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Giuliano CONFALONIERI. Esordi delle tecniche di prospezione subacquea.

Quando l’essere umano si rese conto che sotto la superficie delle acque poteva ‘rubare’ qualcosa di più del naturale menù ittico, si immerse dapprima in apnea poi con un boccaglio che gli permise di respirare pur guardando in profondità. Si conosce anche l’uso dell’otre riempito d’aria per il nuotatore ed i tini, antenati della campana subacquea che permettevano – se posizionati perfettamente – un periodo di immersione più lungo.
I pescatori di spugne furono forse i primi, previo un lungo allenamento, ad andare sul fondo ed a suggerire ad Enzo Majorca (1931) di inseguire ed ottenere il record di profondità in apnea (101 mt. nel 1988).
Leonardo da Vinci disegnò tubi respiratori fissati alla bocca e tenuti in superficie da galleggianti, pur consapevole che oltre una certa profondità la pressione idrostatica non permetteva al nuotatore di espandere i polmoni.
All’inizio del Cinquecento Guglielmo di Lorena fu precursore dello scafandro con un tino cilindrico che copriva torace e testa: lo provò nel Lago di Nemi per ritrovare le galere di Caligola.
Nel 1620 un olandese costruì un paio di sottomarini mossi da remi e più tardi il matematico Borelli si cimentò nella fabbricazione di un vestito di cuoio con casco, completo di accessori per scendere e risalire.
Sopravvivere e soggiornare sotto l’acqua: per secoli scienziati e ricercatori hanno provato e riprovato fino a quando sono riusciti a toccare il fondo della Fossa delle Marianne a quasi 11000 metri nell’Oceano Pacifico.
Dopo l’esplorazione con il batiscafo Trieste (a bordo Walsh e Piccard), nel 2012 il regista del film Titanic ha raggiunto in solitaria la Fossa.
Nel frattempo, la storia riporta il nome del fisico Denis Papin che nel 1689 ideò una campana perfezionata con un oblò per le osservazioni esterne, seguita da quella di Halley segretario della Royal Society che relazionò di essere rimasto “alla profondità di una ventina di metri per 90 minuti ogni volta, senza alcun inconveniente” .
Nel 1715 fu inventato uno scafandro a cilindro nel quale solamente le braccia erano a contatto con la pressione con conseguenze a quel tempo imprevedibili.
Dal XVIII secolo cominciarono importanti cambiamenti, dagli esperimenti empirici a quelli scientifici per l’avvento della fase industriale del mondo moderno.
Nuovi studi, nuovi materiali, nuove propulsioni, nuove scoperte nella fisiologia permisero l’ideazione di apparecchi in grado di ospitare più uomini. Fu il periodo delle ‘sfere’ e delle ‘torrette d’osservazione’: dati enciclopedici riferiscono che dal 1930 furono raggiunti fondali di 420, 650 e 910 metri con una batisfera il cui involucro aveva uno spessore di 38 mm. Un proiettore, un sistema per il riciclo dell’aria, un telefono collegato con la nave-appoggio.
L’ingegnere italiano Roberto Galeazzi (1882/1956) inventò lo scafandro tuttora in uso: “Se pesi meno dell’acqua e sganci la zavorra vieni sempre su … Se volete andare più profondi di un Galeazzi non vi resta che scavare”. 1895: il sottomarino Plunger II è già dotato di un motore a vapore e di tubi lancia siluri. Subentrarono poi i modelli con doppia propulsione, diesel-elettrica e quelli nucleari.

Autore: Giuliano.confalonieri@alice.it

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