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CIVIDALE DEL FRIULI (Ud). Restauro del coro del tempietto longobardo.

È un evento unico, per portata tecnico-scientifica ma, non di meno, per suggestione: nella chiesa di San Giovanni, nel monastero di Santa Maria in Valle, si sta ricomponendo – in un inedito cantiere a vista, protetto da pannelli trasparenti studiati e realizzati ad hoc – il prezioso coro ligneo trecentesco del tempietto longobardo, in fase di smontaggio dalla sede originaria per essere sottoposto a un delicato e lungo (due gli anni preventivati per le attività) intervento di restauro conservativo.
È la prima volta che viene sperimentata un’operazione del genere, concepita per non togliere ai sempre più numerosi visitatori del sito la possibilità di ammirare l’opera d’arte, pur al di fuori della sua collocazione tradizionale.
Il processo di scomposizione dell’antichissimo manufatto si è rivelato molto più complesso del previsto, per la presenza di un’infinità di chiodi, che impongono lavori al rallentatore: pezzo dopo pezzo, però, il coro – interessato dall’ultima azione restaurativa un secolo e mezzo fa – sta lasciando l’oratorio di Santa Maria in Valle per raggiungere la chiesa, temporaneo punto d’ingresso per i turisti in ragione del megacantiere allestito nell’ex convento ormai da mesi.
L’occasione rappresenta, si diceva, un unicum, reso possibile da una sinergia d’intenti fra Comune e Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia. Grazie all’iniziativa il pubblico avrà modo non solo di ammirare da vicino i preziosi stalli lignei, decorati con motivi vegetali e animali, tratti dal repertorio del bestiario medievale, e con stemmi araldici, ma pure di assistere agli impegnativi procedimenti di risanamento degli stessi.
Sono previste perfino visite guidate, con illustrazioni di dettaglio da parte di esperti. Anche le fasi di scomposizione del coro, peraltro, si svolgono davanti agli occhi dei visitatori.
E ci sono, poi, due ulteriori risvolti positivi: l’assenza, nel tempietto longobardo, dell’ingombrante arredo (alto oltre tre metri) permette una visione decisamente particolare del luogo, che si presenta alla vista nell’assetto delle origini; in parallelo offre una chance irripetibile per intervenire nei settori che necessitano d’attenzione. Imperativa, per esempio, è la sostituzione dell’impianto d’illuminazione, ma sarebbero urgenti pure una bonifica anti-umidità (a beneficio di pavimenti e pareti) e un restauro degli affreschi.
Servono fondi, però: c’è da augurarsi si trovino i giusti canali per veicolare nel gioiello Unesco, dove per il prossimo biennio ci sarà appunto campo libero, le risorse necessarie. Quanto al progetto in corso, è interamente finanziato dal Mibact.

Autore: Lucia Aviani

Fonte: www.messaggeroveneto.it, 15 ott 2016

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