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ATENE (Grecia). Ritrovato l’Altare dei 12 dei, uno dei più importanti monumenti dell’antichità.

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I binari dell’antica ferrovia elettrica Pireo-Kifissia, nel tratto fra i quartieri ateniesi di Monastiraki e Thisseio, vi erano passati sopra, avanti e indietro, per oltre cento anni. Sono stati i lavori di rinnovamento della linea “Isap” a riportare alla luce i resti di quello che gli archeologi greci definiscono «uno dei più importanti monumenti dell’antichità».
Secondo molti di loro, le rovine rinvenute sotto i binari sono quelle dell’Altare dei dodici dei, che nell’Atene classica era il centro della città, pietra miliare dalla quale partivano tutte le vie e si misuravano tutte le distanze. Un tempio fondamentale, uno dei pochi descritti da Tucidide nelle sue opere e che secondo lo stesso storico venne costruito in onore degli dei dell’Olimpo durante la tirannide di Pisistrato, nel 522-521 a.C.
Anche Pindaro descrisse l’Altare in uno dei suoi Ditirambi, una magnifica costruzione dove i richiedenti asilo si rifugiavano in tempo di guerra, che si trovava nell’Agorà lungo il versante nordoccidentale dell’Acropoli e che venne parzialmente distrutto durante la guerra contro i Persiani nel 480-479 a.C.
Quando nel 1891 iniziarono i lavori della linea ferroviaria che conduceva al porto del Pireo, non solo una piccola parte dell’Agorà era stata riportata alla luce, ma molti siti vennero distrutti o gravemente danneggiati. Solo nel 1934 gli archeologi riuscirono a scavare una parte dell’Altare, oggi visibile, identificandola grazie all’epigrafe sulla pietra basale di una statua, commissionata dal nobile Leagros allo scultore Glaukos «in onore dei dodici dei».
Ma la gioia degli archeoleogi potrebbe finire presto. Pare infatti che il gestore della ferrovia non abbia alcuna intenzione di fermare i lavori di rinnovamento, pausa che permetterebbe di condurre rilievi e ricerche sul sito. Sembra, anzi, che l’Isap voglia ricoprire tutto al più presto, anche se gli archeologi hanno suggerito di progettare un ponte che possa passare sopra le rovine, oppure addirittura di trasferirle da un’altra parte. «Se l’altare tornasse sotto terra – ha detto Angelos Matthaiou, segretario della Società Epigrafica Ellenica, al quotidiano “Ekathimerini” – dovremmo ammettere che abbiamo fallito come società, nei confronti dei nostri figli e del mondo intero, e che abbiamo permesso ad altri di stabilire come gestire il nostro patrimonio». Basterà questo monito ad allontanare gli obblighi imposti dalla crisi alla Grecia contemporanea?

Autore: Chiara Beghelli

Fonte: Il Sole 24 Ore, 19/02/2011

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