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GRAN BRETAGNA. E’ la crescita economica a far scomparire le lingue.

Almeno il 25 per cento delle 7000 lingue esistenti è a forte rischio di estinzione e il fattore che più ne stimola la scomparsa è lo sviluppo economico. A stabilirlo è uno studio pubblicato sui “Proceedings of the Royal Society B” da ricercatori delle Università di Oxford e di Cambridge, che hanno applicato alle lingue gli stessi metodi usati per monitorare le specie in via di estinzione.
Diversi studi hanno mappato la distribuzione della diversità linguistica mondiale e rilevato l’elevato numero di lingue in pericolo: si stima che in media “muoia” una lingua ogni due settimane, in seguito al decesso dell’ultima persona che era in grado di parlare fluentemente un idioma un tempo diffuso nella sua comunità. Nessuno studio, però, aveva cercato di individuare dei fattori generali in grado di indicare il rischio di estinzione delle lingue nelle varie regioni del globo.
Sfruttando l’archivio di dati “Ethnologue – Languages of the World”, Tatsuya Amano e colleghi hanno identificato il numero e la localizzazione geografica di coloro che parlano fluentemente le lingue in pericolo, determinando la diffusione di ciascuna lingua e la dimensione e il tasso di crescita – o decrescita – della popolazione che la parla.
Hanno poi cercato delle correlazioni fra il declino delle lingue a rischio e vari possibili fattori influenti: sia ambientali, come l’altitudine, la piovosità o altre caratteristiche topografiche, sia socioeconomici, come il prodotto interno lordo o il livello di globalizzazione del paese in cui risiedono i parlanti.
E’ così emerso che sul rischio di perdita di una lingua incidono diverse variabili, ma che quella che pesa di più è la crescita economica: la mobilità sociale verso l’alto molto spesso è condizionata dalla padronanza delle lingue dominanti, che spiazzano la lingua originaria, spesso fino a sostituirla.
Per quanto riguarda le nazioni economicamente sviluppate, sono particolarmente a rischio estinzione le lingue parlate dalle minoranze delle regioni nord occidentali dell’America settentrionale e dell’Australia settentrionale, mentre nel mondo in via di sviluppo  sono a rischio quelle delle minoranze dei paesi tropicali e della regione himalayana.

Fonte: www.lescienze.it , 9 set 2014

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