Il cranio di Homo Sapiens sapiens, rispetto a quello di Homo di Neanderthal, ha due autapomorfie strutturali: retrazione facciale e neurocranio più globoso.
In Homo Sapiens sapiens, c’è anche correlazione stretta tra un cervello voluminoso e denti postcanini piccoli, come se il volume complessivo del neurocranio fosse inversamente proporzionale a quello complessivo dei denti postcanini. In Homo sapiens e in Homo Sapiens sapiens, si verificò la riduzione della distanza tra superfici interne delle due ossa temporali, a livello della sutura tra piccole ali dello sfenoide e parte squamosa delle ossa temporali. Quest’articolazione è una sinartrosi ed il tessuto congiungente è connettivo fibroso. Nell’evoluzione umana, come dimostrano i reperti fossili, ci fu aumento volumetrico del cranio, accompagnato dallo spostamento in senso laterale della squama del temporale sulle piccole ali dello sfenoide. Queste modificazioni morfometriche comportano l’aumento del segmento sferico ad una sola base che racchiude l’encefalo (calotta cranica). Più in particolare, l’incremento riguarda il diametro ed il volume totale della calotta cranica. Questo segmento sferico ha per base una circonferenza con diametro AB. Il volume di tale segmento di sfera è dato dalla seguente formula: V = 1/6 h (h2 + 3r2)
L’aumento volumetrico del segmento sferico dipende, oltre che dall’altezza – distanza tra le ossa parietali e base cranica – dal quadrato del raggio moltiplicato per tre. La sutura squamosa, tra piccole ali dello sfenoide e faccia interna dei temporali, avviene tra superfici ossee tagliate a sbieco, una a livello della superficie interna (squama del temporale) ed una sulla superficie esterna (ali temporali o piccole ali dello sfenoide): l’allungamento delle estremità A e B, appartenenti al diametro AB, comporta aumento in altezza (h) della cavità cranica. Nel corso dell’evoluzione umana, si sono verificati incrementi di h e di r.
Dai reperti fossili, risulta che in Homo di Neanderthal, ci fu maggiore incremento di r, ma in Homo sapiens ed Homo Sapiens sapiens, l’incremento maggiore riguardò h. Cioè tra Homo di Neanderthal ed Homo Sapiens sapiens ci fu una inversione di parametri: nel primo ci fu un maggiore e più rapido incremento di r e nel secondo (Homo Sapiens sapiens) un lento incremento di r ed un più rapido ampliamento di h che tra l’altro, favorì lo sviluppo dei lobi frontali.
Autore: Giuseppe C. Budetta – giuseppe.budetta@gmail.com













