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MASSAFRA (Ta). Palazzo della Cultura e Centro Antico.

Aderisco all’appello lanciato dalle colonne della “Voce di Massafra” agli intellettuali di Massafra focalizzando il mio intervento su ciò che sta intorno al Palazzo della Cultura.
Vorrei richiamare l’attenzione dei lettori sul ruolo che il Centro Storico (insieme al Palazzo della Cultura) può giocare per la rinascita culturale e democratica della Città. Il nostro Centro Storico è nel suo insieme un Bene Culturale denso di stratificazioni e di memorie storiche e archeologiche. Delimitato a Est e ad Ovest da due Gravine sui cui fianchi sono scavati villaggi e chiese rupestri, è caratterizzato da case grotte in vicinanza, da cunicoli, da cave sotterranee di forma piramidale (identiche a quelle della valle della Loira in Francia) oltre a monumenti di rilevante interesse storico artistico e architettonico costruiti fuori terra.
Ebbene questo immenso patrimonio storico, archeologico, paesaggistico e monumentale è tenuto in stato di abbandono, nel più grande disinteresse da parte degli Enti preposti alla tutela che non trovano nulla da ridire se tali beni vanno in malora.
Saluto con grande favore la costituzione del Comitato Vivere il Centro Storico che si propone di svegliare dal torpore gli amministratori comunali e di indicare gli obiettivi minimi per migliorare la qualità della vita per chi vive in questa parte di Massafra.
I problemi del nostro Centro Storico non si possono però ridurre alla richiesta di maggiore pulizia delle strade. Secondo il mio parere, oltre alla pulizia, vi sono 5 priorità: la viabilità, il ponte, il Castello, la Gravina S. Marco e le vicinanze.
1) Viabilità.
Massafra è l’unica città al mondo in cui il Centro Storico è congestionato da un traffico veicolare caotico e ridotto a strada a scorrimento veloce in tutte le ore del giorno e della notte. Ai detenuti è riconosciuto il diritto a un’ora d’aria a noi abitanti del Centro Storico, no. Dobbiamo respirare non aria ma gas di scarico a tutte le ore. Cosa si aspetta a istituire una ZTL (zona a traffico limitato) almeno in alcune ore del giorno?  Si obietterà che non si può paralizzare il traffico cittadino. La soluzione c’è.
Disponiamo già di una strada estramurale, basta allargarla e asfaltarla in un breve tratto. Chi proviene da Bari ed è diretto a Martina Franca non ha bisogno di attraversare il Centro Storico. Esiste la strada di S. Angelo che passa davanti alla masseria Giannotta (ora ribattezzata Appia Antica), costeggia da Ovest la Gravina Madonna della Scala e sbocca nei pressi del ponte di Pizziferro (o di Cernera che dir si voglia). È sufficiente asfaltare il tratto che attraversa il bosco (attualmente in terra battuta) e passa davanti alla masseria S. Angelo. Dal lato Est, per completare ad anello la circonvallazione, basta realizzare un raccordo in prosecuzione della via per Crispiano (quella che passa davanti al palazzetto dello Sport) fino a farla sboccare a Nord del Cimitero sulla statale per Martina Franca. In questo modo chi proviene da Taranto e deve andare a Martina evita di attraversare la città e il Centro Storico. Grazie a quest’opera, si crea l’alternativa per i massafresi che da Est devono recarsi a Ovest e viceversa senza attraversare il Centro Storico. Da qualche parte sull’Ufficio tecnico comunale dovrebbe esserci un progetto in tal senso, risalente agli anni Ottanta del secolo scorso. È così difficile realizzarlo? A me pare di no.
Eliminando un po’ di sprechi e di contributi a pioggia in 2-3 anni si può fare.
2) Il ponte Garibaldi.
Oltre vent’anni orsono furono eseguiti degli studi sulla statica del ponte. Si concluse che era a rischio, tanto che da allora è vietato il transito agli autobus e agli autocarri oltre un certo tonnellaggio. Nel frattempo, nella struttura tufacea del ponte sono nati e si sono sviluppati alcuni arbusti da entrambi i lati che, con le loro radici, fanno collassare la tenera struttura della calcarenite (di cui è fatto il ponte), creando il pericolo di cedimento della stessa. Anche qui è urgente una verifica diretta ad accertare la staticità e a scongiurare eventuali pericoli di crollo a tutela della pubblica incolumità.
3) Castello.
Il Castello è ancora in gran parte da restaurare, naturalmente evitando gli errori del passato e cioè che sia restaurato quasi fosse un appartamento in condominio. Prima di mettere mani in una struttura di oltre mille anni occorre l’opera dell’archeologo poi a seguire quella dell’architetto.
4) Gravina San Marco
Per la Gravina occorre riprendere il progetto di consolidamento statico. Tutto lo spalto Ovest dal Castello sino alla Candelora presenta una pesante situazione di collasso statico (evidenziata dagli studi di Cotecchia – Grassi degli anni Settanta del secolo scorso e di quelli dell’ing. Vozzi). Nel passato si sono verificati ripetutamente segnali di allarme con movimenti franosi, per fortuna – sinora – senza vittime. Per il futuro è meglio non sfidare la sorte.
5) Le vicinanze.
Le case grotte ipogee con corte centrale chiamate in loco ‘vicinanze’ e altrove ‘case a pozzo’ costituiscono una tipologia abitativa originale che solo a Massafra si trova, e meritano di essere studiate, rilevate e aperte alla fruizione pubblica. Sul piano della valorizzazione del patrimonio rupestre siamo purtroppo – spiace dirlo – ancora all’anno zero. In Turchia, in Francia e in Spagna gli alberghi a 5 stelle, i laboratori artigiani, i bar e i ristoranti non vengono più costruiti ma allogati in strutture ipogee mediante il recupero, il restauro e il riuso di cavità preesistenti. A Massafra non abbiamo nulla che assomigli a un Catasto delle vicinanze e delle cavità sotterranee. Un primo intervento diretto alla valorizzazione sarebbe quello di esentare dall’IMU tutte le case grotte in vicinanza o in rupe, a patto che i privati si impegnino a tenerle pulite e a conservarle con decoro. Propongo, inoltre, che i lavori pubblici e privati comportanti scavo e movimento di terra sia nel Centro abitato che in campagna, siano sottoposti al preventivo nulla osta della Soprintendenza Archeologica per l’intuitiva ragione che quando si scava non si sa ciò che può venire fuori.
A Sant’Agostino per puro caso (grazie a una soffiata) è stato evitato che tombe di IX-IV secolo a. C. venissero distrutte: per fortuna almeno un pezzo importante di memoria storica si è salvata. Sappiamo così che il centro abitato di Massafra ha sempre gravitato intorno alla via antiqua che la collega a Taranto e che è esistito un centro demico, senza soluzioni di continuità, a partire dal IX a. C., come i reperti ivi trovati attestano. Tale area archeologica è abbandonata da anni. Se non facciamo nulla, il tempo completerà l’opera di distruzione iniziata dalle ruspe. Le numerose monete di epoca imperiale romana trovate nella Gravina San Marco e nei pressi della chiesa rupestre di Santa Marina dimostrano la vitalità del villaggio già in età tardo antica. Così come il giudicato longobardo scritto nel Castello di Massafra a novembre del 970, attesta la crescita di ruolo di Massafra in epoca longobarda, a seguito della distruzione di Taranto da parte dei saraceni.
Concludo con una proposta a costo zero per le Casse comunali.
Sappiamo tutti che l’autostrada A14 adriatica termina in territorio di Massafra, precisamente a 2 km dal centro abitato. Ebbene venendo da Bari è segnalata più volte solo l’uscita di Taranto Nord, come se l’autostrada finisse a Taranto. All’uscita di Mottola-Castellaneta sono segnalati i centri di Laterza, Ginosa e Matera. Da ultimo è stata aperta l’uscita per Palagiano e Palagianello. Chi proviene dal Nord, uscendo dall’autostrada e  immettendosi sull’Appia, crede di essere arrivato a Taranto. Invece a poca distanza arriva in un ignoto oppido  di cui niente e nessuno gli ha preannunciato l’esistenza. Per eliminare questo increscioso inconveniente è sufficiente scrivere una lettera alla società Autostrade chiedendo che, sia prima del casello di Palagianello sia prima dell’immissione sulla statale Appia, venga opportunamente e doverosamente segnalata Massafra. È una proposta che non costa nulla ma che contribuirà alla visibilità e alla promozione della nostra amata Città.

Autore: Giulio Mastrangelo, giuliomastrangelo@libero.it

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