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CERVETERI (Roma). Tagliano erbacce e rovi trovano importanti e misteriosi reperti romani.

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Nella tranquilla cittadina di Cerveteri, la storia ha modo di svelare i suoi segreti quando meno ce lo si aspetti. Due significativi manufatti archeologici, presumibilmente risalenti all’epoca imperiale romana, sono emersi in soli quindici giorni durante il meticoloso lavoro di restauro e manutenzione svolto dal Gruppo Archeologico Cerite presso il sito delle Acquae Caeretanae.
Il primo di questi tesori è un enigmatico busto in marmo, la cui grana bianca e fine risuona ancora degli echi dell’antica maestria artigiana. Pur essendo privo della testa e di una porzione della spalla sinistra, questo capolavoro scolpito con cura cattura l’immaginazione. Il busto è adornato da una corazza ornata, impreziosita dal viso di una Gorgone, al centro. Un drappeggio cela con eleganza ciò che rimane della spalla sinistra, offrendo un affascinante sguardo ai dettagli intricati dell’armatura e dei tratti della Gorgone. Il colletto della corazza è decorato con motivi intricati, mettendo in mostra l’arte del suo creatore. Il piedistallo di supporto, sotto il busto, presenta delicati motivi floreali che ricordano una palmetta.
cerveteriLa seconda scoperta – come spiega il direttore del Polo Museale del Castello di Santa Severa, Flavio Enei -, è un pilastro di sezione rettangolare, largo 26×23 cm e alto 87 cm. La sua base modulata aggiunge un’aura di raffinatezza al pilastro. La superficie superiore del pilastro porta un’incisione circolare, con un diametro di 18 cm, presumibilmente destinata ad ospitare un ulteriore elemento, forse un busto o un altro oggetto. Sulla faccia anteriore del pilastro si possono distinguere rilievi che rappresentano una situla con un manico rialzato e un sistro. Questi manufatti, chiaramente collegati al culto della dea egizia Iside, evocano un senso di riverenza. Subito sotto questi simboli, un’iscrizione recita “P.AELIUS.AUG.LIB/EPICTETUS/VOTO” – una dedica ben composta alla dea Iside da parte del liberto imperiale Publio Elio Epicteto, probabilmente un confidente dell’Imperatore Adriano. Questa dedica colloca gli oggetti all’interno del periodo compreso tra il 117 e il 138 d.C.
Nell’interesse di preservare questi inestimabili reperti, sia il busto in marmo che il pilastro Isiaco sono stati affidati alle abili mani del Laboratorio di Restauro del Museo Civico presso il Castello di Santa Severa. Qui, verranno compiuti sforzi meticolosi per garantire che i manufatti siano conservati e rivitalizzati, nel rispetto dell’integrità storica.
La città di Cerveteri guarda avanti con un profondo senso di responsabilità ed entusiasmo. Sono in corso piani per richiedere l’inserimento di questi straordinari manufatti nel Museo Nazionale Archeologico di Cerveteri, situato nel cuore della città etrusca. Questo museo, già custode di preziosi tesori archeologici tra cui il Cratere e la Kylix di Eufronio, arricchirebbe ulteriormente la sua collezione con questi reperti ritrovati.
Il culto di Iside, antica divinità egizia, ha da sempre affascinato studiosi e cercatori di misticismo. Questa enigmatica dea era venerata per il suo ruolo nella fertilità, nella magia e nella protezione. Il suo culto si è esteso ben oltre l’Egitto, abbracciando l’Impero Romano e permeando culture diverse. I reperti trovati ad Acquae Caeretanae offrono un affascinante sguardo alla rilevanza di Iside e dei suoi devoti.
La corazzatura ornata del busto in marmo, con il viso temibile della Gorgone, suscita curiosità. Nella mitologia antica, la testa della Gorgone era ritenuta possedere poteri protettivi, capaci di allontanare il male e garantire la sicurezza di chi la indossava. Potrebbe questo busto aver funto da talismano di protezione divina?
I rilievi sul cippo Isiaco raffiguranti una situla e un sistro riflettono gli aspetti ritualistici del culto di Iside. La situla, un secchio cerimoniale spesso associato alla purificazione, potrebbe riflettere il ruolo della dea nel concedere la purificazione spirituale. Il sistro, uno strumento musicale legato a cerimonie religiose, simboleggia i ritmi della vita e della morte, riecheggiando il dominio della dea su questi regni.
Il Sindaco considera la scoperta del busto in marmo e del cippo Isiaco ad Acquae Caeretanae come una testimonianza dell’incondizionata dedizione del Gruppo Archeologico Cerite. I loro sforzi instancabili, compiuti con spirito altruistico, hanno svelato frammenti di storia che promettono di arricchire non solo il patrimonio archeologico nazionale, ma anche la storia unica della città.
Il Sindaco Gubetti esprime la speranza che questi manufatti possano trovare una dimora permanente presso il Museo Nazionale Archeologico di Cerveteri. L’esposizione del busto in marmo e del cippo Isiaco richiamerebbe studiosi, appassionati di storia ad esplorare le sale del museo, già splendenti di reperti provenienti dall’antica civiltà etrusca.
Cresce l’attesa per la rivelazione di questi straordinari ritrovamenti. A settembre, i due manufatti saranno presentati al pubblico durante un evento dedicato. Personalità di spicco, studiosi e la stampa saranno invitati a partecipare a questa grande rivelazione, celebrando il significato storico dei manufatti e gli sforzi instancabili di coloro che li hanno portati alla luce.
Nel cuore di Cerveteri, i sussurri dell’antichità risuonano attraverso questi reperti. Il busto in marmo e il cippo Isiaco si ergono come ponti tra epoche, invitandoci a riflettere sui misteri del passato mentre modelliamo un futuro illuminato dalle storie che hanno da raccontare.

Fonte: www.stilearte.it, 10 ago 2023

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