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NAPOLI. Archeo-speleologi napoletani trovano un lungo tratto – 647 metri – dell’acquedotto romano d’Augusto.

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Un lungo tratto dell’acquedotto romano di Posilipo è stato scoperto ed esplorato nei giorni scorsi dagli archeo-speleolo dell’Associazione Cocceius, grazie all’autorizzazione all’accesso ai meandri sotterranei da parte del Commissario Straordinario per la bonifica di Bagnoli e con la collaborazione operativa della società Invitalia. Esso appartiene alla diramazione che, dalla Crypta Neapolitana, portava acqua potabile alla collina di Posillipo ed all’isola di Nisida ed è in ottimo stato di conservazione.
“Lo sviluppo rilevato al momento è pari a 647 metri e tale valore lo qualifica come il più lungo segmento noto dell’Acquedotto Augusteo, presentando inoltre ben dodici spiragli di accesso. – dicono il presidente e la vice presidente dell’Associazione Cocceius, Graziano William Ferrari e Raffaella Lamagna – La nuova scoperta è stata possibile grazie alla segnalazione di residenti locali che da ragazzini, oltre 40 anni fa, percorrevano già il condotto e ne facevano il loro terreno di gioco. La maggior parte del percorso è costituita da uno speco largo fra i 52 cm ed il 70 cm, con un rivestimento di intonaco idraulico alto 64 cm alla base dei piedritti, a sua volta ricoperto da uno spesso deposito di calcare. Per lunghi tratti è possibile procedere eretti, ma in corrispondenza degli spiragli laterali vi sono accumuli recenti di terreno di provenienza esterna, che costringono spesso a strisciare o a procedere carponi”.
napoli“Il percorso – proseguono gli speleo-archeologi – è caratterizzato da numerose svolte e curve, dovute in parte agli errori nelle direzioni di scavo fra due squadre di scavo adiacenti, ed in parte alla necessità di evitare zone in cui la roccia incassante è interessata da bancate di materiale poco coerente di origine eruttiva. Una parte degli spiragli di accesso è ostruita dai materiali alluvionali, mentre altri si aprono sulla parete tufacea e sono occultati dalla vegetazione del versante. Il percorso esterno per raggiungere l’ingresso è piuttosto impegnativo, richiedendo diverse arrampicate su terreno incoerente ed un abbigliamento protettivo nei confronti dei rovi. La progressione all’interno dell’ipogeo varia da agevole a estrema, richiedendo così una notevole esperienza speleologica e la padronanza delle tecniche e delle attrezzature idonee. Tutti i sopralluoghi sono stati svolti nel rispetto delle normative di legge per il lavoro in ambienti confinati, con l’impiego di analizzatore di gas multi-sensore certificato. Tuttavia, si osserva una sensibile circolazione d’aria, grazie alla relativa vicinanza alla superficie ed ai numerosi spiragli di accesso”.
La struttura ipogea finora esplorata presenta già notevoli elementi di interesse scientifico, che gli speoleo-archeologi intendono approfondire in stretta collaborazione con i dipartimenti universitari competenti e con la Soprintendenza ABAP per il Comune di Napoli.
“Per la prima volta – dicono Ferrari e Lamagna – abbiamo a disposizione un lungo tratto continuo di acquedotto antico in ottimo stato ed in cui sarà possibile ricavare una misura accurata del dislivello esistente fra i livelli di scorrimento di due punti fra loro distanti. Ciò permetterà di calcolare con una certa precisione il flusso idrico di progetto e reale. Dal punto di vista geologico, l’ipogeo permette di esaminare direttamente la struttura interna di un consistente tratto del costone tufaceo che sostiene Posillipo. Ciò permetterà di ricavare importanti informazioni sulle sequenze eruttive che hanno formato il costone. Analogamente, l’analisi dei depositi calcarei permette di ricavare informazioni sull’evoluzione del territorio e del clima nell’antichità, con importanti ricadute sulle tendenze evolutive del clima attuale. L’analisi archeologica del manufatto si prospetta di estremo interesse, per determinarne le modalità di realizzazione, la presenza di strutture di controllo del flusso, di diramazioni, di afflussi e di deflussi. In conclusione, riteniamo che vi siano ampie prospettive per la definizione di un piano di ricerche e di valorizzazione di questa importante scoperta, che aggiunge un significativo tassello alla conoscenza del popolamento antico dei Campi Flegrei”.
“Intendiamo esprimere la nostra profonda gratitudine nei confronti della Struttura Commissariale e della Società Invitalia per averci concesso l’opportunità di concretizzare la nostra linea di ricerca presso le aree di pertinenza. – affermano gli archeo-esploratori – Siamo inoltre molto grati nei confronti del personale tecnico e di sorveglianza dell’area per la cortesia sempre dimostrata durante i nostri accessi nel compendio. Siamo anche in profondo debito di gratitudine con la società Hans Brand di Milano, che ha fornito dispositivi di protezione necessari per affrontare le esplorazioni in ipogeo in piena sicurezza e nei termini definiti dalle normative vigenti sulla sicurezza sul lavoro in ambienti confinati”.
L’Acquedotto Augusteo della Campania è una delle maggiori opere civili dell’antichità romana, realizzata negli ultimi decenni del I secolo a.C. per rifornire di acqua dolce non solo il porto della flotta militare a Miseno mediante la celebre Piscina mirabile, ma soprattutto l’intero agglomerato urbano e portuale di Puteoli e le ricche installazioni termali di Baia.
Una lunghezza stimata di 105 km del solo asse principale e di 140-150 km con le diramazioni laterali lo rendevano il più lungo acquedotto romano dell’epoca. Inoltre era l’unico a servire numerosi centri urbani, elencati su un’iscrizione rinvenuta presso le sorgenti a Serino. Come gran parte degli acquedotti romani, il suo corso si svolgeva in gran parte in sotterraneo. Dopo aver circuito Neapolis, esso attraversava il costone di Posillipo a lato della Crypta neapolitana, “dove abbiamo potuto esplorarne e documentarne un tratto di 130 m alcuni anni fa. – dicono Ferrari e Lamagna – Successivamente esso circuiva la conca di Fuorigrotta verso Agnano e Bagnoli, e si dirigeva verso Pozzuoli.”
Numerosi altri tratti sono stati scoperti ed esplorati dall’Associazione Cocceius.

Fonte: www.stilearte.it, 21 gen 2023

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