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CASTELVETRANO (Tp). A Selinunte emergono i resti dei primi anni di vita dell’antica colonia greca.

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Per la prima volta nei decenni di scavi e ricerche dell’antica città di Selinunte, all’interno del tempio R sono stati scoperti i resti di un recinto risalente alla prima generazione di vita della colonia selinuntina. Lo scavo è stato compiuto durante i lavori estivi della missione della New York University e dell’Università Statale di Milano: sei settimane che hanno visto impegnati un gruppo di 50 tra studenti, ricercatori e docenti provenienti dagli Usa e da diversi atenei italiani ed europei.
La porzione di muro che è emersa è realizzata con mattoni di argilla mista a cenere e si trova proprio al di sotto del livello di fondazione all’angolo sud-est del tempio R.
«Non sappiamo a che tipo di struttura faccia riferimento questa porzione di muro scoperto, forse un recinto per attività di culto – spiega Clemente Marconi, docente della NYU e UniMi che guida la missione – ma, certamente, risale al settimo secolo, alla prima generazione di vita di Selinunte e ben prima che nel V secolo i selinuntini costruissero la città e i tempi in forme monumentali».
Già da decenni la NYU e UniMi scavano a Selinunte, con particolare interesse per l’area del grande santuario urbano dell’antica città, nella zona dell’acropoli. Nella missione di quest’anno è stato anche effettuato un saggio tra tempio A e tempio O, in collaborazione con l’Istituto Archeologico Germanico. «Durante la nostra missione di quest’anno abbiamo identificato un probabile smottamento nella zona del tempio O che, presumibilmente, fu la causa del non completamento – spiega il prof. Marconi – quel tratto comprendente i due templi è l’unico dove non è presente il banco roccioso».
Per tornare al grande santuario urbano, lo scavo di quest’anno ha portato alla luce ulteriori testimonianze delle prime attività di culto dei coloni greci, tra i quali resti significativi di ceramica proveniente da Megara Iblea. Dagli scavi precedenti in quest’area spicca un piccolo amuleto che raffigura un falcone in blu egizio, prodotto in Egitto tra la fine del VII e l’inizio del VI secolo a.C. «È l’immagine del dio Horus (divinità del cielo e del sole) – spiega Marconi – ed è uno dei più importanti oggetti di produzione egizia scoperti in Sicilia e da l’idea della ricchezza delle dediche alla dea del tempio R».
«Le missioni rappresentano una parte determinante del Parco – ha spiegato il neo direttore del Parco Felice Crescente – senza la collaborazione di Università ed enti di ricerca non avremmo saputo di ulteriori tratti della storia dell’antica città di Selinunte».

Fonte: www.lasicilia.it, 15 lug 2022

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