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CANOSA (Bt). Sotto una strada, riaffiora un ipogeo.

La terra canosina si riconferma «madre» e non matrigna, restituendo un tratto consistente di strada di epoca preromana ed un intero ipogeo, scavato in un banco tufaceo, accanto alla strada stessa. È quanto affiorato in via della Resistenza, a due-trecento metri dalla zona di Piano di san Giovanni. Siamo proprio nel quartiere del battistero, e qui scavare per qualsiasi costruttore diventa un’autentica sfida alla storia, quella ancora nascosta sotto terra. E così, in un cantiere che avrebbe dovuto portare a ricostruire un basso, ecco che pian piano sono riaffiorate le lastre in pietra di una strada del periodo preromano, simile a quella intercettata poco distante, alcuni anni fa, in un altro cantiere.
«È una grande emozione vedere un così ampio tratto di strada, con tanto di evidente crepidine (una sorta di marciapiede, ndr)» ha ammesso la archeologa e direttrice della Soprintendenza ai beni archeologici, Marisa Corrente. Accanto al selciato, man mano sono riaffiorati i tagli netti del banco tufaceo: i dromòs delle tombe ipogeiche sistemate accanto alla strada. All’interno, sepolture e reperti ancora intatti, mentre l’intera zona ipogeica risalente al III – II secolo a.C., appare intaccata in piccole parti, ma non violata da tombaroli.
«Si nota che non c’è un diaframma che isoli la città preromana da quella successiva: tutto si organizza alla stessa quota. Tutto il materiale di età romana trovata nelle tombe fa pensare che il saccheggio degli ipogei sia solo preesistente, non effettuata in età moderna». L’elemento datante in assoluto è un corredo intatto di fine III e tutto il II sec. a.C. Il corredo è costituito da askoi, ceramica listata, ceramica a vernice nera legata a particolari forme, unguentari e statuette.
«E poi c’è una foglietta d’oro che ha attestato il rito della combustione al pari delle sepolture tardoellenistiche e repubblicane, potrebbe significare che il resto della corona aurea si è consumato nel corso della pira del rito funerario» dice Corrente.
L’ipogeo sarebbe appartenuto ad una famiglia della borghesia «allargata» della città. All’apertura delle tombe hanno assistito anche gli uomini del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Barletta, diretto dal colonnello Giuseppe Cardellicchio, che per tante notti hanno presidiato la zona del ritrovamento di proprietà della famiglia Terrone, insieme ai progettisti e direttori dei lavori, dall’a rch. Mirella Prudente al geom. Nicola Pepe. Attraverso i rilievi laser scanner 3d e le elaborazioni grafiche verranno effettuate delle ricostruzioni tridimensionali del sito, affidate alla «Archimeter» di Canosa.

Autore: Paolo Pinnelli

Fonte: http://lagazzettadelmezzogiorno.it , 12 ott 2013

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