuovo ceramiche attiche a figure nere e rosse, fra le quali spicca un’anfora attribuita al pittore di Amasis. Quindi i bronzi e, infine, una sorta di antologia della produzione ceramica etrusca: un’anfora della “White on red”, olpai (brocche) etrusco-corinzie, anfore e stamnoi del pittore di Micali, vasi del Gruppo Orvieto, kelebai del IV secolo a.C., ceramica argentata.
Uno spazio a sé è stato ritagliato per la realizzazione del Gruppo di Vanth, uscite da una bottega attiva a Velzna (Orvieto) negli ultimi due decenni del IV secolo a.C.: il pittore disegna le figure ricorrendo a una linea spessa, fa largo uso di ritocchi bianchi, utilizza una vernice diluita, tende, consapevolmente o meno, a trasformare il mostruoso in caricaturale: è sicuramente uno dei ceramografi più vivaci e innovativi della sua generazione.
Palazzo Faina, al pianterreno, ospita anche la collezione civica di archeologia, nella quale figurano pezzi molto noti, ritrovati nell’Ottocento: la “Venere” di Cannicella, il cippo a testa di guerriero, alcuni altorilievi di terracotta dal tempio di Belvedere.
Il visitatore, lungo il percorso, è accompagnato da un puntuale apparato didascalico. Un secondo apparato è stato appositamente realizzato per il pubblico dei più giovani, ed è impostato come un gioco, con la classica inversione dei ruoli: sono i ragazzi a dare spiegazioni agli adulti. I servizi del museo comprendono inoltre uno shop, una sala per proiezioni e un angolo caffè dove si possono leggere anche i maggiori quotidiani italiani.

Informazioni utili:
Museo “Claudio Faina” – Piazza del Duomo, 29 – Orvieto
Orario invernale (1 ottobre – 31 marzo): tutti i giorni 10-17; lunedì chiuso.
Orario estivo (1 aprile – 30 settembre): tutti i giorni 9,30-18.
Info: 0763341216, 0763341511; fax 0763341250
Mail: fainaorv@tin.it
Fonte: Archeo maggio 2002
Autore: Giuseppe M. Della Fina
Link: http://www.museofaina.i

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