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CINA: La grande diga cinese – Un colosso che mette in pericolo un’immensa area archeologica.

La grande diga cinese è un’opera ingegneristica colossale che costerà tra i 29 ed i 70 miliardi di euro, che darà lavoro a 20.000 operai e che impiegherà due milioni di tonnellate di ferro, 28 milioni di metri cubi di cemento e 260.000 tonnellate di armature metalliche e centinaia di veicoli, gru e betoniere. Un’opera imponente piena di vantaggi ma anche di difetti, molti i rischi ecologici e immani i danni archeologici.

Le genti del Sol Levante ci hanno sempre stupito con la loro audacia, nel realizzare le idee più singolari e nel mangiare le cose più bizzarre! Ma pare che questa volta abbiano addirittura superato ogni limite con la progettazione di costruire una diga sullo Yang Tse Kiang, il terzo fiume più lungo del mondo e il primo in Cina, da cui anche il nome infatti Yang Tse Kiang che in cinese vuol dire lungo fiume.

I lavori sono iniziati nel 1994, quando sono state fatte esplodere le colline ad entrambi i lati dello Yang Tse (chiamato anche Chang Jiang o Fiume Azzurro), sulla riva sinistra è stato scavato un canale di derivazione in cui deviare il corso del fiume.

La fine dei lavori è prevista per il 2009, quindici anni che porteranno la diga delle Tre Gole al primo posto in fatto di produzione di energia idroelettrica, le 26 turbine genereranno 18,2 milioni di kilowatt, che supererà il record di 12,6 milioni di kilowatt detenuto dalla diga d’Itaipu, tra Brasile e Paraguay. La diga fornirebbe alla Cina e hai suoi 1,3 miliardi di abitanti un quantitativo di energia pari al 10% del consumo elettrico del Paese, uno degli altri vantaggi della diga sarebbe quello di regolare le correnti del fiume per rendere più agevole la navigazione ed evitare piene come quella del 1998, che provocò migliaia di morti e centinaia di migliaia di senzatetto, ogni anno nel mese di Giugno il livello del fiume sarà abbassato da 175 a 145 metri per permettergli di trattenere il surplus d’acqua provocato dai monsoni.

La diga però sommergerà una ventina di città e migliaia di villaggi, obbligando circa un milione e mezzo di persone ad abbandonare la valle. Molti i vantaggi visto che famiglie che abitavano in monolocali senza servizi né acqua saranno trasferiti in appartamenti nuovi dotati di elettricità e acqua corrente, ma una grande parte degli abitanti sarà dirottato in altre province della Cina, in cui non si parla lo stesso dialetto e in cui le tradizioni sono diverse. Sarà dura per i contadini (la metà degli sfollati) a cui verrà assegnata una terra più povera lontano dalla propria cultura e consuetudini.

Un altro dei rischi che la diga delle Tre Gole potrebbe causare riguarda le specie animali e vegetali e il delicato ecosistema che li avvolge nel fiume, che subirà notevoli cambiamenti; delle 2.860 specie di piante catalogate nella regione delle Tre Gole, 550 sono minacciate dall’inondazione, tra cui specie molto rare come il litchi cinese selvatico. Anche la fauna fluviale avrà i suoi problemi, l’ecosistema del fiume cambierà portando la corrente ad essere meno forte ed i siti per deporre le uova saranno distrutti. I biologi orientali temono per l’alligatore cinese e per la salamandra gigante, e per altre due specie ancora più rare che vivono solo qui il delfino bianco e lo storione gigante. Sempre a riguardo dell’ambiente bisogna che sommergendo intere città, migliaia di tonnellate di detriti finiranno nel lago e poi visto che la corrente sarà meno forte, lo Yang Tse Kiang non riuscirà da solo ad eliminare gli agenti inquinanti causati dagli scarichi delle industrie chimiche, delle miniere, delle fogne e dai vari tipi di fabbriche; anche se per contenere il problema il governo cinese ha annunciato misure più severe per le imprese e la costruzione di 260 stazione di depurazione delle acque e di 200 centri di trattamento dei rifiuti.

Ma veniamo al problema più “grave”, infatti, il lago sommergerà più di 2000 monumenti e siti archeologici. A partire dalle grotte datate dai 30mila ai 50mila anni, fino ai tempi Ming di 400 o 500 anni fa. Solo poche decine di siti archeologici saranno salvati. Siamo molto lontani dalle operazioni di salvaguardia compiute dall’Unesco negli anni ’70, in occasione della costruzione della diga di Assuan lungo il Nilo. Allora gli archeologi si mossero per salvare i templi di Abu-Simbel, che furono suddivisi in migliaia di blocchi e poi ricostruiti.

Fonte: CulturalWeb 20/09/04
Autore: Cristiano Consolini
Cronologia: Arch. Orientale

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