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GANGI (Pa): Ritrovamento a Gangivecchio: È una necropoli del quarto secolo.

Da quando in un giorno di piena estate Glenn Storey ha fatto le valigie per tornare nella sua università americana dello lowa, alla Soprintendenza ai beni culturali è iniziato un lavoro su due fronti: da un lato l’analisi dei reperti della campagna di scavi di quest’anno, dall’altro i documenti per rinnovare la convenzione con lo studioso americano.

Già, perché i ritrovamenti di quest’anno sono preziosi per l’archeologia, forse i più preziosi che siano mai stati registrati nella tenuta di Gangivecchio che cinge l’Abbazia di Santa Maria: sotto uno strato di pietra e terra, a circa ottanta centimetri dalla superficie, è stata trovata una sepoltura con almeno otto corpi inumati. E se al suo interno è stato trovato un intero corredo funebre del IV secolo dopo Cristo, sette vasi di ceramica e due di vetro riconducibili ad uno degli scheletri, il ritrovamento è molto più prezioso per le analogie: la profondità e la conformazione della tomba, infatti, sono uguali a quelle di un’altra sepoltura trovata a distanza di qualche metro.

Quanto basta per fare dire a Glenn Storey nella relazione conclusiva che “è ipotizzabile che questa tomba sia parte di una necropoli”. È come un film o un romanzo ben scritto, la sceneggiatura degli scavi di Storey.

I ritrovamenti e poi dissolvenza, la sospensione delle esplorazioni “per ragioni di tempo”. E così, adesso è tempo di catalogare i reperti per capire più a fondo: lo staff che Storey ha scelto come punto di rifermento a Gangivecchio è al lavoro, da Santino Ferraro che sta cercando di ricostruire uno dei vasi di vetro, trovato in frantumi all’interno della tomba scoperta quest’anno, a Fabio Angelici che sta studiando l’anello di bronzo rinvenuto al dito di uno degli scheletri.

“Il sigillo sull’anello – assicura Storey nei suoi appunti -mostra una croce. La croce non è un segno necessariamente cristiano: si potrebbe associare con il culto egiziano di Iside, ben conosciuto per essere comunemente praticato in quest’area della Sicilia in quel periodo”. E poi gli studi fisio-antropologici di Andrea Storey, le ricerche degli esperti contattati da Storey, Maria Gabriella Cerami, Barbara Farinelli e Salvatore Farinella, e ancora le analisi sulle origini dell’insediamento: la necropoli, secondo le prime valutazioni della Soprintendenza ai beni culturali, potrebbe essere di epoca tardo-romana o bizantina, e adesso saranno il radar e gli scavi futuri a dare conto dell’estensione dell’insediamento, e a proseguire nella ricerca dell’obiettivo originario dell’università dello lowa, rintracciare il mitico insediamento greco di Engyon.

“Moltissimo lavoro resta da fare – annota lo studioso americano nei suoi appunti – e l’università dello lowa sarà orgogliosa di continuare a lavorare con la Soprintendenza ai beni culturali di Palermo”. Una soddisfazione ricambiata dalla soprintendente Adele Mormino: “Io penso che sia un’opportunità da cogliere, soprattutto per l’interno della Sicilia, che avendo avuto una storia travagliata è interessante da esplorare – dice -. Siamo certi che la collaborazione con prestigiosi istituti potrà fare anche da volano per l’economia”.

Ci sarà tempo, con nuovi scavi e nuovi ritrovamenti. Sul copione di Gangivecchio c’è un appuntamento per la prossima estate.
Fonte: Giornale di Sicilia Palermo, 21/09/2005
Autore: Claudio Reale
Cronologia: Arch. Romana

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