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FINALE LIGURE (Sv). Sulle tracce di cacciatori vissuti 30.000 anni fa alle Arene Candide.

Un gruppo di archeologi sta cercando a Finale Ligure le tracce delle popolazioni di cacciatori che abitarono – 30000 anni fa – la Caverna delle Arene Candide, uno dei più rilevanti siti archeologici preistorici dell’area Mediterranea.

Le ricerche sono condotte dalla McGill University di Montreal (Quebec, Canada) e rappresentano il primo tassello del Programma Integrato di Conoscenza e Fruizione “La Caverna delle Arene Candide”, promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, attraverso la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Liguria.
La Caverna delle Arene Candide è al centro di un ampio progetto di valorizzazione che nel giro di pochi anni ne permetterà l’apertura al pubblico, oltre alla realizzazione di un centro di studio e di un parco archeologico nell’area dell’ex cava Ghigliazza, interessata da una vasta operazione di recupero urbanistico.

L’equipe canadese è guidata dal prof. Julien Riel-Salvatore, affermato ricercatore noto a livello internazionale per le sue indagini sui rapporti culturali e antropologici tra l’Uomo di Neandertal e l’Uomo sapiens, la specie a cui noi tutti apparteniamo.
Le ricerche si svolgono grazie ad un finanziamento del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, al supporto logistico offerto dal Comune di Finale Ligure e al sostegno della Freddy Spa (Sponsor e Fornitore Ufficiale della Squadra Olimpica Italiana ai Giochi di Pechino 2008).

Archeologi e antropologi opereranno dalla metà di luglio, per circa due mesi, nella porzione sud orientale della caverna, in quella stessa area dove, ormai più di sessanta anni fa, si svolsero alcuni scavi diretti da Luigi Bernabò Brea (primo Soprintendente Archeologo della Liguria) e Luigi Cardini (membro dell’Istituto Italiano di Paleontologia Umana), che portarono alla ribalta internazionale questo sito archeologico. Le precedenti ricerche dimostrarono come la Caverna delle Arene Candide conservi al suo interno la più articolata e completa stratigrafia, ossia una sequenza di livelli di terreno, che contiene preziosi ed eccezionali indizi sull’avvicendarsi delle culture umane tra le ultime fasi del Paleolitico superiore (26.000 a.C.) e l’epoca bizantina (VII secolo d.C.).

Lo scavo archeologico riprenderà dal punto abbandonato dai precedenti ricercatori. Si può valutare che meno del 20% del terreno contenente testimonianze del Paleolitico sia stato ad oggi esplorato. Obiettivo delle nuove indagini scientifiche, assai evolutesi in questi decenni, è quello di verificare alcuni dati pregressi e soprattutto di scendere oltre quei 7 metri di profondità da dove, nel maggio del 1942, tornò alla luce la ormai celebre sepoltura di un cacciatore del Paleolitico, ribattezzata “Giovane Principe” per la ricchezza degli oggetti deposti nella tomba. Questa sepoltura, con il corpo adagiato su un “letto” di ocra rossa, minerale ferroso usato come colorante, è uno dei più affascinanti ritrovamenti dell’archeologia moderna, che ci restituisce una suggestiva immagine della ritualità delle genti del Paleolitico.
Se teniamo presente – afferma Roberto Maggi, archeologo direttore del Programma Integrato di Conoscenza e Fruizione «La Caverna delle Arene Candide» – che gli scavi non hanno mai raggiunto il fondo della caverna, ma che da alcune prospezioni geoelettriche sappiamo che la sua massima profondità è alcuni metri più in basso di quella raggiunta con la scoperta della sepoltura del principe, è altamente probabile che si conservino intatti gli strati che contengono tracce del passaggio/sostituzione fra l’Uomo di Neandertal e la nostra specie, avvenuto attorno a 35000 anni fa”.
Questo uno dei quesiti a cui cercherà di rispondere l’equipe canadese durante l’estate 2008, trovandosi ad affrontare una sfida scientifica importante e che sicuramente riserverà sorprese, considerato che dalla Caverna delle Arene Candide provengono ben 19 sepolture paleolitiche, esposte nel Museo di Archeologia Ligure di Genova e nel Museo Archeologico del Finale, che costituiscono uno dei più consistenti complessi funerari paleolitici ad oggi noto al mondo.

Il Paleolitico, in Liguria, copre un arco di tempo molto ampio, da circa 400 mila a 10 mila anni fa. Poche aree italiane hanno fornito, come il Finalese, tante testimonianze delle diverse specie umane (Homo erectus, Homo neandertalensis, Homo sapiens), dedite alla caccia e alla raccolta di vegetali spontanei e frutti, vissute in Europa durante tale epoca. Le numerose caverne nel territorio di Finale Ligure hanno ben documentato i cambiamenti climatici e del paesaggio in epoche così remote, i modi di vita di queste genti, la lenta evoluzione della tecnica di scheggiatura della pietra, che queste popolazioni impiegarono per la realizzazione di strumenti indispensabili per le attività quotidiane e la sopravvivenza.

Info:
Andrea De Pascale, Addetto Stampa – Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici
della Liguria, cell. 347 4269548.
 


Cronologia: Preistoria

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