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MONFALCONE (Go). La ex chiesetta di San Poletto.

monfalcone

L’edificio venne fatto costruire dagli abati benedettini del monastero della Beligna d’Aquileia verso la fine del Trecento. A quel tempo la piccola chiesa dedicata al “Divo Paolo” dipendeva dalla pieve della Marcelliana, controllata appunto dalla Beligna. Solo verso la fine del Cinquecento San Polet passò alla nuova pieve di San Lorenzo di Ronchi, ormai indipendente dalla Marcelliana. La cura d’anime dei borghi di San Polo e San Polet passò alla parrocchia di Sant’Ambrogio di Monfalcone solo nel 1943, quando la chiesa era già in rovina.
Come tante altre chiesette sparse nel monfalconese anche questo tempio, seppur di modeste origini, era dotato di alcune opere d’arte degne di nota, se non altro per il loro diretto collegamento col tessuto socio-culturale della zona.
Un interessante altare ligneo dorato ne abbelliva la parete sinistra fino al 1830 circa, epoca in cui fu venduto e bruciato per ricavarne una misera quantità d’oro. Le statue lignee ben intagliate di una Madonna con Bambino e di San Pietro e Paolo che un tempo completavano l’altare rimasero nella chiesetta, ma oggi non se ne ha più notizia. Tuttavia, l’opera per cui questa chiesa era giustamente famosa nella zona (“San Polet dela bela pitura”) era il ciclo affrescato dell’artista udinese Nicolò Cumin, portato a termine dopo due anni di lavoro nel dicembre del 1581.
Nel 1807 la chiesa è stata profanata dalle truppe francesi ed in seguito riconsacrata. Preludio ai ben più gravi danni che, oltre un secolo dopo, i conflitti bellici avrebbero arrecato a San Polet. Durante la Grande guerra l’esercito italiano la usò come riparo per le sue truppe, le quali anziché nutrire rispetto per il luogo lo adibirono a magazzino. Ed in seguito, venne adibita addirittura come stalla. Tant’è che nell’inverno del 1916 tetto e portoni furono demoliti per ricavarne legna da ardere. Il resto fecero le granate.
Spariti per sempre gli affreschi, rimane ora un solo muro.
Al sito si accede attraverso una stradina in mezzo ai campi, dopo aver percorso tutto il nuovo sottopasso, entrando da via Tomizza.
Abbiamo tuttavia notizia degli affreschi che ricoprivano l’interno della chiesetta.
La parete interna della facciata era tutta dipinta, prima di essere scialbata, e che quegli affreschi – raffiguranti da una parte «l’inferno
con le anime tra le fiamme, e dall’altra il Purgatorio parimenti con le anime penanti e gli angeli che le liberavano – erano i più belli di
tutta la chiesa. Il canonico Leonardo Stagni, verso la metà dell”800, così descrive le pitture della navata e del coro:
«A destra di chi entra – le Donne che visitano il S. Sepolcro coll’Angelo sieduto sul medesimo. Sotto – la Cena Domini – poscia Risurrezione di n(ostro) Sig(no)r Gesù Cristo – sotto Lavanda dei piedi – altre donne che visitano il S. Sepolcro chiuso. – Deposizione dalla Croce –sotto – Orazione nell’orto. Sull’arco esterno dell’abside – G(esù) C(risto) crocefisso fra li due ladroni sul Calvario e veduta di Gerusalemme. Nella facciata a sinistra – Il Cireneo che ajuta G(esù) C(risto) a portare la Croce – Sotto – Bacio di Giuda – G(esù) C(risto) condotto avanti il pontefice Caifasso – Ecce Homo. Sotto – Pilato che mostra G(esù) C(risto) – Flagellazione – Pilato si lava le mani – Sull’arco destro – S. Lucia V. M. Altra S. Martire con la palma in mano ed uno stile fitto nel petto. Nel coro – Nascita di G(esù) C(risto) – I tre Re Magi – Ascensione di G(esù) C(risto) – fuga in Egitto. Sotto li 12 Apostoli con S. Giovanni Battista».
Era dunque quella di S. Poletto una chiesetta devozionale completamente affrescata.
Si ritiene generalmente che la perdita degli affreschi di S. Poletto sia dovuta «in primo grado alla guerra, ma in secondo e ultimo grado all’incuria».
Oggi ai piedi del Monte Zochet, isolato tra la ferrovia e il Canal de Dottori, un ultimo lacerto di muro ci ricorda il punto esatto di quel antico luogo di culto. Una sottile monofora si apre proprio a metà del muro e sembra quasi gettare uno sguardo verso i tanti secoli di storia trascorsi dai contadini di questo angolo di bisiacaria ai piedi del Carso.

Vedi anche: https://www.archeofriuli.it/monfalcone-go-chiesetta-san-poletto-abbandono-degrado/

Vedi: Gli affreschi perduti della chiesa di San Poletto , di Giuseppe Bergamini.

 

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