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CALATAFIMI SEGESTA (Tp). Una nuova scoperta intorno al tempio.

segesta

Il Tempio di Segesta è dedicato ad Afrodite Urania. Lo rivela con l’entusiasmo documentato degli studiosi – appassionato, scrupoloso e attento – l’archeologa Rossella Giglio, direttrice del Parco Archeologico di Segesta, che attribuisce ai recenti studi condotti dai professori Carmine Ampolo e Donatella Erdas la scoperta.
E le scoperte archeologiche sono sempre delle “rivoluzioni silenziose”, dei viaggi nel passato che sottolineano la loro importanza nel processo di definizione di un’identità umana.
«L’epigrafe che ce ne parla – dice la dottoressa Giglio – sta al primo posto nell’opera Iscriptiones Segestanae, Edizioni della Normale 2019, presentata presso la Biblioteca Comunale di Calatafimi».
Proprio lì oggi è conservata una base rettangolare in calcarenite, lunga 75 centimetri e alta 21, che reca incisa una chiara iscrizione in greco, conservatasi per intero, databile al II secolo a.C.: “Diodoro, figlio di Tittelo, Appeiraios (ha dedicato la statua di) sua sorella Minyra, (moglie) di Artemon, che è stata sacerdotessa, ad Afrodite Urania”.
L’epigrafe proviene dalle vicinanze del tempio di Segesta e ne indica la divinità venerata. Già conosciuta nel Seicento, subì vari spostamenti, fino a essere murata nella casa del canonico Francesco Avila, come racconta Marrone nel 1827. Si tratta di un’epigrafe perfettamente “compatibile” con un contesto di un santuario, di carattere onorario in forma di dedica alla divinità, utilizzata come base di statua di sacerdotessa eretta da parenti o amici.
«D’altronde – aggiunge Rossella Giglio – i nomi di Diodoro e Tittelo sono attestati comunemente a Segesta. La nostra Minura era, quindi, sacerdotessa di Afrodite Urania a Segesta. E l’epiteto “Urania” della dea può essere inteso come resa greca di Astarte e anche di Caelestis, identificata in genere con la Giunone di Cartagine e con Tanit».
Segesta, con il suo Teatro, la sua prestigiosa bellezza artistica e la sua rinnovata offerta culturale, è stata negli ultimi anni al centro di molte “avventure archeologiche” con la direzione di Rossella Giglio, che ripete: «La forza che emanano le “pietre” antiche mi incoraggia; la certezza della Storia ci “spedisce” dritti al futuro. Nonostante questo stop dovuto all’emergenza Coronavirus, non ci fermeremo».
E il pensiero corre al palinsesto dell’estate scorsa, alle “Conversazioni d’autore” organizzate alla collina del Tempio, che hanno permesso di spaziare dalla figura dell’archeologo, che nel tempo ha assunto i tratti dell’eroe che salva la bellezza, alla zoologia nella Sicilia arabo normanna, al tema complesso e delicato legato al tempo delle stragi in Sicilia, fino alle politiche internazionali, con un particolare approfondimento alla storia dei conflitti in Medio Oriente, e ancora al momento della fiaba, per concludere con la scoperta dell’arte rupestre della Sicilia preistorica.
Straordinario il successo delle “Dionisiache”, al Teatro Antico costruito alla fine del Terzo secolo a.C., sulla cui scia è già pronta la stagione 2020, con la speranza che il prossimo Festival, così come tutti i grandi Festival estivi nazionali, sia un punto di ripartenza per il turismo, per la cultura e soprattutto per la serenità sociale.

Autore: Jana Cardinale

Fonte: www.balarm.it, 18 apr 2020

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