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NEW YORK: 7 italiani tra i 100 malati gravi del mondo.

Pubblicata la quinta lista dei 100 “siti in pericolo” nel mondo: tra i 21 nuovi siti (la maggior parte in Europa) ben sette in Italia, quattro nel solo Lazio. Per la prima volta nella lista un intero Paese, l’Iraq, per la guerra e i sacchegg.

Il 21 giugno scorso la nuova lista dei 100 siti in pericolo per il biennio 2006-2007 è stata pubblicata dal World Monuments Fund (Wmf), l’organizzazione non-profit fondata quarant’anni orsono a New York. La lista è al suo quinto ciclo e al decimo anniversario: dal 1995 l’American Express ha sponsorizzato questo programma con una donazione di 10 milioni di dollari, che sono stati utilizzati per sostenere operazioni di documentazione, conservazione preventiva, stabilizzazione e restauro di decine di siti inseriti nelle liste. Molti altri mecenati sono venuti in soccorso dei siti pubblicati, provvedendo aiuti finanziari per oltre 35 milioni di dollari ai progetti presentati al Wmf (407 progetti in 195 siti situati in 73 paesi). Inoltre, la pubblicazione di queste liste ha generato donazioni e finanziamenti per ulteriori 118 milioni di dollari in progetti di conservazione e restauro non gestiti dal Wmf, che hanno consentito al 75% dei siti iscritti dal 1996 ad oggi di ottenere finanziamenti per restauro.

Le liste pubblicate derivano da segnalazioni e progetti presentati da enti e istituzioni pubbliche e private. Per segnalare un sito si richiedono tre requisiti:
– importanza del sito sulla base dei suoi valori storici, sociali, culturali ed artistici;
– rischio di perdita significativa di questi valori in mancanza di un intervento urgente;
– sostenibilità del progetto di intervento suggerito per fare fronte al rischio.

I dossier ricevuti vengono valutati inizialmente dagli esperti del Wmf. Quelli che corrispondono ai criteri della lista vengono in seguito sottoposti ad un team di esperti internazionali, che spesso includono anche rappresentanti di istituzioni quali Unesco e Icomos.

La lista 2006 include siti presenti in ogni continente, compreso l’Antartide. Il maggior numero di siti si trova in Europa (30), seguiti da Asia (27), Americhe (26), Africa (14), Antartide ed Oceania (3), per un totale di 55 paesi rappresentati. L’interesse della lista è dato anche dalla sua ecletticità, dal punto di vista cronologico (dalla preistoria all’età moderna), di tipologia dei monumenti (siti archeologici, paesaggi culturali, centri urbani, edifici), e delle cause di degrado (degrado dei materiali, cause naturali come alluvioni e terremoti, incuria, guerre e saccheggi, speculazioni edilizie).

Per la prima volta quest’anno un intero Paese viene iscritto nella lista: si tratta dell’Iraq, il cui intero patrimonio culturale di siti archeologici, centri urbani, e monumenti storici è a rischio non solo a causa delle continue operazioni militari, ma anche a causa delle intense attività di saccheggio, soprattutto a sud di Baghdad, e per l’impossibilità degli esperti iracheni di condurre attività di restauro e conservazione.

Quest’anno compaiono per la prima volta Bangladesh, Capo Verde, Eritrea, Iran, Mauritania, Samoa e Sierra Leone. Il numero notevole di edifici e complessi di architettura moderna sottolinea la scarsa attenzione a livello mondiale per il patrimonio culturale contemporaneo. Alcuni di questi edifici sono a rischio a causa del degrado del materiale di costruzione: si tratta ad esempio della casa Ennis-Brown costruita da Frank Lloyd Wright a Los Angeles. In altri casi il rischio deriva dallo scarso valore attribuito dalle autorità locali a questo patrimonio: è il caso degli edifici della Fiera Internazionale di Tripoli, in Libano, progettati da Oscar Niemeyer a rischio demolizione per far posto ad un Parco di divertimenti. La lista include anche l’intero centro di Asmara, in Eritrea, edificata nei pochi anni precedenti la seconda guerra mondiale da architetti italiani.

Ben 8 siti nella lista 2006 si trovano negli Usa, 7 in Italia, e 7 in Cina, tutti paesi che dedicano ampie risorse alla conservazione del loro patrimonio culturale, ma che evidentemente non bastano. In Italia, ognuno dei siti nella Lista illustra una tipologia di rischio e una difficile condizione di conservazione o di gestione. Rispetto ad altri paesi, il nostro ha la fortuna di avere personale qualificato a disposizione per effettuare gli interventi necessari. Quella che manca, in Italia come in altri paesi del mondo, a parte naturalmente fondi adeguati, è una cultura istituzionale della conservazione. Finché mancherà una coscienza del valore sociale, culturale, ed economico del nostro patrimonio da parte delle Amministrazioni locali e nazionali, la tutela sarà sempre una strada in salita.

Fonte: Il Giornale dell’Arte on line 03/10/05
Autore: Gaetano Palumbo

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