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GERUSALERMME (Israele). E’ stato aperto un luogo espositivo con i reperti archeologici legati alla parabola evangelica.

Un caravanserraglio tra le colline aride del Deserto di Giuda, lungo la strada tra Gerusalemme e Gerico. Si presenta così la Locanda del Buon Samaritano, un nuovo museo che da poche settimane ha aperto i battenti in Terra Santa. L’iniziativa questa volta è dell’Israel Antiquities Authority, l’ente pubblico israeliano che si occupa di archeologia, che conta di proporlo come una nuova meta per i pellegrinaggi cristiani.
La Locanda si trova nel punto identificato come la biblica Ma’ale Adumim, il confine tra i territori delle tribù di Giuda e Beniamino, citato nel libro di Giosué. Ma si tratta davvero del luogo di cui parla il Vangelo di Luca in uno dei suoi brani più celebri?
Intanto – vale la pena ricordarlo – parlando del Buon Samaritano i Vangeli non riferiscono un episodio, ma una parabola. Quindi la domanda vera è se Gesù avesse in mente questo posto preciso mentre – per spiegare che cosa significa amare il prossimo proponeva ai suoi discepoli il racconto dell’uomo incappato nei briganti mentre scendeva da Gerusalemme a Gerico. Ovviamente è impossibile dare una risposta certa.
A favore di questa tesi giocano due dati: intanto la strada – che Gesù certamente aveva percorso tante volte – passava proprio di qui; e poi è vero che negli scavi archeologici condotti dall’Israel Antiquities Authority in questo luogo, sono venuti alla luce resti dell’epoca del Secondo Tempio, cioè dello stesso periodo in cui visse Gesù. Non è, però, detto che lungo la strada non ci fossero anche altri luoghi come questo.
Che fosse il posto ‘vero’ oppure no, questo posto è comunque archeologicamente importante. Già in epoca bizantina, infatti, i pellegrini si fermavano qui a leggere la parabola: gli scavi hanno riportato alla luce i resti di un’antica chiesa. Sempre qui, poi, è stato ritrovato un graffito in latino risalente all’epoca medievale che recita questa frase: ‘Se persino sacerdoti o leviti passano oltre la tua angoscia, sappi che Cristo è il Buon Samaritano che avrà sempre compassione di te e nell’ora della tua morte ti porterà alla locanda eterna’. Del resto a rendere particolarmente realistica qui la lettura del brano del Vangelo di Luca doveva essere anche la presenza dei predoni, una costante in questo deserto lungo i secoli: a confermarlo è la stessa struttura più recente del caravanserraglio, un vero e proprio fortino costruito in epoca ottomana e riadattato ora per ospitare il museo.
Per il recupero della Locanda del Buon Samaritano l’Israel Antiquities Authority ha investito quasi 2 milioni di euro. L’edificio è stato adibito a museo del mosaico. E prendendo spunto dal fatto che nella parabola si citano il sacerdote, il levita e il samaritano, qui sono stati portati anche reperti di antiche sinagoghe ebraiche e samaritane e chiese, tornati alla luce grazie agli scavi condotti in Cisgiordania e a Gaza. Proprio i mosaici provenienti dalla martoriata Striscia sono particolarmente interessanti, perché aiutano a capire quanto questo luogo sia una città dalla storia importante.
Se il valore archeologico del nuovo museo è fuori discussione, non si può però non annotare il fatto che questo luogo ha anche un significato politico. La Locanda del Buon Samaritano è infatti la prima possibile meta di pellegrinaggi cristiani legata a un insediamento israeliano in Cisgiordania. La città di Ma’ale Adunim (che ha 30 mila abitanti e si trova circa sette chilometri più a ovest) è infatti una delle colonie più popolose sorte oltre la famosa Linea Verde. Inoltre la stessa legittimità di un’operazione come compiere scavi archeologici in territori contesi e poi portare altrove i preziosi mosaici ritrovati è oggetto di discussione. Del resto è stato lo stesso presidente del Parlamento israeliano Reuven Rivlin, durante l’inaugurazione del museo, a dichiarare (in aperta polemica con il discorso di Barack Obama al Cairo) che ‘in questi giorni in cui c’è una grave minaccia agli insediamenti, l’apertura di questo sito è un segnale chiaro che non abbiamo abbandonato queste regioni e non cesseremo di sottolineare le nostre radici storiche e nazionali in queste aree’. La speranza è che l’archeologia – anziché diventare un’altra volta terreno di battaglia possa diventare qui occasione di comprensione reciproca. Che – guarda caso – è poi il messaggio vero testimoniato da quel samaritano che, superando le barriere etniche esistenti già allora da queste parti, nel racconto di Gesù si chinava a medicare le ferite dell’uomo incappato tra i briganti.
Se Gesù avesse avuto in mente un posto preciso quando raccontava ai suoi discepoli la storia del viandante che soccorse l’uomo assalito dal brigante è difficile da appurare. Ma certe testimonianze emerse dagli scavi sembrano dare ragione all’ipotesi.


Fonte: Avvenire 26/07/2009
Autore: Giorgio Bernardelli

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