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NEGRAR (Vr). Nella terra dell’Amarone torna a splendere la Villa romana dei Mosaici.

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Qualche migliaio di bottiglie di Amarone in cambio di un affaccio sulla storia, su questa villa romana di tremila metri quadrati, una villa che visse i suoi sfarzi tra il III e il IV secolo d.C. Ora è la ‘Villa dei Mosaici’, così è stata chiamata dopo la scoperta dei disegni geometrici composti da decine di migliaia di tessere da un centimetro e mezzo.
Dopo più di un anno di lavoro la superfice è stata completamente scoperta e quindi ora, in via Villa a Negrar (Verona), olimpo del vino Amarone, c’è quello che diventerà un parco archeologico.
“Attorno alla villa c’era il podere, dove si producevano olio e vino”, racconta entusiasta Gianni De Zuccato, archeologo della Soprintendenza. “Della villa si erano perse le tracce da un secolo: ritrovarla è stata un’impresa. Negli ambienti riportati a galla ci furono banchetti, incontri politici, storie d’amore ma anche fatiche quotidiane di servi e serve. Sono le radici di Negrar, ora è il nostro tesoro”.
negrarCon gli scavi archeologici è riemersa quella che era la pianta della villa, con il grande cortile centrale, il campanile, il settore termale con calidarium e frigidarium. Fondamentale per la realizzazione delle ricerche l’accordo pubblico-privato con la proprietà dell’area, l’Azienda agricola Benedetti Adriano ‘La Villa’ di Matteo e Simone Benedetti. Un accordo analogo formalizzato anche con la Società agricola Franchini permetterà la ripresa, dall’1 settembre, delle ricerche archeologiche nel settore nord-ovest, dove le indagini condotte in precedenza hanno permesso di identificare la presenza di altre strutture, forse relative al settore produttivo, la ‘pars fructuaria’.
Il completamento degli scavi stratigrafici estensivi e i primi interventi conservativi ora sono prioritari per la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Verona, Rovigo e Vicenza.
La musealizzazione dell’area – e un percorso museale dotato delle più moderne tecnologie di comunicazione immersiva – è la modalità scelta per garantire la conservazione e fruizione delle strutture archeologiche riportate alla luce.
“I ritrovamenti hanno stupito il mondo per la bellezza dei pavimenti decorati a mosaico in buono stato di conservazione, spuntati per magia sotto a un vigneto in collina”, ha detto la vicepresidente della Regione Veneto Elisa De Berti. Alla presentazione ufficiale c’erano anche il soprintendente Vincenzo Tiné, il prorettore del polo di Mantova-Politecnico di Milano Federico Bucci e la professoressa di archeologia classica Patrizia Basso.

Autore: Enrico Ferro

Fonte: www.repubblica.it, 25 ago 2021

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