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CINA. L’alba dell’industria litica in Cina.

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Quando si parla di tecnologia Made in China si pensa immediatamente all’elettronica di consumo prodotta dal gigante asiatico.
Per una volta invece bisogna andare con la mente all’alba della civiltà umana, perché stiamo parlando di utensili in pietra che risalgono a un periodo compreso tra 80.000 e 170.000 anni fa.
Li hanno scoperti in un sito nella Cina meridionale gli archeologi di una collaborazione internazionale guidata dall’Università di Washington, firmatari di un articolo apparso su “Nature”. E testimoniano l’esistenza in quella regione e in quell’epoca di un metodo di scheggiatura della pietra noto come tecnica Levallois, dal nome del sobborgo parigino nei pressi del quale, nell’Ottocento, furono scoperti i primi reperti di quel tipo.
La tecnica Levallois si è sviluppata in Africa e in Europa occidentale a partire da 300.000 anni fa, ma si riteneva che in Asia orientale fosse comparsa solo 30.000-40.000 anni fa.
La tecnica consiste in una serie di scheggiature successive e rappresenta un approccio più sofisticato alla produzione di utensili rispetto ai periodi precedenti, in cui si usavano semplici pietre di forma ovale. Il prodotto finale è una scheggia di grandi dimensioni con una superficie sfaccettata, usata come una sorta di attrezzo universale, con cui si poteva trafiggere, tagliare, raschiare o scavare.
“La scheggia di pietra ottenuta con la tecnica Levallois è il coltellino svizzero della preistoria”, ha spiegato Ben Marwick, primo autore dell’articolo. “Era efficace e duratura, indispensabile in una società di cacciatori-raccoglitori in cui una punta di lancia rotta avrebbe potuto significare morte certa sotto gli artigli o i denti di un predatore”.
I manufatti di Levallois esaminati nello studio sono stati scoperti nella grotta di Guanyindong, nella provincia di Guizhou, già negli anni sessanta e settanta, ma la loro datazione è rimasta a lungo incerta: la tecnica degli isotopi dell’uranio aveva infatti stimato l’età del sito entro un ampio arco temporale, tra i 50.000 e i 240.000 anni.
“Quella stima riguardava in particolare fossili trovati lontano dai manufatti di pietra”, ha sottolineato ha detto Marwick. “L’analisi dei sedimenti vicini fornisce indizi più specifici sul periodo in cui erano in uso”.
Per datare i manufatti, Marwick e colleghi hanno usato una tecnica detta luminescenza ottica stimolata (OSL) che può stabilire quando un campione di sedimento – basta anche un solo granello di sabbia – è stato esposto per l’ultima volta alla luce solare. Da ciò si può quindi stimare per quanto tempo è rimasto sepolto un manufatto scoperto nello stesso strato di sedimenti.
I ricercatori hanno analizzato oltre 2.200 manufatti trovati nella Grotta di Guanyindong, riducendo poi l’analisi a 45 reperti in pietra in stile Levallois. Per quelli ritenuti più antichi, risalenti a 130.000-180.000 anni fa, è stato identificato anche l’ambiente in cui erano stati utilizzati: un bosco che sorgeva su un paesaggio roccioso, in una foresta pluviale più piccola rispetto a oggi.
La scoperta di questi strumenti litici e la loro retrodatazione è particolarmente importante perché non ci sono fossili umani che possano collegare gli utensili alla migrazione di popolazioni nella regione. Questo significa che la tecnologia si è evoluta in modo indipendente in parti diverse del mondo preistorico.
“Finora si pensava che la tecnica Levallois fosse emersa in Cina in tempi relativamente recenti”, ha aggiunto Marwick. “Il nostro lavoro rivela la complessità e l’adattabilità delle popolazioni che vivevano qui, equivalenti a quelle che si osservano nei reperti archeologici di altre parti del mondo, e mostra la diversità dell’esperienza umana”.

Fonte. www.lescienze.it, 22 nov 2018

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