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ARDEA (Rm): Intensa ed importante campagna di scavi e restauri.

La Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio sta attuando una intensa campagna di scavi e restauri ad Ardea, zona archeologica tra le più importanti e più legate ai miti sull’origine di Roma. Scavi, studi, progetti e restauri – iniziati tra il 1920 e il 1930, proseguiti un po’ a singhiozzo negli anni successivi, ma oggi intensificati e rivalutati con continue scoperte sotto la direzione dell’archeologo Francesco Di Mario – avranno come scopo finale la realizzazione di una grande area museale archeologica e naturalistica.

Ardea, antica città legata ai miti sull’origine di Roma e sull’arrivo di Enea nel Lazio, come scrive Virgilio (Eneide, Libro VII, vv. 411-413: “Ardea un tempo fu detto il luogo dagli avi, e resta ancora Ardea un gran nome, ma la fortuna fu” e vv. 629-631: “Cinque grandi città, impostate le incudini, lavorarono armi, Atina potente e Tivoli eccelsa, Ardea, Crustumeri, e la turrita Antemna”).

L’attuale attività di ricerca archeologica si sta effettuando in diversi siti, e precisamente nell’area archeologica di S. Marina, la località di Casarinaccio e il grande insediamento archeologico situato presso il mare, allo sbocco del Fosso dell’Incastro, identificato con lo “scomparso” Castrum Iunui. Quest’ultimo sito rappresenta sicuramente l’area di maggiore interesse archeologico.

CHIESA DI S. MARINA – MONUMENTO SEPOLCRALE. La Chiesa, datata XII secolo, è ricavata da un monumento sepolcrale del II secolo d.C., avente decorazioni di stucco a “conchiglia”, motivi floreali e vegetali, nonché varie nicchie scavate nel tufo con le tracce dei sarcofagi. Alla fine del secolo passato, durante la costruzione di un muro di cinta del cimitero furono rinvenuti materiali di interesse archeologico riferiti all’età del ferro. Vennero pure raccolti frammenti fittili di età imperiale, figurine in terracotta, statuine votive e un frammento di una piccola testa marmorea raffigurante Giove. Nel 1967 si recuperarono altri frammenti di decorazioni architettoniche, pezzi di statue fittili, due arule in terracotta e molta ceramica a vernice nera. Oggi si interviene per la salvaguardia e il consolidamento di tutte le decorazioni già descritte, che si trovano in cattive condizioni, nonché con altre opere di recupero.

L’AREA ARCHEOLOGICA DI LOCALITA’ CASARINACCIO E’ un importante complesso monumentale di epoca romana costituito principalmente da una basilica e un tempio che fu individuato e in parte portato alla luce in località Casarinaccio durante alcuni scavi archeologici effettuati tra il 1926 e il 1930. Il tempio è costituito da un podio rettangolare con tre file di blocchi modanati e poggiati direttamente sulla roccia. La basilica venne completamente scavata tra il 1932 e il 1934, e furono messi in luce i muri perimetrali, le basi delle colonne del porticato e una gran parte del pavimento. L’interno è suddiviso in tre navate da due file di colonne; su un lato esterno si trova una cisterna. La basilica, datata tra il I secolo a.C. e il I d.C., si affacciava presumibilmente sul foro di Ardea. Nei pressi del tempio furono rinvenute alcune cavità scavate nel tufo, nonché un’olla di impasto con ossa combuste e frammenti fittili di impasto. Si tratta infatti di una parte del sepolcro a cremazione dell’età del ferro. Dal 1998 la Soprintendenza si è attivata con progetti, lavori di scavo, opere di consolidamento, di restauro e valorizzazione, con lo scopo finale di realizzare un’area archeologica aperta al pubblico.

AREA ARCHEOLOGICA DI LOCALITA’ LA FOCE, FOSSO DELL’INCASTRO Lungo la S.S. 601 (detta litoranea) in località Bonifica Le Salzare-La Foce, su entrambe le rive del tratto terminale del Fosso dell’Incastro, si rinvengono di continuo notevoli resti archeologici. Si tratta di un sito archeologico di grandi dimensioni che pone ancora numerosi problemi interpretativi. Il rinvenimento di numerosi ami testimonia un’attività di pesca favorita dalla vicinanza al mare. Inoltre Livio riferisce come Ardea, per la particolare posizione su importanti tracciati viari e nei pressi del mare, fosse diventata una città ricca grazie ad attività commerciali marittime con i Greci. L’interpretazione delle fotografie aeree ha permesso di individuare in questa zona tracce di terreno con strutture di grandi dimensioni ancora interrate, mentre scavi successivi hanno rivelato una struttura in opera quadrata di tufo di eccezionali dimensioni e bellezza. Si tratta di un’importante opera di fortificazione dell’abitato, cioè delle sue mura, che sembra confermare l’ipotesi del ritrovamento dell’antico castrum di cui parlano le fonti antiche. Nel I secolo d.C. il sito, forse precedentemente abbandonato, fu di nuovo ricostruito e abitato. Il rinvenimento di numerose anfore di provenienza africana testimonia l’esistenza di un porto notevolmente attivo. Gli scavi hanno inoltre rilevato che in un periodo successivo al III secolo d.C. l’area fu investita da un sisma di forte intensità che portò alla completa distruzione dell’abitato; esso quindi fu di nuovo completamente abbandonato e il porto cadde in disuso. La Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio intende proseguire i lavori ampliando l’area di scavo; verrà inoltre realizzata una zona aperta al pubblico in cui i resti antichi saranno reinseriti nell’ambiente in cui si trovavano, provvedendo anche ad effettuare opere di bonifica ambientale e di “ricostruzione”, ricollegando l’area archeologica al mare. Inoltre sarà ripristinata l’originaria vegetazione mediterranea, oggi in gran parte scomparsa, intervenendo anche sui pochi resti ancora esistenti di dune oloceniche, dando origine a una grande area museale archeologica e naturalistica per la piena godibilità dei futuri visitatori.

Fonte: CulturalWeb 12/02/04
Autore: Marcello Molajoli
Cronologia: Arch. Romana

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